CIÒ CHE NEMMENO TU DOVRESTI PROVARE A VENDERE
COSA SUCCEDE QUANDO UN BENE SENZA VALORE DI SCAMBIO ENTRA NEL MERCATO. L’ESEMPIO DI UNA SCUOLA ISRAELIANA E UNA PROVOCAZIONE
Michael Sandel è un filosofo, ma anche una specie di superstar. Le sue lezioni alla Harvard University sono seguite da centinaia di studenti per due ragioni: le cose interessanti che insegna e il modo in cui lo fa. È quello che la “vecchia scuola” chiamerebbe maieutica: un setting aperto e un procedere per tesi/antitesi e domande/risposte.
Chi, come me, non vive a due passi dalla Harvard University, si può consolare guardano i video su www.justiceharvard.com.
Lo scorso giugno Sandel è stato ospite del Festival dell’Economia di Trento, dove ha tenuto una conferenza con le stesse modalità che gli sono proprie e un titolo che penso possa interessarci: “Ciò che il denaro non può comprare”.
L’idea, in sintesi, è che siamo passati da un’economia di mercato a una società di mercato, dove il denaro ha assunto un ruolo pervasivo fino ad arrivare a distorcere, in molti àmbiti, le relazioni tra le persone.
Sul sito del Festival trovate l’intera conferenza. Credo valga un’ora del vostro tempo.
Per parte mia, voglio sottolineare un punto soltanto: quello in cui Sandel afferma che il denaro, e quindi l’attrazione di alcuni beni nella sfera del mercato, può cambiare in maniera irreversibile la natura di quegli stessi beni. Partiamo da un caso: in una scuola israeliana, visti i frequenti ritardi dei genitori nel ritirare i figli, si è introdotta una “multa” per i genitori ritardatari. Che cosa è accaduto? I ritardi sono aumentati. Si era, infatti, trasformato in oggetto di scambio economico quello che prima era un bene morale e civile, legato, quindi, alla qualità delle relazioni.
Il costo del ritardo prima che venisse introdotta la multa era a base di vergogna e riprovazione sociale. Dopo, invece, i genitori hanno avuto la sensazione che si trattasse del pagamento di un servizio. Era cambiata la “natura” di quel bene (il tempo extra che gli insegnanti dovevano dedicare all’attesa dei ritardatari). Nel constatare l’effetto paradossale del provvedimento, i dirigenti della scuola hanno tentato la retromarcia, cancellando la multa. Di nuovo, che cosa è accaduto? Invece che ritornare ai livelli pre-multa, i ritardi sono ulteriormente aumentati. La trasformazione del
bene in oggetto di mercato e di scambio è risultata irreversibile. Ormai era diventata una questione di calcolo costo/beneficio, senza implicazioni morali o civili. Si potrebbe obiettare, a questo punto, che per diminuire i ritardi sarebbe bastato aumentare la multa fino al livello in cui l’esborso superasse il beneficio. Vero. Ma questo non fa che confermare il cambio nella natura del bene.
La conclusione di Sandel
L’economia, come scienza, deve cambiare. Non bisogna porsi domande solo sull’efficienza economica, quanto piuttosto chiedersi se i meccanismi che si vogliono introdurre nel mercato eroderanno le norme sociali e, se questo avviene, se l’aumento di efficienza vale la perdita di questi comportamenti.
Una di quelle domande che, mi pare, cambiano l’angolatura di analisi di molte e varie situazioni di fronte alle quali “vendere” potrebbe non rappresentare una risposta poi così scontata.