Parole del business: omaggio
Quando omaggiamo il cliente con qualcosa di gratuito, dovremmo pensare (come spiegano sul sito Una parola al giorno) che storicamente l’omaggio non nasce come un dono. Nel Medioevo, il re concedeva feudi ai nobili, che in ginocchio davanti a lui, giuravano di essergli fedeli, in quanto suoi “uomini”. In francese, “homage” viene da “homme”, che significa “uomo”. Da questa cerimonia, si è passati a indicare, più in generale, un atto di deferenza, ossequio e rispetto verso qualcuno, e dal dono o dai doni che spesso accompagnavano il momento.
Ecco la bellezza di questa parola, che non va associata ai portachiavi o alle offerte 3x2: l’omaggio dovrebbe essere un gesto di cortesia e ammirazione che sì, poi prevede un dono materiale. Ma poi.
E perché si dice anche “campione”? Semplice: sul “campus” di battaglia, era colui che lottava in rappresentanza di un signore o del sovrano stesso, e di solito era il migliore delle fila. Quante battaglie si sono evitate facendo combattere i migliori. Da qui, di nuovo, l’importanza che dovrebbe avere un “campione” della nostra offerta: che sia un oggetto “rappresentante” la qualità, l’esempio migliore di ciò che diamo al cliente.