Come creare la tua immagine professionale in 4 mosse
Con qualche dritta e Flyeralarm, l’immagine di aziende e professionisti resta ben stampata in mente
(a cura della redazione)
Ha scritto e pubblicato su Twitter un curriculum vitae con tutti i più importanti fallimenti della sua carriera. Chi? Un professore di psicologia dell’università di Princeton, Johannes Haushofer. Perché? Per ridare la giusta “prospettiva” alla propria vita lavorativa e invitare anche gli altri a farlo. L’elenco di esami non superati da studente, promozioni mancate, ricerche non pubblicate ha avuto un’eco così inaspettata (“Un’idea meravigliosa”, Brillante”, “Mi ha ispirato”) da portare al professore più elogi e interviste che in anni di lavoro accademico.
Tutti, oggi, grazie al web diffondiamo di noi stessi un’immagine che è cento volte più amplificata rispetto al passato. Social, motori di ricerca, profili Linkedin… siamo in vetrina, e pensare di scampare al giudizio (a volte impietoso) dell’universo mondo è da sciocchi.
Non tutti abbiamo il coraggio del professore di Princeton di sbattere “in prima pagina” i nostri errori, però il concetto è: dai di te stesso un’immagine che sia…
• coerente
• veritiera
• semplice
Coerente significa che tu sei la stessa persona su Facebook, su Instagram, su Linkedin, nel tuo curriculum, sito web… cioè devi stare attento che tutti questi “profili” combacino. Sei un unico “prodotto”, declinabile, per carità, nei linguaggi che ogni social vuole, ma hai una identità. Sei identico a te stesso e ti devi presentare come tale nelle tante frammentazioni dell’online.
Veritiera significa non solo che non puoi mentire, ma che la tua immagine non può generare dubbi.
Semplice significa che non servono più i lunghi CV, i profili pompati, le foto auto celebrative, le corse ai “mi piace” compulsivi. L’era del clickbaiting sta volgendo al termine: servono storie di business senza fronzoli. Il professore di Princeton ha attirato consensi perché si è presentato con il suo lato umano, e nessuno ha dimenticato i suoi tanti successi. La tua voce deve essere sincera, i tuoi messaggi chiari, e l’immagine di te facile da individuare, tra tante, a occhio nudo.
ECCO 4 CONSIGLI PER LA TUA IMMAGINE PROFESSIONALE:
1. SCRITTURA
2. COMUNICAZIONE
3. PSICOLOGIA
4. “DRITTA” PRATICA
1. Non usare parole desuete e inutili per dire chi sei
Prendi in mano il tuo CV o la tua presentazione aziendale, nel tuo sito personale o blog, e rispondi sinceramente: ci sono parole tipo “leader”, “motivato”, “di successo”? Cancellale. Dispiace per te, ma queste parole, e molte altre, sono state talmente usate in questi anni da aver perso significato. Che non vuol dire che… non vogliano dire più nulla, ma che, quando qualcuno le legge, ci passa sopra e non prova niente. Non dicono niente in più di te. Prova a pensarci: “Ho doti di leadership”. Ormai le hanno tutti.
Racconta piuttosto quali esperienze di gruppo ti hanno aiutato in questo senso. “Ho una grande esperienza”: ma quanta? Non dire: “Di dieci anni” perché potresti aver raggiunto certi risultati e non altri; ecco, parla di “risultati” e di’ quali sono. Elencali, come ha fatto il prof. di Princeton. Ancora: “motivato”, “entusiasta”… puoi anche esserlo, ma le persone lo scopriranno conoscendoti. Capito il concetto?
Postilla: nel profilo Linkedin di Richard Branson la parola "creativo" non compare mai... è se non è creativo lui!
2. Discorsi in pubblico e atteggiamenti imbarazzanti
In un articolo triste ma vero su Nuovoeutile.it, Annamaria Testa ricorda che noi italiani siamo tra i popoli peggiori, quando si tratta di parlare in pubblico. Il più delle volte sproloquiamo, non rispettiamo i tempi, ci atteggiamento aggressivi nei dibattiti, rispondiamo alle domande in modo vago… è un po’ nella nostra natura “andare a braccio” e improvvisare, puntando tutto sulla verve. Ma l’eloquenza – come la intendeva Cicerone – è tutt’altra cosa: se vuoi dare di te un’immagine che abbia una qualche credibilità, devi pensare:
- primo, che sei lì per un pubblico e non per parlare a te stesso;
- secondo, che se il pubblico se ne andrà ricordandosi poco o niente di quello hai detto, era meglio che stessi a casa.
Come dice la Testa, deve essere “il discorso giusto, nel momento giusto, fatto dall’uomo giusto, nel posto giusto”.
È interessante notare come oggi gli studenti italiani che escono dall’università sappiano a mala pena presentare la loro tesi di laurea (negli Usa tengono discorsi davanti a platee cliccati milioni di volte su Youtube). Ricordati solo alcune linee di massima:
- dando per scontato che tu ti sia preparato per tempo su quello che dovrai dire, non ricorrere a troppi trucchetti acchiappa-pubblico (se ne accorgerà);
- sii breve;
- se ti fanno domande, vai al punto.
