Siamo cambiati, e i nostri acquisti lo dimostrano
Ci sono intere fasce di consumatori nati dopo la crisi, che la crisi non la conoscono, e, di conseguenza, non fanno confronti, ma vedono ogni miglioramento come un passaggio in positivo. Ci sono anche consumatori che hanno dimenticato il periodo precedente al 2009.
È uno dei punti dell’Osservatorio sui consumi delle famiglie, diretto da Domenico Secondulfo, docente di Sociologia all’Università di Verona. Il primo rapporto dell’Osservatorio è stato pubblicato da Franco Angeli, e nella panoramica individua sì, uno “zoccolo di povertà” che costringe le famiglie a ridurre i consumi, senza troppe alternative, ma anche un tipo di consumatore “forgiato” dalla crisi, più attento a confrontare i prezzi, la qualità e i punti vendita, insomma a informarsi. Dominano i grandi centri commerciali, anche se si è assistito indubbiamente, a una crescita del mercato dell’usato (il cosiddetto “vintage”).
La “grande recessione” del 2009 comincia a essere lontana, abbastanza da non dominare più la visione del consumatore, che si è adattato, e ha una visione quasi “ottimistica”. Una nuova normalità, anche nei comportamenti economici, che porta a una evoluzione delle strategie d’acquisto: usare Marketplace su Facebook non è più così “strano”, anzi al modello del “chilometro zero” si affianca quello del “chilometro vero”, cioè del rapporto diretto tra utenti che vendono e utenti che comprano; la sobrietà negli acquisti non viene più nascosta o concepita come un peggioramento dello stile di vita. Si guarda avanti. Si tende, per esem-pio, a concentrare di più le spese in periodi precisi dell’anno, come il natale o i saldi, senza che questo sia un problema o una limitazione; il cibo è sempre più un regalo gradito (non solo durante le feste) e si fa attenzione alla qualità invece che alla quantità; emblematico il caso dei prodotti “senza” (senza glutine, lattosio…), legati a una mentalità di “rinuncia” che però fa bene alla salute. (Fonti: Business Community, La Repubblica)