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Maria Bietolini Maria Bietolini

Dal volume N° 38

V+ digitale: perché?


 

IL LAVORO E LA VITA SONO GIÀ NEI DISPOSITIVI E ONLINE –
L’EDITORIA SI ADEGUA: MENO COSTO PER LA CARTA, INVESTIRE IN CONTENUTI

A cura di Maria Bietolini

Richard Tofel, presidente di ProPublica (sito di giornalismo investigativo senza scopo di lucro con sede a New York, vincitore di più premi Pulitzer), e precedentemente in Wall Street Journal e Fondazione Rockfeller, qualche tempo fa ha scritto che l’editoria cartacea è un genere ormai in via di estinzione. Sfogo di un giornalista nostalgico? No: analisi di un esperto del business.


Tofel ritiene che le vendite dei maggiori quotidiani statunitensi nel settembre del 2015 siano in realtà totalmente in contrapposizione con il Rapporto McKinsey, presentato a ottobre dello scorso anno, in cui si dice: “… crediamo che chi non voleva più leggere le edizioni cartacee di quotidiani e periodici l’abbia già fatto… La maggior parte dell’audience – gli abbonati che continuano a rinnovare il servizio pur avendo accesso alla banda larga – continueranno a farlo, arginando così la crisi che ha investito il settore della carta stampata”.
Tofel contesta questa affermazione rilevando il fatto che ormai tutte le persone, anche nelle fasce di età più mature, stanno cambiando le proprie abitudini di consumo delle informazioni. Analizzando i dati sulla distribuzione dei quotidiani statunitensi tra il 2013 e quelli disponibili a settembre 2015, evidenzia come il numero degli abbonati è andato diminuendo sia nei giorni feriali sia nei festivi, anche se la domenica negli Usa (grazie alla tradizione dei “chili di supplementi” e dei coupon), è tradizione che si venda un maggior numero di copie. La situazione oggi dice che sono solo due i quotidiani statunitensi che vendono più mezzo milione di copie in media al giorno feriale: il New York Times e il Wall Street Journal.


Macro-dati del trend
Il magazine americano Publishing Executive (riferimento per le strategie editoriali e media), a fine 2015 ha effettuato la sua consueta analisi sugli editori, indagando quali saranno le tecnologie che nel 2016 attireranno maggiormente gli investimenti delle case editrici. La ricerca ha coinvolto un campione rappresentativo di 133 editori nordamericani, che hanno risposto a domande multiple. Le tendenze che emergono sono legate alla stampa, al mobile, al podcast, all’adv digitale e ai contenuti digitali e alla distribuzione.

La prima evidenza è l’urgenza con cui gli editori ritengono di dover rispondere alle nuove richieste del mercato, per stare al passo con le nuove modalità di lettura: anche nel Nord America a guidare questo tipo di acquisti è infatti la diffusione degli smartphone (il 64% degli adulti possiede un cellulare) e la consultazione delle notizie in mobilità.
Di conseguenza, il 29,5% degli editori ritiene necessario investire già nel 2016 nelle tecnologie relative alle app, a pari merito con i magazine digitali, e subito dopo, per importanza, nell’acquisto di soluzioni di email marketing (25,7%) e di sistemi per la gestione di social data.
Solo al quinto posto viene ancora – per il 24,2% degli editori – l’intenzione (o forse il desiderio) di investire risorse e attenzione in sistemi e servizi di stampa.
Anche in questo caso però l’obiettivo è racchiuso nella capacità di dare un’esperienza di lettura nuova e coinvolgente: ed è significativo che per raggiungerlo il campione conti più sulla raccolta pubblicitaria digitale (51,1%) che su quella cartacea (49,6%), perché nonostante la diffusione degli ad blocker (software che bloccano almeno in parte la visualizzazione della pubblicità online), è previsto un ulteriore declino della pubblicità su carta stampata – che è sempre stata la maggior fonte di ricavi per tutti gli editori.
I publisher sono sempre più curiosi circa le tecnologie emergenti e il mobile publishing. Infatti, il 9% della base analizzata dichiara di aver bisogno di una cultura più approfondita nelle tecnologie emergenti, mentre il 40,4% vorrebbe aumentare le proprie conoscenze nell’editoria digitale e mobile. In pratica: gli editori dovranno investire consistentemente e velocemente non solo sui supporti e sistemi del mondo digitali, ma anche nella formazione di tutti gli addetti alle redazioni e al comparto. Consapevoli, oltretutto, che una prossima novità dirompente potrebbe arrivare da una tecnologia che ancora non conoscono bene.
Per questo (come anche le risposte della survey suggeriscono), sono i contenuti digitali e mobile ad avere – o dover avere - un forte impatto sul business model degli editori già oggi. Meno costo per la carta, quindi, significa più posto per lo sviluppo e i contenuti.

E in Italia?
Secondo i dati ADS il numero degli abbonamenti attivi alle edizioni digitali dei quotidiani italiani ha ripreso a crescere dopo l'estate: nel mese di dicembre 2015 ha segnato un nuovo massimo storico, a 544 mila unità. La crescita degli abbonamenti digitali, che si era interrotta a novembre 2014, ha ritrovato slancio nell'autunno del 2015, anche a seguito di numerose promozioni degli editori.

Le prime tre testate per diffusione digitale possiedono una quota molto elevata del totale delle Digital Edition di tutti i quotidiani del perimetro di ADS: il 71,3% delle copie digitali è diffuso da Il Sole, Il Corriere e La Repubblica e il dato è stabile da due anni e mezzo. L'edizione digitale de Il Sole24Ore ha visto l'incremento maggiore, con 23 mila abbonamenti in più nell'ultimo anno, a compensazione dei 21mila persi sulla carta.
La diffusione delle copie cartacee nel perimetro di ADS sta calando in modo continuo: all'inizio del 2015 segnava un -10% anno su anno (corrispondenti a circa 300mila copie in meno in un anno). Nei dodici mesi che terminano a gennaio 2016 si sono aggiunti circa 2.500 abbonamenti digitali e si sono perse 236mila copie cartacee. Il trend indica che nel giorno medio il 20/22% delle copie dei quotidiani diffuse sotto forma di abbonamenti sono digitali.
Anche la rilevazione Audipress 2015/III conferma il costante trend (dati Audipress sono il risultato dell’indagine ufficiale per la lettura della stampa quotidiana e periodica in Italia): ogni mese ad esempio sono quasi 31 milioni le letture di testate mensili (per 15.845.000 lettori), con una quota di lettori di digital edition in aumento (+4,3%) per i periodici nel complesso.


SÌ: ANCHE NOI DI V+ SAREMO TUTTI DIGITALI!
Il trend, come abbiamo visto, è generale e costante. Nel nostro caso ci sono anche due fattori legati alla specificità dei nostri lettori:
•    V+ è un magazine B2B (business-to-business), con la sua maggiore diffusione attraverso le aziende
•    ed è rivolto a un target di figure commerciali e imprenditoriali, per definizione “sempre in giro”, quindi mobili da ogni punto di vista.

Negli ultimi 3 anni, da quando abbiamo iniziato a proporre anche la versione in pdf, gli abbonamenti “di carta” sono gradualmente diminuiti, mentre è aumentato velocemente il numero di lettori digitali (che dimostrano di preferire il formato pdf, anche se V+ è stato uno dei primi a investire anche in una app).

Ci dispiace lasciare la carta? Moltissimo! Ma ci piace di più continuare a investire nei contenuti utili a dare valore alla vendita professionale: cioè a investire su di voi.


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