Chi è creativo non può essere un leader
Le due "teste" di Facebook: Sheryl Sandberg, COO, la "sociale", e Mark Zuckerberg, CEO, il visionario (Immagine: nymag.com)
A capo di un gruppo o di un'azienda preferiamo una persona con doti di leader piuttosto che una creativa. Detto altrimenti: i più creativi non ci appaiono i più adatti a stare "alla testa".
Perché?
Se lo è chiesto Susan Cain, l'autrice dello stra letto Quiet. Il potere degli introversi in un mondo che non sa smettere di parlare, commentando i risultati di un'indagine fatta dalla Wharton School, Università della Pennsylvania, in un post su Linkedin.
Nello studio, i ricercatori hanno chiesto ai dipendenti di una multinazionale di dare un voto alla creatività e alla leadership dei colleghi. Hanno poi fatto lo stesso con alcuni studenti. In entrambi i casi, le persone più creative non sono la prima scelta come capigruppo.
Jennifer Mueller, che ha seguito l'indagine, ha spiegato che i creativi di solito pensano in maniera diversa dai leader tradizionali, che ragionano per obiettivi: mantenimento dello status quo, raggiungimento di una certa sicurezza. Normalmente ci verrebbe da seguire "Sì, certo" alla domanda "Ti piacerebbe un leader creativo?", ma poi nella realtà le cose cambiano. Non cerchiamo idee nuove, ma idee che creino risultati.
Susan Cain aggiunge che spesso i creativi sono persone introverse, che sviluppano in solitudine i progetti più innovativi. Un modello che viene difficilmente accettato dalle aziende che si fondano sulla organizzazione a gruppi (il famoso team building).
La Cain ha spiegato molto nel suo libro Quiet che i leader introversi hanno invece qualità che li rendono competitivi, anche nel confronto con gli estroversi, se trovano però, al loro fianco, collaboratori disposti a sviluppare nuove idee. Daniel Pink ha raccontato in Drive la storia dei post it e di come siano nati mentre il loro inventore trascorreva il suo tempo libero da solo, immerso nei suoi pensieri. Pink lo chiama "experimental doodling", cioè l'atto di sperimentare scarabocchiando, senza pensarci su, e soprattutto senza le pressioni o i consigli di altri.
Dice ancora la Cain: "Dobbiamo pensare a quello che un leader deve veramente saper fare. Deve sapere compiere le attività più normali (discorsi, determinare obiettivi, guidare gruppi), ma deve anche sentire nelle ossa l'innovazione. In altre parole deve essere sia socievole che solitario, sia autorevole che creativo, sia originale che realista. E se una persona non può essere entrambe le cose, perché non pensare a una leadership condivisa, in cui due persone sono leader ed esprimono una la parte più visionaria e l'altra quella più sociale? Come Mark Zuckerberg e Sheryl Sandberg a capo di Facebook".