Storie dei lettori


Laura Piloni Laura Piloni

Dal volume N° 24

NON VOGLIO VENDERE GHIACCIO AGLI ESCHIMESI

Sa vendere ghiaccio agli eschimesi” si dice di uno bravo a vendere, sottintendendo che sia, per questo, sicuramente scaltro e con un codice etico a dir poco “easy”.

 

Io no, non so vendere: so consigliare, so intuire, so regalare, ma vendere no.

Per educazione ricevuta e impostazione mentale, se hai in più devi donare, perché vendere ha sempre il retrogusto di un arricchimento a scapito di qualcun altro, e non si può, non sta bene.

Quindi, quando 18 anni fa ho iniziato un secondo lavoro e sono entrata nella vendita diretta, mi sono sentita confusa per un po’ di tempo e combattuta tra la voglia di proporre un prodotto che mi aveva incantato, ma che non potevo regalare, e il pensiero che in fondo stavo vendendo.

Ero, allora, impiegata all’anagrafe di un Comune: posto fisso, lavoro tranquillo. Situazione ideale per i più, ma che creava in me una sottile angoscia di quotidianità. Dall’altra parte il nuovo secondo lavoro: una serie di “forse”, “magari”, “potrebbe” che però solleticavano sentimenti professionali che non conoscevo. Voglia di provare, di rischiare, ma anche di avere delle soddisfazioni lavorando.

Frizzante contro liscio, entusiasmo contro apatia, rock contro lento.

 

Dopo meno di due anni, chiedo il part-time al mio responsabile raccontandogli la mia nuova avventura, pensando ingenuamente che possa capire. Mi risponde come farebbe un padre con una figlia non dotata di grandi capacità intellettive e priva di discernimento: «Guarda Laura, tra sei mesi sarai a pregarmi di ridarti il tuo posto a tempo pieno perché la gente in questo periodo vuole solo un piatto di pastasciutta, non sa cosa farsene dei tuoi prodotti».

 

Io ci provo lo stesso, e comincio a non sentire più imbarazzo quando dico che vendo “prodotti naturali per la cura e l’igiene del corpo”.

Divento capogruppo, e oltre a vendere prodotti ai clienti, inizio a vendere esperienza, supporto ed entusiasmo a nuove colleghe che iniziano l’attività. Sì, anche questo è vendere: se loro imparano bene, io guadagno. E uso con orgoglio la parola “vendere”, che non mi disturba più, anzi mi piace.

 

Mi piace e si vede, tanto che con estrema facilità introduco sempre nuove persone e alcune di loro le accompagno a raggiungere la mia stessa posizione.

Mi piace.

Loro ci guadagnano e io non ci perdo.

 

Negli anni maturo la convinzione che il posto fisso può non essere “per sempre”, se quel per sempre ti crea fastidio. Se, invece di tranquillizzarti, ti inquieta il pensiero di dover arrivare alla pensione dopo infiniti giorni uguali uno all’altro, con un fastidio che inizia la domenica dopo pranzo e si placa solo il venerdì pomeriggio; se ti pesa dover fare quello che ti viene detto anche se sai che non è il modo migliore; se ti infastidisce sentir dare del “tu” al ragazzo di colore che chiede informazioni e che potrebbe avere due lauree o anche no, ma non merita un pronome diverso per questioni di pelle... se è questo il tuo stato d’animo, forse allora è arrivato il momento di cambiare.

Certo, non puoi cambiare il mondo, non puoi cambiare il sistema, non puoi cambiare chi ti sta vicino, ma tu sì che puoi cambiare. “È poco ma è già qualcosa”, pensi con un po’ di tachicardia. E scopri che una volta che sei cambiata tu, è cambiato davvero il mondo, il tuo perlomeno. Scopri che quello che vivevi prima era solo una riproduzione malata di una possibile realtà, e una volta che ti chiudi alle spalle quella porta con su scritto “Anagrafe” ti si allarga a dismisura l’orizzonte ed esplodono le possibilità.

Il “vecchio mondo” ti saluta come può. Qualcuno si complimenta per il coraggio, qualcuno ti invidia ma mostra indifferenza, qualcun altro ti dice chiaramente che sei un’incosciente e non meriti la fortuna che hai avuto.

Sono sette anni che non ho più un posto fisso e sono molto più serena. Sono anche diventata più bella, mi piace il lunedì e anche la domenica sera, mi sono iscritta all’università, ho iniziato a scrivere e continuo a studiare per fare sempre meglio il mio lavoro.

Che potrebbe non essere per sempre.

Ma ora so che posso fare altro e altro ancora, con fatica, con impegno, con studio.

Ma posso.

E posso perfino vendere ghiaccio agli eschimesi se ho la consapevolezza che il mio ghiaccio dà loro beneficio.

E vendo con orgoglio, e con orgoglio godo dei vantaggi che la vendita mi concede ogni giorno.