Ricomincio da capo
IL PUNTO DI NON RITORNO:
E SE MATURA IN ETÀ MATURA?
A tutti capita (anche se non proprio a tutti) la fortuna (o la sfortuna) di dover ricominciare da capo a un certo punto nella propria vita.
Il cambiamento è difficile, ma certo lo è di più in età avanzata: se è abbastanza normale a 20 o a 30 anni cambiare gli studi, la città, il paese, il fidanzato o la fidanzata e ripartire con leggerezza e ottimismo, non è percepito altrettanto “normale” agli occhi degli altri un cambiamento repentino in età matura, né è facile per l'individuo, La fatica sta nel progettare il cambiamento e compiere i passi necessari per iniziare una nuova vita, per dare una sterzata veloce.
Il freno principale è la paura: si ha tantissimo timore di lasciare alle spalle più cose di quelle che si potranno trovare poi davanti a noi. Oltre alla quantità di cose che verranno a mancare, subentra la paura dell'ignoto, perché nessuno può prevedere la conseguenza delle proprie scelte. Ma a volte si arriva, a un certo punto della nostra vita personale o professionale, a situazioni in cui le cose diventano davvero difficili da digerire, da portare avanti: i compromessi diventano troppi e si devono ingoiare troppi bocconi amari. In queste circostanze non solo non ci si diverte più a fare quello che si faceva normalmente, ma diventa una tortura continuare così come si è fatto finora; le giornate diventano lunghe, le ore sembrano estendersi oltre misura, tanto che si cominciano a contare i minuti…
È arrivata l’ora di voltare pagina senza guardare indietro. Il punto di svolta, il cosiddetto turning point (svolta) o tipping point (punto di non ritorno), è lì.
La presa di coscienza
Il momento di non ritorno arriva quando capisci che non vorresti più continuare a fare quello che facevi prima e che quel posto, Paese, città, o lavoro non fa più per te e hai bisogno di ripartire con slancio e con entusiasmo. Però prima di ripartire, devi riflettere, progettare e soprattutto devi rigenerarti, ricaricare le batterie, ma comprendere cosa vuoi fare nel resto della tua vita. Che la rottura e la separazione finale sia stata voluta al 100% o sia stata subita cambia poco, perché comunque c’è un dolore da gestire e da attraversare in pieno come si attraversa un tunnel, per poter poi lasciare il passato alle spalle senza rammarico.
Un freno da superare
Gli esseri umani sono molto abitudinari. Basta pensare a come associamo ai rituali ogni momento significativo della nostra vita: celebriamo con riti ben precisi i matrimoni, i funerali, la laurea, la nascita di un bambino in maniera molto similare in ogni cultura, perché i rituali danno cadenza e ritmo al corso della vita, le danno un senso. Nella quotidianità i rituali si trasformano nelle piccole abitudini: fare colazione in un certo posto o iniziare sempre la giornata con una corsa o bevendo una certa bevanda o facendo yoga: tutto questo per assicurarci che stiamo seguendo un percorso e avere la sensazione che la nostra vita ha un obiettivo e un significato. Le nostre abitudini sono comportamenti consolidati e reiterati che rappresentano sempre il nostro punto di riferimento. I cambiamenti importanti talvolta hanno necessità di scardinarli: per ricominciare da capo e progettare una nuova vita, dobbiamo cominciare a ricreare nuove abitudini, magari più sane e positive di quelle precedenti.
Se hai un peso, prepara il bagaglio
Prima di compiere passi verso un cambiamento importante, se è possibile, è bene prepararsi in anticipo, come un guerriero che deve affrontare il campo di battaglia. A volte le cose precipitano, ma se siamo noi a spingere il tasto, prepariamo le valigie e decidiamo quali bagagli vogliamo portare con noi e che cosa invece lasciare alle spalle. Gli psicologi sostengono che un semplice trasloco sia un evento stressante e traumatizzante perché obbliga a rivedere gli spazi interni ed esterni e insieme al divorzio, al lutto e al cambio di lavoro sia uno dei quattro cambiamenti principali della vita. Spaesamento, senso di vuoto, smarrimento e nostalgia sono sentimenti normali quando chiudiamo le valigie e ci prepariamo per un cambiamento importante; ma a volte basta immaginare cosa sarebbe stato di noi se avessimo continuato per il resto della vita a fare esattamente quello che facevamo prima.
Se invece abbiamo subìto completamente il cambiamento, dobbiamo pensare che la nostra presenza non era più gradita e nessuno vuole stare, ad esempio, in una casa con un compagno che non lo ama più.
Se invece pensiamo che nel contesto attuale abbiamo ancora tanto da fare, che gli stimoli sono ancora numerosi ma che sono solo le difficolta e le sfide a bloccarci, allora dovremmo restare, lottare e rimandare il cambiamento.
Sono cinque le fasi del cambiamento:
1) preparazione al cambiamento;
2) esplorazione di nuove idee;
3) valutazione di fattibilità/pro e contro;
4) stabilire e optare nuovi comportamenti;
5) lanciarsi e iniziare a mettere nuove radici.
