Perché esistono le culle dell'innovazione: il caso Silicon Valley
La più importante culla di innovazione che sia mai nata nel mondo del busiess è la Silicon Valley che, come ha detto Robert Metcalfe, “è il solo posto della terra che non aspiri a diventare Silicon Valley”.
Silicon Valley è l’area geografica che si trova nella penisola di San Francisco, in California, inserita fra la baia di San Francisco e le montagne di Santa Cruz. Il suo sviluppo come “culla di innovazione” parte dalla creazione dell’Università di Stanford, fondata nel 1891 dall’ex governatore della California, Leland Stanford, e da sua moglie Jane. Nel 1876 la coppia aveva acquistato una vasta proprietà che faceva parte del Rancho San Francisquito: per trasformarla nella loro “dimora”, l’avevano ampliata fino a portarla a una estensione di 8 mila acri, e in poco tempo era sorto lì vicino un piccolo agglomerato urbano che prendeva il nome di Palo Alto (“albero alto”).
Gli Stanford avevano un solo figlio, Leland junior, che nel 1884 morì di febbre tifoidea all’età di quindici anni. Dopo poche settimane dalla sua morte, i suoi genitori decisero che “i ragazzi della California sarebbero stati i loro ragazzi”.
Nell’ottobre del 1891 l’Università di Stanford venne inaugurata con grande affluenza di iscritti. Alla morte di Leland nel 1893, fu Jane a prendere la leadership dell’iniziativa e a creare le condizioni per una solida gestione futura imperniata sulla attiva collaborazione degli studenti per assicurare l’espansione e il miglioramento continuo dell’università.
Nel 1939, con l’incoraggiamento di un loro professore, gli allievi di Stanford David Packard e William Hewlett costituirono una piccola azienda di elettronica in un garage di Palo Alto. Quel garage da allora è stato indicato come “il luogo di nascita di Silicon Valley”.
Subito dopo la seconda guerra mondiale, l’Università ha l’idea di costruire un’area industriale nei suoi pressi. Nasce così lo Stanford Industrial Park con l’obiettivo di creare un polo di alta tecnologia, limitando l’inserimento solo a quelle aziende high-tech che potessero dare un valido contributo scientifico alla Stanford.
Nel 2014 la Bay Area, cioè l’insieme della città di San Francisco e delle sue otto contee, con un valore economico di oltre 450 miliardi di dollari, compete vigorosamente sui mercati sia nazionali che internazionali quale economia fondata sulla conoscenza e l’innovazione. È ormai il principale centro di innovazione mondiale con la più alta concentrazione negli Usa di posti di lavoro dedicati all’innovazione.
E quindi? Riassumendo
Le due storie che ho raccontato pongono alcune domande importanti:
1. perché alcune aree sono più innovative di altre?
2. Perché sembra esserci una propensione dei territori verso certe specializzazioni merceologiche?
Michael Porter, professore di Business Strategy ad Harvard, dà una convincente risposta nel suo studio Il vantaggio competitivo delle nazioni. Dopo una ricerca approfondita, riscontra che ogni specifico settore è dominato da una nazione (i tedeschi per le macchine rotative di stampa, gli italiani per le mattonelle di ceramica, i giapponesi per i televisori, ecc.).
Inoltre i concorrenti che contano sono spesso concentrati in una stretta area geografica nell’ambito della nazione dominante. «Il vantaggio competitivo –suggerisce Porter – è creato e sostenuto mediante un processo fortemente localizzato nel quale l’innovazione ha un grande peso».
Alla base, ci sono alcuni elementi specifici.
a) Le condizioni dei fattori a disposizione
Porter sottolinea l’importanza dei “fattori avanzati” come la circolazione delle informazioni, la disponibilità di scienziati e tecnici, la ricerca universitaria su temi sofisticati.
b) Le condizioni della domanda
In particolare il modello di crescita della domanda interna. Un esempio interessante è il successo del Giappone nei televisori. Per una serie di ragioni, il mercato giapponese divenne saturo prima degli altri e le aziende furono costrette alla riduzione dei costi e all’innovazione per sopravvivere. Ciò le portò quasi inavvertitamente a catturare la leadership globale grazie ai loro prodotti superiori.
c) La presenza di industrie collegate e di supporto, il grado di concorrenza e di rivalità delle imprese, il ruolo del governo, il ruolo del caso…
Tutti questi fattori sono proprio quelli che spiegano il fenomeno delle “culle di innovazione”.
E poi ancora: la disponibilità di scienziati, tecnici specializzati e di “ricerca avanzata”; lo sviluppo inarrestabile dell’high-tech negli anni Cinquanta e Sessanta; il clima di libera iniziativa americana, che si sposa in quel momento in modo perfetto con la continua generazione di novità propria del mondo della tecnologia.