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Digitale e innovazione: che paura? Il rapporto Agi-Censis in breve
[Photo by Matt Palmer on Unsplash]
Il 2017 è stato un anno centrale per temi cruciali: innovazione delle aziende, digitale, notizie false sul web, gestione dei "data", evoluzione dei social.
Come si sentono gli italiani a proposito? Come "la vivono", usando un'espressione cara ai vecchi talk show?
Abbiamo letto il Rapporto 2017 Agi-Censis La cultura dell'innovazione rilanciato dall'Agi, e provato a riassumere i punti più importanti.
- Secondo te, che cosa porta l'innovazione? Il 57,9% ha risposto "Molti benefici e qualche problema", il 20,3 "sia benefici che problemi". "Più problemi che benefici" per il 7,3%. Quindi, si rileva una sostanziale fiducia verso le tecnologie.
- L'innovazione amplifica il divario sociale? Sì, per il 51,4%; no, per il 47,8%. La ripartizione è legata, chiaramente, al ceto di appartenenza.
- Perderemo posti di lavoro? Sì, per il 37,8% degli intervistati (tra i 18 e agli 80 anni), criticando i processi di automazione sempre più spinti e pervasivi; no, per il 33,5%, che ritiene che le opportunità aumenteranno in uno scenario di nuovi lavori ancora per gran parte inesplorato. Resta una porzione, poi, di italiani convinti che non cambierà, in pratica, nulla, se non i tipi di lavoro svolti.
- L'Italia tiene il passo con gli altri Paesi? Sì soltanto per il 9,8%; la maggioranza (il 44,6%) vede l'Italia in una posizione intermedia; il 29,6% che veniamo "trainati" da un processo globale inevitabile; il 15,3% pensa che stiamo sprofondando tra i più arretrati.
- C'è chi ancora rimane escluso da internet? Sembra una follia, ma è così: oltre 3 milioni gli italiani dai 18 agli 80 anni si sono connessi molto raramente - sfruttando amici o conoscenti o strutture pubbliche. Ci si sente "svantaggiati" in questi casi.
- Siamo disposti a cedere un po' della nostra privacy? Sì, ma se in cambio ne viene una maggiore sicurezza, vedi una lotta più sostenuta contro il terrorismo (anche cibernetico) e la micro-criminalità. La tecnologia è inoltra vista come lo strumento ideale per diffondere sempre più informazione e allargare la "democrazia" (ma bisogna allargare la partecipazione; vedi punto precedente).
- Quali applicazioni ci piacciono di più? Incredibile ma vero: gli italiani vedono positivamente le nuove tecnologie perché permetteranno di "produrre più energia pulita" e collettivamente. Parchi fotovoltaici, stazioni ferroviarie ad alta velocità, parchi eolici versus raffinerie di petrolio, centrali elettriche a carbone, impianti chimici o metalmeccanici.
- Scenari apocalittici all'orizzonte? Solo secondo pochi intervistati (che prevedono razionamento delle energie e automobili solo per pochi eletti...); la maggioranza vede un mutamento gestibile e controllabile, proprio grazie alle tecnologie.
- Chi sarà promotore dell'innovazione? Qui gli italiani sono abbastanza d'accordo: servono i Millennial, ma soprattutto i nativi digitali, per traghettare l'Italia nel futuro. Così i servizi potranno davvero diventare di più facile accesso, semplificabili e veloci. Altrimenti la differenza con i canali "tradizionali" di erogazione non sarà sensibile. Non abbastanza.