Stili di lavoro
Sono tempi complessi, ma insieme è più facile
Si continua a parlare di resilienza, e per una ragione: serve. Gli studi stanno approfondendo questa specifica qualità dell’essere umano con applicazioni anche nelle scuole e nei sistemi più complessi.
L’università di Stoccolma, nelle aule del Resilience Centre, si interessa di sistemi socioecologici e sta sviluppando un metodo che può servire realmente a qualunque organizzazione o gruppo. Vediamo quali sono i sistemi che funzionano di più e nel tempo.
- I sistemi con più componenti – e quindi con un grado più elevato di diversità. Se infatti alcune parti si perdono o falliscono, il sistema continua a esistere, mentre duplicare ruoli o azioni causa ridondanza e malfunzionamenti.
- I sistemi con più connessioni. Comunicare, comunicare, comunicare. Ma solo se i contatti non contribuiscono alla propagazione degli elementi negativi (scarsa motivazione, informazioni sbagliate…).
- I sistemi che valutano tutti i “segnali”. Una crisi non è mai improvvisa: viene preceduta da un lento peggioramento che conduce alla soglia di rischio, attraversata la quale… bum. Il tracollo. Accorgersi in tempo è fondamentale. Parola d’ordine: feedback. E ciò dipende dalle connessioni di cui parlavamo prima, anche su più livelli.
- I sistemi più partecipativi. Un gruppo ben informato è un messo nelle condizioni di agire.
- I sistemi più disposti ad apprendere: come si può pensare di essere resilienti se non si è disposti a evolvere, e quindi a imparare?
È tutto nelle nostre mani.