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Routine: è bene avere dei riti?

Se, quando lavorate, pensate di avere delle abitudini "bizzarre" (come bere troppi caffè o collezionare evidenziatori), sappiate che, prima di voi, ci furono dei personaggi famosi che si distinsero per le loro stranezze.

Focus e Huffington Post  ne hanno fatto una raccolta molto divertente da leggere:

Mason Currey ha dedicato il libro Rituali quotidiani (Vallardi) alle routine e alle manie dei grandi del passato: come lavoravano? Come programmavano la giornata per essere  più produttivi? Currey parte, infatti, da una domanda interessante: "Come si fa a produrre un'opera d'arte di grande spessore e al contempo guadagnarsi da vivere? Meglio dedicare a un progetto tutto il nostro tempo o ritagliarsi dei momenti anche per altre attività? E, se ci rendiamo conto di non avere abbastanza tempo per completare il lavoro che ci sta a cuore, è meglio trascurare occupazioni varie (dormire, fare le pulizie...) o imparare a concentrarle e lavorare meglio, non di più?

"La routine, in un uomo intelligente, è segno di ambizione" disse il poeta Wystan Auden, ed evitando abitudini deleterie (come le sbronze che Hemingway si prendeva regolarmente), non è un male avere dei piccoli riti per cominciare la giornata o per proseguirla con produttività: possiamo circondarci degli oggetti che ci fanno entrare nel mood del lavoro; o, al contrario, evitare ogni senso di disciplina e rendere tutto il più piacevole possibile, con della musica, una tisana, uno spazio di co-working... può essere il caffè bevuto sempre prima di iniziare il lavoro del pomeriggio o una pausa pranzo in compagnia.