Routine: è bene avere dei riti?
Se, quando lavorate, pensate di avere delle abitudini "bizzarre" (come bere troppi caffè o collezionare evidenziatori), sappiate che, prima di voi, ci furono dei personaggi famosi che si distinsero per le loro stranezze.
Focus e Huffington Post ne hanno fatto una raccolta molto divertente da leggere:
- Lo scrittore Balzac, quand'era in piena stesura di un libro, arrivava a bere 50 tazze di caffè al giorno.
- Un'altra scrittrice, di gialli stavolta, Agatha Christie, scriveva ovunque, tranne che a una scrivania: in cucina, a letto, mentre era in viaggio.
- Il filosofo Friedrich Nietzsche, al contrario, lavorava sempre in piedi; si sedeva solo per riposarsi
- Anche il compositore Igor Stravinsky stava sempre eretto, però... a testa in giù, almeno un quarto d'ora al giorno, per "liberare il cervello". E mangiava un uovo sodo prima di ogni concerto, come rito scaramantico.
- L'inventore Nikola Tesla lavorò tutta la vita almeno 20 ore al giorno... soffrendo di crolli nervosi... e stendeva in continuazione le dita dei piedi, per stimolare le cellule celebrali, diceva.
- Un altro che dormì sempre poco fu Leonardo Da Vinci.
- Freud, celebre psicoanalista, fumava sigari in continuazione; senza, cadeva in profondi stati depressivi.
- L'inventore Thomas Edison sceglieva come suoi collaboratori solo coloro che, messi davanti a una zuppa, non aggiungevano d'istino il sale. Voleva dire che non partivano prevenuti...
- L'inventore del floppy disk, Yoshiro Nakamatsu, per partorire nuove idee, si immerge in apnea in piscina fino a che gli manca il fiato, convinto che il cervello benefici della mancanza d'ossigeno (mah...)
- Jane Austen, la scrittrice di Orgoglio e pregiudizio, era ossessionata dall'idea che qualcuno potesse spiarla e leggere i suoi romanzi prima che fossero finiti. Perciò odiava sentire cigolare qualsiasi porta.
- Non può mancare Einstein, che non indossava calzini, odiava il barbiere (perciò teneva barba e capelli lunghi) e mangiava cavallette... forse per sperimentare cose nuove?
Mason Currey ha dedicato il libro Rituali quotidiani (Vallardi) alle routine e alle manie dei grandi del passato: come lavoravano? Come programmavano la giornata per essere più produttivi? Currey parte, infatti, da una domanda interessante: "Come si fa a produrre un'opera d'arte di grande spessore e al contempo guadagnarsi da vivere? Meglio dedicare a un progetto tutto il nostro tempo o ritagliarsi dei momenti anche per altre attività? E, se ci rendiamo conto di non avere abbastanza tempo per completare il lavoro che ci sta a cuore, è meglio trascurare occupazioni varie (dormire, fare le pulizie...) o imparare a concentrarle e lavorare meglio, non di più?
"La routine, in un uomo intelligente, è segno di ambizione" disse il poeta Wystan Auden, ed evitando abitudini deleterie (come le sbronze che Hemingway si prendeva regolarmente), non è un male avere dei piccoli riti per cominciare la giornata o per proseguirla con produttività: possiamo circondarci degli oggetti che ci fanno entrare nel mood del lavoro; o, al contrario, evitare ogni senso di disciplina e rendere tutto il più piacevole possibile, con della musica, una tisana, uno spazio di co-working... può essere il caffè bevuto sempre prima di iniziare il lavoro del pomeriggio o una pausa pranzo in compagnia.