Dio salvi il caffè
Chi non lo beve non ha più scuse: il caffè fa bene al business.
Gli americani, che creano i fenomeni e anche i nomi per descriverli, ne usano una in particolare: "coffee meeting". Incontri d'affari che dall'ufficio si spostano a un distribuore automatico o al bar, e grazie alla nera bevanda producono conversazioni, contatti, informazioni.
Oh sì, un coffee meeting può essere molto produttivo: non c'è budget per le assunzioni ma vuoi fare due quattro chiacchiere con quel giovane venditore che si è presentato per un colloquio, tastare il terreno, non chiudervi future possibilità? Invitalo a prendere un caffè.
Sei un venditore in lista d'attesa per una posizione assieme ad altre 20 persone? Non nasconderti dietro a un cv, smetti di cercare "in modalità remoto" dal computer: quando vai in azienda, fermati per un caffè alla macchinetta;; se puoi, parla con le persone, cerca di fari conoscere. Magari in quel momento passa l'addetto al recruiting o qualcuno più in alto...
Oppure sei un venditore che vuole conoscere meglio un nuovo cliente o che non riesce a districarsi da una trattativa complessa o, buon per te, ne hai conclusa una... prendi il cliente, esci dall'ufficio e portalo a bere un caffè.
Il caffè stimola le connessioni cerebrali, ha effetti energetici, scioglie la lingua, rinsalda le relazioni, riattiva, oltre che le sinapsi, anche le opportunità di vendita.
Su Fast Company hanno fatto i conti: servono almeno 50 coffee meeting alla settimana per avere dei risultati accettabili. Almeno 50 brevi ma focalizzati incontri al sapor di caffè. E se non è il caffè, può essere un aperitivo o un pranzo. Sembrano tanti, in realtà...
Quando iniziare? Oggi, ovviamente.
Un caffè, per favore.