BASTA "VETRINE DORATE": IL POTERE DEI CHIP
Il riconoscimento facciale non è il solo modo per personalizzare la pubblicità nel retail: alcuni studenti dell’European Institute of Technology hanno studiato un sistema che collega i profili Facebook dei consumatori con dei microchip di tipo Rfid (Radio frequency identification) incorporati nelle carte fedeltà. In questo modo quando il cliente è in negozio, possono comparire adv in linea con gli interessi del cliente e offerte speciali uniche.
Burberry ha testato qualcosa di simile nel suo “quartier generale” di Londra, lo splendido store in Regent Street, rivisitato in chiave tecnologica per l’ultima London Fashion Week. Burberry utilizza delle targhette (tag) digitali nella promozione delle ultime collezioni: scannerizzando queste targhette con lo smartphone, i clienti possono guardare dei video interattivi che mostrano come è stato fabbricato il prodotto e quali altri capi o accessori sono abbinabili; alle pareti ci sono specchi che “leggono” queste etichette speciali e mostrano come l’abito starebbe al cliente, in una passerella virtuale. Inoltre i capi tracciati con i tag permettono di ricostruire la “storia” del cliente (con il suo consenso) segnando in memoria quali ha indossato, le sue preferenze o i prodotti che non sono piaciuti. Se inserito nel database dello store, il cliente può ordinare i capi che gli piacciono dalle sfilate, farseli recapitare a casa in 9 settimane e averli personalizzati con una targhetta (non virtuale) con nome e cognome (“Made for...”, “Confezionato per...”).
Burberry vuole forse abbandonare lo stereotipo della boutique di lusso dove il prodotto si può rimirare solo dietro a una vetrina dorata?
Fonti: BBC, Forbes