La stampa 3D è nelle nostre vite: dalle scarpe alle piante, gli esempi di tre aziende
La stampa 3D di oggetti o di prodotti di vario tipo (in àmbito medico di parti del corpo umano) è qualcosa di ancora molto lontano dalla nostra immaginazione. Ma è una realtà che progressivamente entrerà nelle nostre vite.
Le aziende si stanno dando da fare per avvicinare sempre più pubblico (e clienti potenziali) a questa tecnologia. Ciò che conosci non ti fa più paura, non ti crea disinteresse, anzi ti incuriosisce (e ti invoglia a comprarlo).
Adidas ha lanciato il progetto Futurecraft 3D: come dice il nome, "creare il futuro con le proprie mani", dare sostanza a qualcosa che ancora non esiste ma che abbiamo in mente, come un paio di scarpe per esempio. Così i commessi dei negozi non solo ci consiglieranno un modello rispetto a un altro, ma ci aiuteranno a costruire quello che va meglio per noi.
La tedesca Mikyta ha presentato la sua ultima collezione di occhiali, My Very Own: un catalogo di montature costruite attorno al volto di chi le indosserà. A dei modelli di base si applicheranno i dati digitali del volto che viene scansionato. L'occhiale diventa un prolungamento del volto.
Gli impieghi sono tantissimi: design, arredamento, ma anche automobili, farmaci, protesi mediche.
Un progetto più particolare di altri potrà avere ripercussioni al di là del semplice uso di ciò che viene "stampato": si chiama "Growing plant" dell'azienda Genome Compiler. Niente più energia elettrica, ma piante hi-tech in grado di brillare anche al buio. Eh? Il procedimento non è semplicissimo, ma si può spiegare così: £L’idea è quella di utilizzare un enzima chiamato luciferasi – presente in lucciole, batteri e funghi – per modificare la sequenza di DNA delle piante. Una volta prodotta la sequenza con una speciale stampante laser 3D – la Cambrian Genomics – i geni vengono inseriti nella pianta con l’ausilio di una “pistola genetica”.
Il risultato è semplice, ma, se sviluppato, potrà permettere di creare piante in grado di crescere con meno acqua e in condizioni più difficili. Un fattore cruciale per nutrire una popolazione mondiale che sfiorerà i 9 miliardi di persone nel 2050, come hanno preannunciato le Nazioni Unite. Il "terreno" è minato - si tratta in ogni caso di organismi geneticamente modificati - ma gli Usa si mostrano positivi e propositivi.
Fonti: CheFuturo, Wired