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Valeria Tonella Valeria Tonella

Apple, dipendenti perquisiti sporgono denuncia

Non farebbe notizia se stessimo parlando del check-in di un aeroporto, ma le perquisizioni salite agli onori delle cronache sono quelle subite dai dipendenti di un'azienda, e non di un'azienda qualunque. Una lettera di protesta è arrivata infatti sulla scrivania di Tim Cook, AD Apple, da parte dei lavoratori di alcuni store americani che si sentirebbero umiliati dai continui controlli - anche quando vanno in pausa pranzo - e che vorrebbero essere risarciti per il tempo perso.

Due, quindi, le "accuse" al board manageriale: l'invasione della sfera privata del dipendente - che è costretto a mostrare il contenuto di zaini e borse ogni volta che lascia il posto di lavoro - e la non retribuzione del tempo che devono trascorrere con i manager dei punti vendita, tempo che varia dai 5 ai 15 minuti. Che non sono nulla per i dipendenti a tempo determinato o indeterminato, ma cambiano le condizioni dei lavoratori a ore, pagati in base ai minuti di lavoro effettivi. Apple risponde: serve per trovare eventuale merce di contrabbando e per evitare i furti.

I lavoratori hanno sporto denuncia: l'udienza è prevista per il 2 luglio.

Un caso analogo era avvenuto in Amazon, quando la Corte Suprema americana stabilì che, seppur di legge, i controlli “non rientrino nell’attività principale del lavoratore”, e quindi non siano retribuibili, ma la società finì per pagare i dipendenti per il tempo trascorso ai controlli.

Vedremo cosa deciderà stavolta.