Bravo, ma non cresce
L’immagine che ha usato l’Harvard Business Review per spiegare il concetto è quella di un bel tronco d’albero con un particolare: non ha foglie. Si parla di quei dipendenti o collaboratori che, nonostante siano molto preparati o forse proprio per questo, hanno esaurito la loro “linea d’apprendimento”. Sono come palloncini pieni di elio che “galleggiano” sul soffitto: non vanno più né su né giù. Sono competenti, ma non disponibili ad andare oltre, a imparare cose nuove, e quindi fanno un buon lavoro senza però essere motivati a dare di più. Stanno bene dove stanno. Avete presente? Bene.
A qualcuno verrebbe da dire: be’, ma se ho un dipendente o un collaboratore che fa bene il suo lavoro ed è contento, non dovrei essere contento anch’io? Nì. È un ragionamento tipico di qualche anno fa: ora la convinzione è che anche i professionisti che sono arrivati al punto più alto della loro linea di apprendimento abbiano bisogno di uno o più cambiamenti. Una nuova sfida, un nuovo modo di lavorare. Se infatti sono bloccati in una routine ma sono capaci di fare molto di più, ben presto non solo diminuirà la loro creatività e il loro engagement con l’azienda e i clienti, ma rischieranno di influire negativamente sull’ambiente dove operano, rendendolo stagnante o, peggio ancora, ostile.
L’HBR suggerisce due soluzioni:
- la prima è quella di assegnare a questi collaboratori degli esercizi di stretching. Non in palestra, ovviamente: “stretching” nel senso di attività che, con la ripetizione, li portino a migliorare se stessi anche solo di un po’. Per esempio, rivedere più volte un discorso, anche se quel dipendente è bravissimo nei discorsi e nelle presentazioni. All’inizio sembrerà inutile e potrete anche ricevere delle lamentele… ma ricordate che l’essere umano, come qualsiasi essere in natura, è fatto per evolversi in continuazione.
- L’altra soluzione è quella di assegnare la persona a un nuovo compito, una nuova squadra, un nuovo cliente. Aiutarlo, cioè, a farlo “saltare” in un’altra linea di apprendimento. Da capo. Siate chiari: dite che il lavoro compiuto finora è soddisfacente e sottolineate i successi raggiunti; poi dimostrate, con empatia e trasparenza, che c’è bisogno di un obiettivo diverso. Il vostro dipendente non si sentirà più “bloccato” in una situazione di stallo che, anche se piacevole, non gli dava più niente, e voi tirerete un sospiro di sollievo, perché avrete risolto in modo intelligente un punto delicato.
Può anche trattarsi di un dipendente “anziano” che fa fatica ad andare in pensione e ha bisogno di un nuovo, ultimo progetto per chiudere col botto e uscire dall’azienda soddisfatto. Perché no…