Questa chiocciola è una papera
IL SIMBOLO @ È UNIVERSALE, LA PAROLA PER DIRLO NO
Tecnicamente è un logogramma, un grafema: un segno scritto a cui corrisponde una parola o un significato. Oggi, per comunicare, non potremmo farne a meno… ma cosa diavolo è l’indispensabile simbolo “@”?
Mica facile a dirsi! Perché, se tutti ormai ne conoscono l’utilizzo (nelle email ma anche, in modi diversi, nei social), l’origine del segno ha diverse interpretazioni. E soprattutto la sua denominazione nel mondo è un buffo caso di pura babele linguistica.
Se lo chiamate “at” (pr. “et” - cioè la denominazione inglese di at o commercial at, che poi vorrebbe dire semplicemente “a” o “presso”), dovrebbero capirvi ovunque. Almeno in teoria, perché neanche inglesi e americani lo chiamano sempre allo stesso modo: un anglofono potrebbe dire snail (lumaca o chiocciola), ma anche ape (scimmia), cat (gatto) o rose (rosa)… don’t ask me why!
In compenso, aldilà dell’Atlantico qualcuno lo chiama ampersend, che richiama un “segno di invio” per affinità con un altro segno universale, l’ampersand che sta per &, cioè e, et, and.
Significati: l’arca di No@
Avendo già citato una connessione con il mondo invertebrato, passiamo subito al termine italiano: chiocciola, o chiocciolina, che fa simpatia e ci sembra ovvio. Invece per il resto del mondo la questione è complessa, e potrebbe crearci qualche problema proprio di comunicazione.
In Armenia può essere “la scimmia” (kapik), perché la vedono anche come una scimmia che si appende a un ramo, e questa visione è condivisa, nelle rispettive lingue, da bulgari, frisoni e polacchi.
Estoni e rumeni sono più specifici: “coda di scimmia”.
In Russia è “la rana”, ma anche “l'orecchio” (già più facile capire perché).
Meno comprensibilmente, almeno per noi, in Uzbekistan @ è “cagnolino”, mentre in ungherese è “verme”.
In cinese mandarino è xiao laoshu, ovvero “topolino” (da non confondersi con il mouse – ma questa è un’altra storia), forse perché sembra “avvolgersi” in una coda.
La fantasia zoomorfa prosegue con i greci, per i quali la nostra bavosa amica si trasforma in papaki, un paperotto (o l'occhio del paperotto – mah!).
Significati: il fronte razionale (insomma…)
In Svezia e Groenlandia, con fredda didascalicità, il nostro simbolino diventa Snabel-a, ovvero a-proboscidata.
In turco l’indicazione principale è il fonetico et (e non “at”, che sarebbe invece “cavallo”), ma sono usati anche çengelli a, cioè “a uncinata” (influenza germanofila?) o il decisamente più poetico güzel a, “bella a”.
In spagnolo @ oltre che at è anche arroba, con probabile rimando all’abbreviazione mercantile di una antica unità di misura araba (circa un quarto di quintale), da cui forse deriva anche la forma francese arobase. Diciamo forse perché, da un popolo che si ostina a chiamare il computer ordinateur, l’origine più probabile sarebbe rond bas, cioè “a minuscola rotonda”.
I giapponesi lo chiamano semplicemente attomaku, “segno di at”. Anche se a volte la globalizzazione viene fatta a fettine con l’uso del termine naruto, un cilindro di pesce salato che, tagliato sottile, rivela la caratteristica spirale.
Altre metamorfosi
La chiocciola sta contribuendo a un’altra innovazione nella comunicazione: la reintroduzione del neutro, cioè della “marca flessionale neutra, comprensiva del maschile e del femminile” nei nostri usi linguistici – nell’ottica del politically correct.
Infatti, negli ambienti ad alta tecnologia delle rete (e con uso crescente nei Paesi di lingua spagnola), iniziare una lettera o un’email con “Car@ Amic@” significa rivolgersi a maschi e femmine.
Il tasto negletto
Un altro aspetto bizzarro di questo fondamentale elemento della comunicazione moderna è che il tasto @ spesso… non è un tasto! Nella maggior parte dei computer e in molti dispositivi la chiocciola convive infatti con altri simboli, e quindi, per digitarla, dobbiamo usare una combinazione di tasti. Ridicolo, considerando quante volte al giorno lo facciamo e che… in origine non era così (a sempiterna dimostrazione che la capacità umana di complicare le cose raggiunge altissime vette, tendendo all’infinito).
Infatti, 40 anni fa, il simbolo @ compariva già su qualche tastiera. E infatti è lì, su una vecchia telescrivente ASR-33, che lo trovò un ingegnere elettronico americano di origine olandese, Ray Tomlinson.
In realtà, indagando a ritroso, @ era sulle tastiere da tanto: su una macchina da scrivere Caligraph III del 1882 aveva un tasto tutto suo! Ma, dal momento che veniva utilizzato poco Tomlinson, che stava sviluppando nuove applicazioni per Arpanet, l'embrione di Internet, inserì la @ per distinguere la posta elettronica interna a un certo programma (che ne è priva) dalla posta elettronica che andava spedita a qualcuno che si appoggiava “presso” – cioè in inglese at – un altro programma.
Nel novembre del 1971 mandò la prima email... e noi non abbiamo più smesso!