Che mondo sarebbe senza...? Storia di oggetti intramontabili
NON DI SOLO SMARTPHONE O PC VIVE L’UOMO:
CURIOSITÀ E STORIA DI “COSE” DI CUI NON POSSIAMO FARE A MENO
(SECONDA PARTE)
Nello scorso numero abbiamo cominciato a parlare di “oggetti intramontabili” e a vederli con altri occhi: appendiabiti, gomme da cancellare, collant. Oggetti di semplice funzionamento, che però hanno cambiato la storia e di cui oggi non possiamo fare a meno. Infatti li usiamo quotidianamente.
Continuiamo, allora, la carrellata.
LACCI
Che c’entra la matematica?
Secondo Focus, esistono almeno 17 modi per allacciare le stringhe delle scarpe. Quando sono stati inventati? Difficile dirlo: si suppone che venissero usate alla stregua dei lacci in cuoio o tessuto che chiudevano abiti, corsetti, pantaloni almeno fino all’avvento dei bottoni (vedi voce) e della zip (vedi voce).
Perfino un matematico si è lambiccato sugli schemi di “allacciamento” delle stringhe, applicando il caso del commesso viaggiatore: “se vuole passare per un certo numero di città, solo una volta, con punti di partenza e arrivo fissati, che percorso dovrà fare”; in pratica, il “cammino” che fanno i lacci, con gli occhielli della scarpa al posto delle città.
MATITA
Dai temporali alla Faber
La matita è un’invenzione abbastanza recente: tutti sappiamo che dentro c’è la grafite (dal greco, “scrivere”), ma meno conosciuta è la vicenda di un grosso temporale che nel 1554 colpisce un villaggio dell’Inghilterra, tal Borrowdale, sradicando una quercia, e dei pastori che si servono del legno carbonizzato per contrassegnare gli ovili.
La prima bottega di matite apre a Norimberga nel 1662: la “ricetta” prevede grafite tritata, argilla, cera, coloranti naturali e poi fuliggine; cambiando la quantità di argilla e il grado di cottura, cambia la durezza della matita, che comincia a essere usata anche per il disegno.
La moderna matita, di colore giallo all’esterno, è un’idea di Franz Hardtmuth, artigiano della ceramica: la chiama “Koh-I-noor”, dal nome indiano di un diamante proprio giallo, “Montagna di luce”.
Nel 1839 un ventiduenne, Lothar von Faber, prende una tavoletta di legno tenero dalla bottega di famiglia (fondata nel 1761), ci scava un solco, inserisce una mina, la ricopre con un’altra tavoletta e colla, taglia la punta a esagono.
Oggi la matita viene usata ancora per votare: è, però, di tipo “copiativo”, fatta da un impasto di colorante, talco e collante. Non sono, quindi, cancellabili…
OMBRELLO
Il malocchio e l’emancipazione
Sicuri di saperlo usare come si deve? Il galateo ha parecchie regole per questo oggetto che sembra risalga agli egizi ed è nato per fare ombra (da qui, l’etimologia):
- se piove e un signore accompagna una signora, deve sempre reggere lui l’ombrello;
- se camminando si incrocia una donna o un anziano, è bene cedere la strada;
- non bagnare gli altri;
- camminare a testa alta, senza ingobbirsi sotto la “cupola”;
- se si entra in un luogo pubblico o si sale su un mezzo, tenere l’ombrello chiuso e vicino a sé; non abbandonarlo dove capita né infradiciare i sedili;
- magari, usare il portaombrelli.
Gli incidenti capitano: ombrelli che si rompono, portati via dal vento o che durano un’inezia. In effetti, in molti si interrogati sulla scarsa funzionalità di questo oggetto: siamo arrivati ad avere smartphone super tecnologici, ma non ombrelli più robusti o che siano più facili da chiudere; perché l’ombrello è rimasto pressoché lo stesso da quando è stato inventato, anche se nel 2008 il New Yorker ha parlato di 3 mila brevetti attivi collegati agli ombrelli – ma i modelli costano troppo, e l’ombrello viene considerati più un usa e getta che qualcosa in cui investire. Continuiamo a perderli, a bagnarci e a essere costretti a manovre complicate quando saliamo in auto. Tutto normale.
