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Addio, utenti! (in 5 mosse)

DIVENTARE MOLESTI SUI SOCIAL? QUESTIONE DI UN POST, ANCHE QUANDO ABBIAMO UNA PAGINA AZIENDALE

Sono cinque gli "scivoloni" di cui possiamo venire incriminati e che spingono un utente a disinnamorarsi di noi.

1. Una eccessiva costruzione dell'immagine. "Cosa? Costruito, io? No, no, ci mancherebbe!". Fermi. Non ti sei mai dilungato a spiegare quanto magnifica sia la tua azienda? Niente di male, in fondo Facebook è anche una vetrina, tra le altre cose. La differenza sta lì, nel "dilungarsi". Un utente normale finirà per pensare: "Mmm, sì, ok, siete fantastici, ora basta però!". Non è che all'utente non interessi, ma l'impressione che date è quella di voler generare invidia, che non è un sentimento positivo, anche se siete bravissimi in quello che fate. "Evento sold out. Mille partecipanti!", "Questa certificazione ce l'abbiamo solo noi!", "Il primo dentifricio dei dentisti italiani!". In un profilo privato tutto questo entusiasmo si tradurebbe in un (quasi) patologico narcisismo che non ci rende molto amati.

2. Le finte lamentele. Il secondo motivo per cui stiamo sui social - dopo la costruzione della nostra immagine - sono le lamentele, meglio ancora se fasulle, mascherate da falsa modestia e voglia di attirare commenti consolatori. Le aziende non ne fanno uso quanto gli utenti privati, perché è davvero un'arma a doppio taglio ("Tutti che mi guardavano in negozio mentre provavo questo vestito... che noia!" Magari con un "uffa" finale). Come un boomerang, tornano indietro alla velocità della luce e il più delle volte non per una carezza o per farvi i complimenti che tanto cercate. Evitatele accuratamente.

3. Il "dico non dico". Se siamo sui social, vuol dire che abbiamo qualcosa da comunicare o da mostrare. "Tirare il sasso" e poi "nascondere la mano" fa saltare ai nervi anche ai più comprensivi. "Non potete capire cosa sta succedendo in sede oggi!" (se chi legge non lo può capire o non ha il diritto di saperlo, lasciate perdere). "Novità pazzesche in arrivo in catalogo", che ci sta, ma non tirate troppo la corda, a un certo punto dovrete svelare l'arcano. Potete avere i fan più fedeli e scalmanati del mondo, prima o poi si stuferanno e vi lasceranno perdere. Il bisogno d'attenzione portato all'estremo non è qualcosa di remunerativo, almeno non sui social network.

 

4. Update vuoti (della serie "cosa mangio/quando dormo/se vado al bagno ve lo dico"). No, no, no. Vuoi pubblicare la foto del casello autostradale mentre sei in coda per andare da un cliente? Ripensaci. Servizio fotografico in azienda? Interessante, ma non mostrare troppo il backstage, mantieni anche un po' di mistero. L'apice si raggiunge con i dipendenti o i collaboratori che postano foto di quando sono in vacanza o a un meeting. Attenti al tenore dell'immagine. Agli utenti della pagina potrebbe non interessare quanti gin vi siete scolati o le composizioni di frutta che avete demolito. Siate interessanti. Anche quando fate cose semplici.

5. Effusioni a più non posso. Aggiornamenti di stato con ringraziamenti rivolti indistantemente a tutti i vostri utenti senza un motivo particolare e con toni che sfiorano l'elegia greca. Ora. Un "grazie" per i 2 mila, 3 mila o 4 mila iscritti è gradito, soprattutto se i vostri utenti hanno dato un riscontro importante a una vostra iniziativa (un video, un sondaggio, un evento molto partecipato...). Altrimenti i discorsi da Oscar ("grazie a tutti di essere qui") lasciateli a chi ritira statuette. Gli utenti vanno coinvolti e (r)ingraziati, ma di tanto in tanto e con il modo giusto (manca solo che offriate una pizza a tutti). Non è adulandoli che li terrete sulla vostra pagina. Non è facendo sviolinate che vi renderete più interessanti.

Per evitare questi cinque scivoloni, un'unica regola: siate interessanti. Siate interessanti. Siate interessanti. Il resto verrà da sé.

Thanks to Huffington Post per l'ispirazione

Crediti immagini: illustrazioni di Grégoire Guillemin, che ha ritratto i supereroi in una versione meno "super" e più umana