Lavoro: metà dei dipendenti nel mondo è "alla continua ricerca"
Il 37% dei lavoratori nel mondo (il 41% negli Usa) sono “continuamente candidati”, quindi in continua ricerca del prossimo impiego. Lo dice uno studio firmato ManpowerGroup Solutions (studio svolto su circa 4.500 dipendenti provenienti da Stati Uniti, Gran Bretagna, Cina, Australia, Messico, diversi per età, stipendio, settore e livello di carriera).
Il dato evidenzia una tendenza già diffusa, quella dei lavoratori (soprattutto dipendenti) di non considerare la propria azienda come “l’azienda della vita”; ma si parla anche di processi che non trovano soluzione: un turnover troppo elevato, profili che non mantengono le “promesse”, scarse proposte di avanzamento… tutto riconduce a una propensione sempre elevata di cambiare azienda.
Secondo lo studio, i candidati in “continua ricerca” dicono non solo che si stanno guardando intorno, ma che lo stanno facendo “attivamente”: il 29% ha inviato dalle tre alle nove domande negli ultimi sei mesi; il 12% ne ha mandate addirittura 15 o più. Molti di loro hanno ormai familiarizzato con forme anche non tradizionali di colloquio, come le videoconferenze.
Perché tutti questi professionisti non smettono di guardare al “poi”? Nella ricerca è saltata fuori più volte l’espressione “job happiness”: le persone sono alla continua ricerca della felicità sul posto di lavoro. In concreto cosa significa?
Il primo fattore che spinge a cambiare è il compenso: il 33% degli intervistati ha dichiarato di puntare a un guadagno più alto. Altri elementi: l’opportunità di avanzamento, desiderio di provare un nuovo tipo di lavoro, benefit migliori. C’è anche l’insoddisfazione: si scappa da un lavoro che non piace più.
L’aspetto interessante per le aziende resta, quindi, la capacità di creare ambienti da cui le persone non vogliano andarsene: informare direttamente i dipendenti delle possibilità di avanzamento, senza che siano loro a chiedere; rispettare queste offerte; comunicare all’interno e all’esterno le storie di chi è migliorato a scopo motivazionale; offrire promozioni ma non solo (varietà di compiti, progetti stimolanti); dare ai dipendenti l’opportunità di imparare, per seguire le tendenze del mercato del lavoro; costruire in azienda una “comunità dei talenti”, fisica o virtuale, dove i dipendenti dell’azienda si confrontino, si arricchiscano… si appassionino?