Fondamentali del business


Edoardo Lombardi Edoardo Lombardi

Dal volume N° 65

Itanglese per chi fa business: la nuova serie di Edoardo Lombardi

 

Non ci sono dubbi sul fatto che la lingua più usata nel mondo degli affari sia oggi l’inglese e di conseguenza tantissimi studenti e uomini d’affari si rechino ogni anno nei paesi anglosassoni per impararla o migliorarla.
Ma accanto alle persone che sono seriamente impegnate ad aumentare la loro cultura linguistica, ce ne sono tante che danno spazio a un fenomeno che sta logorando la nostra lingua. È quello che i linguisti chiamano “itanglese”: cioè, secondo il dizionario Hoepli, “la lingua italiana usata in certi contesti e ambienti, caratterizzata da un ricorso frequente e arbitrario a termini e locuzioni inglesi”.

Ecco un esempio (certamente un po’ esagerato) di questo “cattivo uso” dell’itanglese: “Se siete mai stati briffati in un meeting col vostro team, o avete fatto un brainstorming al fine di migliorare la user experience attraverso un upgrade del customer service, questo è il momento di rispondere visto che il vostro outfit è al top”.  
E adesso sapete di cosa stiamo parlando.

L’itanglese è un miscuglio ibrido, una lingua spuria piena di prestiti linguistici che arrivano dal “magico” mondo angloamericano.
Questo fenomeno linguistico, se fino a poco tempo fa era settoriale e relativo a specifici ambiti lavorativi – l’economia e l’informatica, principalmente – grazie a internet adesso ha raggiunto le masse, che molto spesso ne fanno un uso spropositato: sono, infatti, all’incirca 3.500 gli anglicismi entrati a far parte della lingua italiana, anche nel parlato quotidiano e informale.
(Aiuto!)

Stop: rewind
Ma torniamo invece a chi usa o deve usare questi termini per ragioni di lavoro. Perché si è scelto di usare proprio l’inglese?
Tanti secoli fa la principale lingua che veniva utilizzata nel commercio e nei viaggi era il latino. Tutto questo perché i Romani, con le loro conquiste, avevano preso il controllo di molte nazioni e di vasti territori.
Ai nostri giorni è la lingua inglese quella maggiormente diffusa e parlata nel mondo. Le ragioni sono ancora le stesse che hanno spiegato la precedente affermazione del latino. Infatti, tra la fine del XVI sec. e l’inizio del XVII, l’Impero britannico fu quello più vasto nella storia dell’uomo. Ancora nel 1920 esso governava circa 500 milioni di persone, un quinto della popolazione mondiale del momento: motivo per cui la lingua inglese prese il sopravvento su tutte le altre.
Allo stesso tempo va riconosciuto che delle oltre 2.500 lingue del mondo, l’inglese è quella con il vocabolario più ricco: circa 500.000 parole (il tedesco ha “solo” 185.000 parole, l’Italiano 150.000 e il Francese 100.000).

In molti paesi oggi l’inglese è la lingua nazionale; ma ci sono alcuni termini che invece sono usati in quasi tutti i paesi del mondo, anche se dotati di una propria lingua, per indicare azioni, posizioni e ruoli specifici in attività come l’industria, l’economia e l’informatica. Sono anche quelle tipiche dei lettori del nostro magazine, ai quali può essere molto utile saperne di più.
    
Che cosa intendiamo con “saperne di più”?  
Abbiamo pensato che il modo più facile per spiegarlo sia quello di usare come esempio l’illustrazione di uno dei termini più diffusi nel mondo degli affari.
Mi riferisco qui alla parola inglese LEADER, che è entrata ormai prepotentemente nel vocabolario italiano.

Gli aspetti che ora approfondiremo relativamente a questa parola sono l’esempio di ciò che vogliamo ripetere anche per altri termini inglesi importanti, dei quali parleremo nei prossimi numeri del magazine (vedi programma).


SIGNIFICATO DI “LEADER”

Voce inglese, dal verbo to lead: 'guidare', 'condurre'.

