Quando non sei d'accordo con il tuo "capo"
La conversazione è un terreno di confronto spesso minato, soprattutto quando il nostro interlocutore ha "più potere" di noi. Parlo di "capi", in generale: supervisori, responsabili.
I pensieri che più spesso facciamo sono legati alla paura: "Chissà cosa penserà se scopre che non sono d'accordo con lui/lei". "Devo dirglielo?" "Se glielo dico, cosa risponderà?" "Quali conseguenze ci saranno? Non gli/le piacerò più?" "Potrebbe licenziarmi". Un vortice di pensieri.
L'Harvard Business Review consiglia due libri sull'argomento: Crucial Conversations di Joseph Grenny e Failure to Communicate di Holly Weeks. E dà qualche consiglio per non vivere nell'ansia e avere delle conversazioni costruttive.
- Evita di sovrastimare il pericolo. Per istinto di sopravvivenza, massimizziamo la minaccia che potremmo trovarci di fronte, pronti a "salvarci la pelle". Ma non sempre le cose si mettono male: potresti generare un po' di sorpresa, dicendo la tua, o delle controargomentazioni. Ma ricorda che il confronto è la base di ogni relazione, professionale e non. Pensa: quali sarebbero le conseguenze se invece tu non parlassi?
- Puoi sempre aspettare il momento giusto. Hai bisogno di tempo per raccogliere le idee, trovare degli esempi a tuo favore, insomma prepararti al confronto? Prenditelo. Non agire di impulso, non sbattere porte, e soprattutto parlane in privato, non durante una riunione o davanti a tutti. Se sai che troverai disaccordo, devi essere più sicuro di te stesso di quanto tu non lo sia mai.
- Trova un obiettivo comune. Va bene, tu e il tuo "capo" non siete d'accordo su qualcosa, ma dovrà pur esserci un terreno che condividete, su cui entrambi dovrete muovervi, per il bene vostro e del gruppo. Può essere un obiettivo: concludere un progetto in tempo, proteggere la reputazione dell'azienda... perché a quel punto, ok la diversità d'opinione, ma dovrete metterla da parte o "digerirla" per un risultato soddisfacente. Non vuol dire arrendersi; vuol dire mettercela tutta per non rovinare il lavoro che state facendo.
- Chiedi il permesso di non essere d'accordo. Può suonare come una resa, ma è molto utile. "Ho ragione di pensare che questo non funzioni. Posso spiegarti perché?" Cioè, metti le mani avanti e renditi disponibile a spiegare le tue convinzioni, se l'altro vorrà ascoltarti. Adesso sta a lui/lei, ed è un altro modo per rendere la conversazione un impegno di entrambi.
- Rimani calmo. L'atteggiamento, first of all. Fai attenzione al linguaggio del corpo (la controparte può leggerci quello che vuole) e non alzare la voce (quando siamo nel panico, tendiamo a farlo). Parla lentamente. Ricorda che il tuo è un punto di vista, e, come te, anche l'altro ne avrà uno suo. Quindi, resta umile e collaborativo. E ci sono buone possibilità che chi hai davanti ti imiterà.
Purtroppo, le cose possono mettersi male e potresti trovare davanti a te un muro. Ma tentar non nuoce.