Parlare è un tuo diritto, ma il pubblico ha diritto ad annoiarsi.
3. “Siamo spiacenti di informarla…”
Quand’è che la nostra immagine viene messa più duramente alla prova? Potrebbe sembrare quando veniamo criticati; in realtà il momento più difficile è quando subiamo un rifiuto. Rifiuto di una nostra idea, di un progetto; un’azienda non ci assume; un cliente dice “no, grazie”. Il rifiuto, per l’essere umano, è deleterio perché intacca il suo bisogno primitivo di socialità. Se viene rigettata una nostra creazione, è come se venisse rigettata una parte di noi (come succede nei trapianti).
La prima reazione è quella di non essere coerenti con noi stessi (vedi sopra): all’immagine di persone calme e ragionevoli contrapponiamo quella di persone deluse, tristi o, peggio ancora, arrabbiate. Ci incazziamo, sfogandoci sui social o su gli altri. E tanti saluti all’immagine.
Il rimedio, per non buttare tutto all’aria? Se sei filosofico, l’approccio del prof. di Princeton torna utile: un singolo fallimento non pregiudica il tuo futuro.
Poi ci sono consigli più concreti:
- dopo un rifiuto, prenditi del tempo per elaborare un rifiuto e stare da solo;
- evita la tentazione di commiserarti su Facebook e di cercare lì il tuo conforto (difficilmente lo troverai);
- mentre aspetti che la scottatura passi, leggi Le umiliazioni non finiscono mai di Robin Robertson dove 70 scrittori descrivono le loro disillusioni più cocenti (pagine bagnate di lacrime e alcol).
Insomma, parti sempre dal presupposto che la prima persona che può (e deve) difendere la tua immagine sei tu: “Trattati come se fossi il tuo migliore amico”, dice lo psicologo americano Guy Winch (di suo ti consigliamo Pronto intervento emozioni, Erickson Edizioni).
Curiosità: alcune aziende hanno affrontato l’inevitabilità dell’“Errore 404”: succede quando stiamo navigando in un sito e – per un errore di strutturazione dei link o perché il contenuto è stato rimosso – il serve ci dice che la pagina non è stata trovata. Ha effetti negativi sulla esperienza degli utenti, che secondo le statistiche nel 40% dei casi abbandonano il sito. È chiaro che sta tutto nella programmazione del sito stesso, però a volte non ci si può fare proprio niente, e allora le aziende più creative (qui sì, possiamo dirlo), per tenersi gli utenti e migliorare anche l’immagine del brand, hanno inserito messaggi di “Errore 404” più fantasiosi: Lego ha scelto i suoi personaggi per dire che qualcosa è andato storto; Starbucks mostra le tracce di una tazza di caffè finita; sul sito dell’agenzia di servizi digitali Blue Fointain Media ci si può fare una partita a Pac-Man di consolazione. A riprova che, anche nella crisi, si può puntare sull’immagine.
4. Qual è il tuo stile, il tuo colore, la tua firma?
Li hai? Soprattutto: li hai e li diffondi?
Qualche anno fa il termine più di moda era “personal branding”, con il significato di trattare se stessi come brand da “progettare” e pubblicizzare. Ultimamente è un aspetto andato un po’ nel dimenticatoio: ci affidiamo ai profili dei social o a template web preconfezionati. Invece, è ancora tutto nelle tue mani: biglietti da visita, carta intestata, buste da lettera, timbri, e ancora blocknotes, calendari, adesivi… devono parlare di te.
La cosiddetta “immagine coordinata” non è più un optional (non lo è mai stata, in realtà). Hai poco tempo per crearla? Ecco la “dritta pratica”: se hai bisogno di farti dei biglietti da visita con pochi passaggi, oggi esistono servizi e-commerce come Flyeralarm:
- scegli un modello (layout);
- scegli il prodotto e il materiale;
- metti nel carrello.
Con Flyeralarm puoi anche preparare brochure, volantini, cartoline aziendali. Vuoi lasciare al cliente un gadget durante un evento o ti servono altri accessori? Ogni oggetto è a portata di e-commerce, dalle stampe alle carte fedeltà, all’abbigliamento.
Intervenire sulla tua immagine a questo livello può essere anche un modo facile per reinventarti, reinventare la tua presentazione se quella che usi ti sembra superata.
Se pensi che occuparti di questi aspetti sia un po’ una “rottura”, pensa anche che la comunicazione visiva, con loghi, forme e colori, resta ancora oggi il modo migliore di comunicare: tanto per dire, la scienza ha dimostrato che un’immagine a colori viene ricordata meglio di una in bianco e nero.
E se qualcuno ti dirà che non vuole il tuo biglietto da visita nuovo perché li perde sempre, mettigli in mano quello che hai appena fatto stampare online e ricordagli che esiste CamCard. Non avrà più scuse e tu farai la tua figura!