Chiunque segua un servizio giornalistico in cui si parli di attualità politica noterà che oggi in questo contesto è frequente l’utilizzo di parole inglesi per dimostrare una certa competenza in materia.
Ma la parola leader presenta aspetti che la differenziano dalla maggior parte di questi tecnicismi.
Innanzitutto, la data: il leader inteso come capo di un partito politico viene mutuato dalla lingua inglese nel lontano 1834. In un periodo ricco di stravolgimenti dal punto di vista sociopolitico, in cui la percezione e la gestione della cosa pubblica cambiano, l’utilizzo del vocabolo inglese è un segnale del cambiamento intrapreso.

E qui arriviamo a un’altra importante differenza che contraddistingue questa parola: non ci troviamo di fronte a un termine tecnico, tutt'altro.
Il leader è in qualche modo l’evoluzione del capo, in un momento in cui guidare un’organizzazione è sempre meno prendere e imporre decisioni unilaterali dall'interno dei palazzi e sempre più essere capaci di trascinare le masse, il cui consenso diventa indispensabile per ottenere il potere.
Deve essere rassicurante e guadagnare fiducia attraverso tutta una serie di doti che sono ritenute fondamentali per questa figura: dalle abilità comunicative alle capacità decisionali, dal prestigio al grande carisma.

Oggi “leader” conserva, a differenza di questi casi controversi, un’accezione estremamente positiva, con riscontri negli ambiti più vari (oltre alla politica, ricordiamo lo sport, l’economia e il mondo del lavoro, la cultura e lo spettacolo, la psicologia) e tanti derivati quali leadership e leaderismo, a confermare la sua solidissima presenza nel nostro lessico.

CHI È UN LEADER?

Partiamo dalla definizione data dal Prof. R.J.House, uno degli studiosi americani più noti dell’argomento: “Il leader è un individuo capace di influenzare, motivare e mettere in condizione gli altri di contribuire al successo dell’organizzazione di cui egli è membro”.

Il concetto del leader è stato nel tempo anche oggetto di ampie e approfondite ricerche che hanno incluso studi di casi specifici, focus group, questionari quantitativi per un totale di oltre mille studi di casi reali.

Tutto questo lavoro ha portato a concludere che ci sono quattro caratteristiche presenti nella grande maggioranza dei leader.

LE 4 CARATTERISTICHE DEL LEADER

1.    ONESTÀ
È chiaro che se le persone (quasi il 90%!) sono disposte a seguire qualcuno devono prima convincersi che il leader meriti la loro fiducia.

2.    LUNGIMIRANZA
Oltre tre quarti degli intervistati hanno individuato nella lungimiranza una delle caratteristiche più apprezzate nel leader.

3.    COMPETENZA
Il leader deve avere una storia di successi nell’ottenere risultati. È quel tipo di competenza che tranquillizza sul fatto che egli sarà in grado di guidare l’intera organizzazione nella direzione in cui deve andare.

4.    ISPIRAZIONE
La caratteristica desiderata è la capacità di avere una visione che - grazie alla convinzione e alla comunicazione – possa ispirare gli altri.


Siamo quindi ben lontani dal freddo mondo del linguaggio tecnico e andiamo verso i sentimenti che un leader dev'essere in grado di suscitare per conquistare sostenitori: la sua guida (termine che traduce l’anglismo fedelmente) dev'essere rassicurante e deve far guadagnare fiducia grazie a tutta la serie di doti che sono fondamentali per questa figura, dalle abilità comunicative alle capacità decisionali, dal prestigio al grande carisma.


Ora, mentre questa definizione sembra valere soprattutto per il mondo degli affari, va detto che la leadership si manifesta però in un’ampia gamma di gruppi e strutture, dalle famiglie alle squadre sportive, dagli eserciti agli stati e può essere “formale” in virtù del possesso di un ruolo riconosciuto, o “informale” sulla base di legami e relazioni personali.
Tutti noi, in un modo o nell’altro, abbiamo quindi la possibilità e talvolta la necessità di esercitare la leadership.
Facciamolo consapevolmente.