SMARTPHONE E TABLET AGGIUNGONO DUE ORE DI LAVORO AL GIORNO. È DIPENDENZA?
LA TENDENZA È DI NON SPEGNERE I DEVICE AZIENDALI NEANCHE DI NOTTE. E INTANTO SONO SEMPRE DI PIÙ LE PERSONE AFFLITTE DA "NOMOFOBIA", PAURA DI PERDERE CELLULARE O IPHONE E DI RIMANERE, COSÌ, DISCONNESSI DAL MONDO
A fine anno il Corriere della sera riprendeva uno studio promosso tra la popolazione inglese da Pixmania.com, colosso delle vendite di prodotti hi-tech. Secondo quella ricerca, tablet e smartphone aggiungono almeno due ore lavorative al giorno. Si tratta soprattutto di telefonate per motivi professionali e di gestione della posta elettronica.
Approfondendo il sondaggio, si scopre che un lavoratore britannico su dieci trascorre una media di tre ore al di fuori dell'orario d'ufficio a leggere e cancellare email; due terzi hanno ammesso di controllare la propria corrispondenza virtuale subito prima di andare a dormire e appena aperti gli occhi la mattina; più di un terzo ha confessato di aver risposto a un messaggio lavorativo nel cuore della notte.
È dipendenza da tecnologia? Così sembrerebbe, almeno per quanto riguarda gli inglesi intervistati. Ma come da sempre si ribadisce, il problema non sembra risiedere tanto nei device mobili che si hanno a disposizione, quanto nel come vengono adoperati.
Vero è che sempre più aziende richiedono ai dipendenti una rintracciabilità oltre le ore di lavoro, magari con la scusa che il lavoratore è stato dotato di uno smartphone o un tablet aziendale. E la tentazione a "dare un'occhiata" ai messaggi diventa forte anche fuori dall'ufficio.
Tornando sul tema tecnologia e dipendenze, il Corriere ha pubblicato più di recente un articolo riferito a un altro studio inglese, commissionato questa volta da SecurEnvoy, società specializzata in sicurezza digitale: dal sondaggio sembra emergere che una delle maggiori paure di questi tempi si chiami "nomofobia", in inglese "no mobile phone phobia", dunque la paura di perdere o rimanere senza il proprio telefono cellulare. Su mille intervistati ha risposto così il 66%. Il 41% cerca di superare il timore dotandosi di due apparecchi. Quattro anni fa lo stesso sondaggio aveva fissato la quota dei nomofobici al 53%. Pare che gli intervistati arrivino a controllare il telefono almeno 34 volte al giorno, per assicurarsi di averlo con sè. Soffrono di questa sindrome più le donne degli uomini (70% contro 61%), ma sono di più i maschi che possiedono due apparecchi (47% contro 36%).
Sempre di più, dunque, le persone che non possono separarsi dall'oggetto che ormai può custodire qualunque tipo di dati, nomi, numeri, indirizzi, informazioni.
La nomofobia, spiega il Corriere, è solo una delle facce dell'attaccamento alla tecnologia che ci caratterizza e di cui si sta discutendo molto anche all'estero: in un sondaggio del Chicago Tribune, per esempio, la maggior parte del campione dichiara di poter rimanere tranquillamente una settimana senza lavarsi i denti, ma non senza l'iPhone. Altro dato preoccupante quello divulgato dal Digital Journal: il 75% delle persone non abbandona il telefono neppure per andare alla toilette.
Fonte: corriere.it