Ma i commerciali sanno vendersi?
Da un po’ di tempo in redazione ci capita più spesso di interagire con i nostri lettori-venditori: non solo gli abbonati, ma anche i fan sui social, i gruppi LinkedIn, i professionisti incontrati in convegni e workshop. Si tratta ovviamente di una modalità di relazione variegata, e devo dire che il quadro che ne esce è bizzarro: leggervi o ascoltarvi anche come clienti ci dà molti spunti di miglioramento, ma rivela che… per nostra fortuna, con voi c’è da lavorare!
Qualche esempio banale: alcune email arrivano senza un briciolo di firma (e né buongiorno né buonasera). Si chiede una spedizione, ma non c’è indirizzo. Oppure una fattura, e l’unico dato utile è “Peppino”.
Considerazione 1: a meno di uno sdoppiamento di personalità, la stessa persona è un professionista che ogni giorno scrive ad aziende, selezionatori, fornitori, colleghi, capi e, sì, anche clienti, in quello stesso modo.
La questione è: basta la partita Iva per essere dei professionisti?
Altri spunti ci vengono dai nostri osservatori online: i social e i gruppi.
Lì abbiamo trovato anche gente che scrive – e soprattutto pensa – bene: tanto che da alcune cose che abbiamo letto online sono nate corrispondenze interessanti e anche collaborazioni (in questo numero ospitiamo un paio di nuovi venditori-autori “incontrati” così). Ma mediamente i temi sono: uffa i clienti sono esigenti, uffa le aziende sono esigenti, uffa il mondo è cambiato.
Considerazione 2: tranne che nei film di Checco Zalone, non si nasce più “statali”. E per stare al passo col cambiamento bisogna leggere qualcosa di più delle Pagine bianche.
La questione è: cosa sapete di non sapere?
Con questo numero di V+ vogliamo provare a lanciare qualche sfida: parlando di obiettive mancanze e di vecchie scuse, di leadership possibile e sorriso strategico, di nuove professioni e nuovi mercati.
E parlando poi di formazione, che oggi finalmente per chi vende ha nuove risorse e un nuovo corso – letteralmente: anche universitario.
Buona lettura (anche a Peppino).