PLASTICA (BOTTIGLIETTA)
Discendente del vetro e dei gas della birra
Dobbiamo a un ricercatore venticinquenne l’invenzione della bottiglia in plastica: nel 1967 Nathaniel Wyeth inizia a fare dei test per trovare un materiale che – a differenza del più costoso, fragile e pesante vetro – resista alla pressione delle bevande gassate. Dopo migliaia di esperimenti, sovrapponendo e intrecciando fibre di nylon, usando stampi e getti d’aria per dare la forma e infine optando per il PET (un tipo di plastica trasparente e flessibile) presenta il brevetto nel ’73, e qualche anno dopo si scopre come riciclarle.
Fino alla comparsa delle bottiglie in plastica, Fanta e Coca-Cola si bevono nelle bottiglie di vetro; l’acqua frizzante, invece, è opera di uno scienziato inglese del ‘700, Joseph Priestley, che conosce Benjamin Franklin (altra mente geniale) e studia i comportamenti dei gas nel processo di fermentazione della birra. Durante una prova, Priestley mette una brocca d’acqua sopra uno dei grandi tini, notando che assorbe il gas e fa le bollicine e che il sapore è gradevole e stuzzicante per il palato.
RADIO(AUTO)
Il suono in movimento
Compagna di viaggio e distributrice di canzoni e notizie, l’autoradio è diventata sempre meno “accessoria” per chi sta spesso in macchina. Eppure non ha avuto un esordio facile: ne producono dei prototipi i fratelli Galvin, nel 1928, con l’intenzione di mettere insieme un dispositivo che consentisse agli apparecchi radio alimentati a batteria di funzionare anche con la corrente di rete. I due fratelli hanno buona volontà, ma arriva la Grande depressione americana del ’29 a mettere loro i bastoni tra le ruote: grazie all’aiuto di due finanziatori, nel 1930 Paul e Joseph installano il primo modello di autoradio sulla Studebaker di Paul: costa 150 dollari. Un’auto ne costa 650. Fortunatamente, nel giro di pochi anni, i costi si riducono, e vengono montate le prime autoradio di serie su modelli Ford e Crysler. E il marchio? All’epoca la radio più diffusa si chiama Radiola: Paul sostituisce a “radio” la parola “motor”, perché è un “suono in movimento”: ecco Motorola, che dal ’47 diventa il nome della società dei Galvin.
SANDWICH
Un’invenzione di nobili origini
Oggi con questa parola si indicano un po’ tutti i panini: dal toast al tramezzino, allo sfilatino. La forma tipica, però, è quella triangolare.
È di nobili origini: deve il suo nome a sir John Montague, conte di Sandwich e politico inglese di un certo livello (è il ‘700); il signore, però, ha il vizio del gioco d’azzardo, e passando ore al tavolo, ha bisogno di uno snack da tenere con una mano sola, mentre l’altra è impegnata con le carte…
Il primo sandwich che il conte ordina in un club di Londra ha due fette di pane con dentro sottili tranci di carne di manzo. Ma il cuoco prepara il pane tostato e dentro il roastbeef; così buono che gli altri giocatori chiedono “la stessa cosa di Sandwich”. E da lì inizia la storia di uno degli snack più famosi: la metà della popolazione americana ne mangia almeno uno al giorno. Fate i conti.
TAXI
Giallo e cinematografico
Esistono da sempre sistemi per trasportare a pagamento persone da un posto all’altro: si comincia a parlare, però, di “safety cab” nel 1834, veicolo a due posti trainato da cavallo.
Nel 1891, viene inventato il tassametro, per calcolare le distanze percorse.
