Mente aperta? All'aperto (e invece ci stiamo pochissimo)
Stamattina, andando in redazione a piedi, abbiamo avvertito sulla faccia la sensazione del sole che “riparte” dopo l’inverno. L’abbiamo sentita più del solito. Sarà che il numero primaverile di V+ sta arrivando (manca poco, poco!), sarà che abbiamo beccato questo articolo di Wired dove si dice che, di tutto il tempo, ne trascorriamo fuori, all’aperto, solo una minimissima parte.
Ma proprio minissima: il 5% di una giornata, pare. Che è davvero poco. Lo dimostrano delle applicazioni come Mappiness dove gli utenti possono registrare i luoghi che li hanno resi felici... e pochissime volte si tratta di luoghi esterni.
Non siamo più popoli nomadi, neppure contadini. Per stare all’aria aperta, dobbiamo andarci apposta, ritagliarci del tempo, e manca sempre.
La domanda, però, è un’altra: sentiamo questa mancanza? Cerchiamo il contatto con la natura? O ci siamo ormai stabilizzati in uno stile di vita tra quattro mura, illuminati dai nostri smartphone o dallo schermo del pc?
“Sottovalutiamo l’aiuto che la natura ci può dare”. Nel libro The Nature Fix di Florence Williams l’autrice, intervistata da Wired, dice che soffriamo di “sindrome di ritiro dalla natura”: “La natura ci rende più rilassati, creativi, disponibili a connetterci agli altri”. Ma è un circolo vizioso: “Non trascorriamo abbastanza tempo nella natura per capire quando bene ci faccia, e poiché non capiamo quanto bene ci faccia, non trascorriamo abbastanza tempo nella natura”.
“Soprattutto se stiamo combattendo con stress, tristezza, difficoltà di concentrazione, usciamo! Più di quanto vorremmo”.
Basta una passeggiata in pausa pranzo, per stare meglio, riequilibrare il bioritmo (che spesso “sballiamo” illuminandoci fino a notte fonda con gli smartphone), abbassare l’ansia, fare il pieno di vitamina D.
“La nostra società moderna è piena di eventi improvvisi (sirene, cellulari che squillano, clacson che strombazzano, televisioni ad alto volume, etc.) che catturano l’attenzione e ci conducono a distrarci facilmente. Al contrario, gli ambienti naturali sono caratterizzati da suoni gentili, morbidi, rilassanti che permettono al sistema attentivo esecutivo di essere pienamente in funzione” (ricerca americana del 2012)
- #fridaysforfuture Duemila piazze mobilitate nel mondo, un centinaio solo in Italia. Basterebbero questi numeri a testimoniare come la proposta di Nobel per la giovanissima attivista svedese Greta Thunberg non sia affatto solo una trovata mediatica. Il suo impegno, che per mesi ogni venerdì l’ha portata a scioperare contro il cambiamento climatico davanti al parlamento del suo Paese, è stato fatto proprio da decine di migliaia di ragazzi a ogni latitudine. (articolo di Rolling Stone Italia)
- Il 2018 è stato l’anno del boom dei giardini verticali, nei luoghi pubblici, nelle aziende... (articolo di Life Gate)
- La scienza lo ha dimostrato: “ Spesso quando ci sentiamo affaticati o stanchi beviamo caffè, tuttavia la ricerca suggerisce che per ricaricare le batterie è molto più fruttuoso stare nella natura” (articolo di Luca Mazzucchelli)
Chicche di lettura: Il barone rampante di Italo Calvino, Il giro del mondo in 80 alberi di Jonathan Drori, Walden Vita nel bosco di Henry David Thoureau