Diario di un sabato a Expo
Sabato sono andata a Expo Milano. Sì, giorno da "bollino nero". Sì, cinque ore di attesa previste per visitare il padiglione del Giappone. E file dovunque: per le visite, i pasti, ai distributori dell'acqua. "Padiglioni con code interminabili, praticamente inaccessibili, come se fossero chiusi" hanno scritto su facebook. Padiglioni effettivamente chiusi per un paio d'ore per lasciar fluire la fiiumana umana. Ai piani alti di Expo hanno messo un tetto massimo di accessi: 250 mila persone. Non so se abbiano provato a camminare in mezzo a 250 mila persone.
Andare di sabato o domenica? Sconsigliatissimo. Adesso che la chiusura dell'esposizione si avvicina e c'è la corsa alla partecipazione, prendersi un giorno di ferie durante la settimana e visitarla con calma è l'unica cosa intelligente da fare.
In tutto questo contesto "affollato", ci sono state cinque cose, però, che mi sono piaciute sull'evento in sé. Non parlerò quindi dei padiglioni, del più bello... ma di quello che mi ha positivamente colpito nell'insieme.
1. La partecipazione
No, non è un controsenso. Ho detto che 250 mila presenze è un carico che la struttura dell'Expo non può sopportare (a parte le file, non ci sono posti a sedere per tutti, poche panchine, un delirio ai tornelli di ingresso...).
Però vedere intere famiglie, coppie di giovani fidanzati, compagnie di ragazzi, anziani lì, in fila per scoprire un po' di mondo, va al di là del cliché dell'italiano che va solo al mare o che partecipa ai convegni perché alla fine c'è il buffet. Ho colto interesse.
2. Expo bambino
Quanti passeggini! Quanti bambini! I più grandi a rincorrersi brandendo i palloncini gialli della Coldiretti o il passaporto Expo da farsi timbrare a ogni padiglione. Per loro sarà stato davvero come girare il mondo. E le attrazioni per i non adulti incuriosivano anche gli adulti. Un grande spazio anche per le famiglie, logisticamente ed emotivamente parlando.
3. Il lato più "semplice" di Expo
Un giardino alberato o un orto diventano le mete perfette per il pisolino post pranzo. Le aiuole di piante officinali una ricarica di profumi da sfregare con le dita per dire "Senti, qua!". I cuscini nella casetta dei Ferrero Rocher, un'area per il relax, grazie anche alle musiche (più delle ninne nanne) e al verde della "Collina mediterranea" all'orizzonte. Volevi fare una foto dentro una tazzina da caffè gigante? Illy le ha installate nel cluster del caffè. Volevi assaggiare i buoni salumi italiani? Da Citterio tre macellai gentili e sette affettatrici sempre in movimento ti facevano sentire come se fossi nel tuo negozio sotto casa. L'esercito di volontari - tutti giovani o giovanissimi - che ti davano informazioni e un sorriso sempre.
Un evento internazionale di questa portata, spazi così grandi, le folle bibliche possono creare un senso di smarrimento. Ci vogliono questi elementi un po' rassicuranti, un po' anti stress che rendano la giornata piacevole.
4. Le esibizioni
I padiglioni che hanno colto nel segno hanno saputo abbinare i cinque sensi: gusto, olfatto... e udito! Sì, la musica. "Andiamo a vedere che tamburi stanno battendo". "Andiamo a vedere come sono vestite le ballerine del Cile!". Almeno un artista italiano (oltre ad Allevi) all'Albero della vita ci sarebbe stato meglio. Ma chiedete ai visitatori dell'Iran perché si sono fermati a guardare i video sulla produzione dei datteri. Se riuscirete a chiederglielo, perché con quella musica ipnotizzante e dolcissima farete fatica a ricordarvi che vi trovate a Milano.
5. I distributori dell'acqua
Banalità, ma ho apprezzato. Come immaginerete, i pasti a Expo non sono così convenienti. Mangi, perché per la fame azzenneresti il signore che è vicino di te in fila, ma sai che quel piatto di tagliatelle al tartufo le inforcherai seduta per terra o con qualcuno che aspetta in piedi dietro la tua sedia perché tu finisca, e in fretta. Se in tutto questo, avessi dovuto pagare 3 o 4 euro per una bottiglietta d'acqua da mezzo, mi sarebbe venuto l'amaro in bocca, considerando il messaggio, diffuso da più padiglioni, che l'acqua è il nutrimento primo del pianeta (pur essendo una risorsa non infinita, eh).
Ai distributori, code tollerabili e acqua sia naturale che frizzante. Non sono tantissimi, ma quanto basta per riempire la borraccia e ripartire a vagabondare sul Decumano. E poi che te la diano anche frizzante è un piccolo tocco di "classe".