La prima società del mondo a usare l’auto per trasporti pubblici è la Friedrich Greiner di Stoccarda: una vettura percorre circa 70 chilometri al giorno e diventa di moda tra i ricchi.
Il taxi arriva a New York agli inizi del ‘900: Henry Allen pensa bene di verniciare i veicoli di giallo, per renderli più visibili anche da distante (prima erano rossi e verdi). Ecco lo “yellow cab” che è diventato uno dei simboli della città, protagonista di molti film (Taxi Driver, nel 1976) e che nel 2007 ha festeggiato il centenario (l’Empire State Building si è illuminato di giallo, ovviamente).
Oggi resta la soluzione più economica per spostarsi a New York, soprattutto se in gruppo. Con l’app gratuita CabSense si può vedere una mappa dove trovare taxi liberi.
In Italia i taxi nascono verdi con il padiglione nero, usati dagli anni Settanta soprattutto dalle famiglie che andavano in vacanza, a marchio Fiat. Poi sono diventati gialli come quelli americani o bianchi. Nel resto del mondo troviamo delle varianti: il risciò, tuk-tuk, taxi-asino…
WEBCAM
Il caffè è pronto?
È il mezzo per vedersi da una parte all’altro del mondo; riprende strade, piazze, aeroporti; il quotidiano inglese The Guardian l’ha definita una invenzione pari alla radio di Marconi o alla Bibbia di Gutemberg.
La prima, rudimentale webcam viene installata nel 1991 nel dipartimento di informatica di Cambridge per controllare da ogni ufficio di ogni piano il livello della brocca del caffè nella saletta relax. Incredibile, vero?
I ricercatori creano una applicazione, XCoffee, che diffonde il segnale in tutto il dipartimento sulla rete locale: immagini in bianco e nero, aggiornate tre volte al minuto per evitare al personale viaggi inutili.
Nel 1993, quando nasce il linguaggio Html, la webcam viene collegata a internet, e tutti gli utenti del web possono collegarsi al sito della Trojan Room Coffee Pot (come si chiama la stanzetta) e guardare le riprese.
Un po’ per gioco, un po’ per sperimentazione. Così nasce la webcam, che viene replicata in tutto il mondo.
ZIP
Che verso fa?
Il nome della cerniera (o zip) viene dal suono stesso che fa quando si apre e si chiude: durante una riunione di presentazione del prodotto, un dirigente, mentre ne dimostrava il funzionamento, disse qualcosa come: «Zip’er up». Nel 1925 venne registrato il marchio.
Ma facciamo un passo indietro: torniamo a un commesso viaggiatore di Chicago, Withcomb Judson, che un giorno osserva un amico incapace di allacciarsi le scarpe a causa del mal di schiena; Judson pensò che avrebbe avuto bisogno di aprire e chiudere le scarpe con una sola mano, grazie a un sistema di due catene metalliche, una con i “denti”, l’altra con le asole. Un dispositivo scorrevole avrebbe incastrato o separato i denti nelle asole. Nel 1893 Judson ottiene il brevetto; aprì un’azienda per la produzione, ma non ebbe successo. Nel 1913 un ingegnere svedese, Otto Sundback, che lavorava per lui, dopo la morte del “papà della zip”, ebbe l’intuizione geniale: attaccare le catene metalliche con denti e asole su un nastro di tessuto. Il brevetto arrivò l’anno dopo.
I primi a usare la moderna zip furono i soldati dell’esercito americano per le loro uniformi.
Fonti e approfondimenti: Accordion to Zeppelin: Inventions from A to Z diMary Elizabeth Salzmann e Diane Craig, Eureka, 100 inventori e 100 invenzioni, di Antonio Cianci, Che idea! 100 invenzioni che hanno cambiato la nostra vita di Antonio Cianci, Medioevo sul naso, Occhiali, bottoni e altre invenzioni medievali di Chiara Frugoni