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Valeria Tonella Valeria Tonella

I "nati con lo smartphone in mano"

 

Forse ne avete uno in casa, forse state cercando di rinviare la cosa il più possibile: sono i "mobile born", bambini di pochissimi anni che hanno già la dimestichezza digitale di un adulto. Che sanno perfettamente come muovere il ditino sullo schermo del tablet e, per svagarsi in pizzeria, non giocano nella buca delle palline, ma chiedono lo smarpthone alla mamma o al papà. Ci sono anche quelli che, per addormentarsi, si scelgono da soli la ninna nanna dalla playlist dei genitori, i quali, non troppo preoccupati, possono collassare tranquilli in divano.

Avete presente?

Il Corriere della sera scriveva, qualche tempo fa, i risultati di uno studio, firmato da Common Sense Media, che torna alla ribalta: negli Usa il 38% dei bambini di due anni ha già maneggiato un dispositivo mobile. Nel 2011 erano il 10%. Il 63% dei bambini con meno di otto anni li usa per giocare; il 30% per leggere.

La domanda è: che tipo di lavoratori e di clienti diventeranno, una volta cresciuti? Che cosa si aspettaranno dagli ambienti professionali, quali tecnologie? E come vorranno acquistare? Basterà quello che stiamo facendo adesso? La risposta potete darvela da soli.

Intanto le aziende si muovono sull'onda: Intel ha acquisito Kno, una startup specializzata nella creazione di software educativi. Soprattutto libri interattivi, che approderanno presto nelle scuole. Facebook ha investito (assieme a Google, all'università di Yale...) in Panorama, un'altra start up che usa i sondaggi online per migliorare l'ambiente scolastico, cercando una soluzione a problemi come il bullismo. La stanno provando circa 400 scuole americane, ma l'obiettivo è la diffusione internazionale. E infine Twigis, start up israeliana, che ha lanciato un social network per bambini dai 6 ai 12 anni.


Troppo? E noi venditori come reagiremo a tutto questo?