Prima fase: preparazione al cambiamento
È una fase molto delicata e importante, sia che abbiamo deciso e voluto noi il cambiamento, sia che ci sia stato imposto. Dobbiamo analizzare a fondo le nostre risorse. Come?
a) Rivediamo bene quali siano le aree della nostra vita che non ci soddisfano più. La mancanza di stimoli? Il tipo di attività che stiamo svolgendo? C’è voglia di crescere e di costruire qualcosa di nuovo o di esclusivo per noi? Abbiamo un progetto messo nel cassetto che veramente desideravamo e invece abbiamo procrastinato per tanto tempo? Spesso sappiamo quello che non vogliamo, ma non sappiamo quello che realmente desideriamo. A volte ci vogliono lunghe passeggiate solitarie per scoprire quello che realmente desideriamo ottenere, ma può essere molto utile l’aiuto di amici e conoscenti, o meglio rivolgersi se è possibile ai coach (business coach o life coach) che, ponendoci domande appropriate, ci aiutano a scoprire quello che desideriamo profondamente. Mai avere fretta di stabilire che cosa si vuole veramente! E, come diceva Napoleone, “siccome ho molta fretta, vado piano”. La comprensione dei propri desideri è fondamentale per poter poi procedere negli step successivi.
b) Valutiamo se abbiamo tutta l’energia fisica e psichica per affrontare il cambiamento e di che tipo di supporto abbiamo bisogno.
c) Dichiariamo con anticipo che abbiamo bisogno di aiuto a chi ci può essere di supporto; ricordiamoci che i cambiamenti importanti in età adulta hanno bisogno di molto supporto da parte di chi ci sta vicino.
d) Valutiamo le risorse finanziarie necessarie, sia che si tratti di aprire una nuova impresa o affrontare un periodo senza lavoro o sostegni esterni: dobbiamo pensare come e per quanto tempo ce la possiamo cavare da soli.
Fase due: esplorazione propedeutica
Esploriamo quali le strade che nella nostra nuova vita sono percorribili e ci danno soddisfazione. Immaginiamo di essere un pittore che ha davanti una tela bianca e di avere la possibilità di ridisegnare la nostra vita, di poter percorrere strade diverse. Quali sono quelle che ci piacerebbe percorrere? Dobbiamo essere generosi con noi stessi ed esplorare in maniera ampia e senza censura. Come dice Giorgio Nardone, "comportati in modo da aumentare le tue possibilità di scelta": vale la pena quindi esplorare anche le cose che ti interessano meno, perché magari hai bisogno di ulteriori elementi di conoscenza, prima di bocciarle del tutto.
Questa fase può essere stancante e durare tanto. È necessario attivare tutta la rete di conoscenze, amici e parenti, ricordando che stiamo ridisegnando la nostra vita e non possiamo e non dobbiamo accontentarci della prima strada che ci viene messa davanti.
Dobbiamo:
a) darci del tempo, a seconda delle possibilità concrete e reali: poi dobbiamo anche saper decidere e concludere;
b) rilassarci, svagarci e, sì, divertirci!
Fase tre: valutazione dei pro e dei contro
Una volta che abbiamo di fronte a noi almeno tre nuove opportunità o strade da percorrere, dobbiamo soppesarle attentamente, valutandone vantaggi e svantaggi. Se ad esempio una nuova carriera professionale ci porta in una nuova città o in un nuovo Paese, dobbiamo cercare di avere più informazioni su questo posto e, se è possibile, andarci, restando qualche giorno: talvolta i costi emotivi sono troppo alti da pagare. Dobbiamo capire se riusciamo a reggere la lontananza dai nostri cari o se abbiamo abbastanza stimoli di conoscere nuovi posti e adattarci a una nuova cultura.
Fase quattro: il lavoro sulle abitudini
Si devono individuare e stabilire nuovi comportamenti: per farlo, bisogna abbandonare (ovviamente) quelli vecchi. Più facile a dirsi che a farsi; ma non possiamo immaginare di cambiare vita solo se cambiamo professione, città, Paese o compagno.
Il punto e accapo
Come dice lo psicologo Paul Watzlawick ci sono due tipi di realtà intorno a noi:
• quella del primo ordine, che corrisponde agli oggetti fisici che vediamo;
• quella del secondo ordine, che corrisponde al significato che attribuiamo alle cose e alle situazioni che ci circondano.
Anche il cambiamento segue due tipi diversi di percorso: se è di tipo 1 è superficiale, fittizio e non porta a uscire dal sistema: è come accelerare senza cambiare marcia, di certo non si va non si va molto lontano.
Se invece si vuole veramente riprogettare il futuro, bisogna agire sul secondo livello della realtà, il più profondo, accelerando ma cambiando la marcia, per lanciarsi definitivamente nella fase 5 del proprio tipping point e quindi… avanti con tutta forza!
Ricordo un film degli anni ‘80 intitolato Ricomincio da capo che parlava proprio del cambiamento di se stessi per poter cambiare quello che ci circonda.
Il protagonista, scorbutico, un po' cinico e arrogante, va a fare un servizio giornalistico in una piccola cittadina della Pennsylvania in cui si celebra come ogni anno il tradizionale "giorno della marmotta". Il giornalista si approccia all'evento con il suo solito atteggiamento polemico e scanzonato, ma a un certo punto diventa vittima di un circolo temporale che lo costringe a ripercorrere gli stessi avvenimenti tutti i giorni nello stesso modo. Più resta se stesso, più gli eventi si ripetono esattamente allo stesso modo: si trova in un incubo in cui vive ripetutamente “il giorno della marmotta” che tanto detesta. Questa situazione rimarrà tale fino a quando capirà che occorre cambiare atteggiamento per spezzare il circolo temporale che lo tiene prigioniero. Così diventa straordinariamente gentile e accomodante con le persone, le ascolta, è meno cinico e scontroso e, cambiando in maniera profonda, opera un cambiamento sul mondo che lo circonda. L'incantesimo si rompe.
Per dare una svolta alla propria vita, occorre agire su se stessi migliorandosi, per vivere pienamente il tipping point.