Pillole


Valeria Tonella Valeria Tonella

Dal volume N° 48

Elogio del silenzio in ufficio

 

Una sera, su Radio 2, discutevano di uffici e acustica. Dal greco, studia il suono e come si propaga. Si diceva che negli uffici, molto spesso, tutto viene curato al dettaglio: l’arredamento, l’illuminazione… ma non l’acustica. Ed è strano, visto che lavoriamo nell’era degli “open office”, dove si condividono non solo gli spazi, ma anche i rumori. Nel libro Il gusto di lavorare (edizioni il Mulino) uno degli autori racconta:

Ho passato quattro anni e mezzo in un’azienda editoriale con un ufficio open space e un rumore quasi costante. Diventare un libero professionista è stato uno shock, c’eravamo solo io e i miei due gatti. Poi, un paio d’anni dopo, mi è stato chiesto di scrivere qualche articolo. Così sono riapparso in ufficio e, in ufficio pieno di attività e di persone, non esiste mai, per definizione la tranquillità che mi serviva per iniziare”.

Pensate che in Inghilterra e anche negli Usa c’è l’usanza di incontrare i clienti in luoghi del tutto atipici, come i locali di bowling…

Ma tornando agli uffici: è indubbio che collocare le persone in unico grande spazio ha vantaggi di flessibilità, comunicazione, condivisione; ma molte ricerche hanno evidenziato come i pareri su questa modalità di lavoro siano contrastanti. Perciò, non è più così strano parlare oggi di “comfort acustico” in ufficio, così come si sta attenti alle luci o alla comodità delle sedie in sala d’attesa.

Gli esperti consigliano di adottare pareti divisorie fonoassorbenti – e di applicarle anche ai soffitti, che tendono a far “rimbalzare” e propagare i suoni.

Più semplicemente, si possono collocare in spazi a parte gli elementi che causano più rumore di fondo, pensiamo alle stampanti, che restano accese tutto il giorno creando brusio, o agli impianti di condizionamento.

Ovvio, poi, che i telefoni – e chi risponde – dovrebbero a loro volta essere separati da chi ha bisogno di concentrazione, così come gli ambienti deputati a riunioni, teleconferenze (anche per ragioni di privacy).

Da analisi, si è scoperto che il rumore, se non controllato, può infastidire al punto da far calare la produttività, perché, dopo ogni interruzione, ci vogliono almeno 15 minuti per rimettersi al lavoro.

Ah, e mi raccomando: la suoneria dei cellulari…