DOVE VA IL (NOSTRO) MONDO?
TREND E SCENARI DI CUI IL BUSINESS DELLA VENDITA NON PUÒ NON TENERE CONTO
In rete si trovano “vagonate” di informazioni, spesso futili, ma molto spesso utili. Certo, cercare prende tempo… Vediamo di riassumere un po’ di dati e input di scenario, estrapolati da una presentazione pubblicata online da SAP.
CAMBIAMENTI
Oltre il 40% delle compagnie al top della classifica di Fortune nel 2000 non era più lì nel 2010.
I quotidiani hanno perso 40 milioni di dollari di introiti pubblicitari dal 2000 a oggi.
Il numero di lettere cartacee consegnate dal servizio postale degli Stati Uniti è crollato dai 250 milioni del 2006 ai 50 milioni del 2012.
Si prevede che la popolazione residente nelle aree urbane crescerà da 3,6 miliardi nel 2011 a 6,3 miliardi nel 2050.
In media il mondo è diventato un po’ più felice negli ultimi 30 anni. La salute, l’istruzione e il reddito hanno l’impatto massimo sulla soddisfazione nella vita.
TECNOLOGIA
Per la fine del 2013 sulla Terra ci saranno più dispositivi mobile connessi che persone.
Gli utilizzatori-tipo di telefonia mobile controllano il loro telefono 150 volte al giorno.
La media degli adulti americani passa 141 minuti al giorno usando un dispositivo mobile.
Il 60% dei consumatori americani concorda sul fatto che “la tecnologia ci ha fatto sentire più connessi”, mentre il 40% concorda sul fatto che “la tecnologia ci ha fatto sentire più isolati gli uni dagli altri”.
La percentuale di traffico internet da mobile sta crescendo di una volta e mezza all’anno (attualmente è ancora solo del 15%).
Nel mondo ci sono 1,5 miliardi di utilizzatori di smartphone rispetto ai 5 miliardi di utilizzatori di cellulari.
In proiezione, la popolazione mondiale che avrà uno smartphone nel 2014 è del 24%.
Nel primo semestre 2013 la domanda globale di smartphone è cresciuta del 66% rispetto allo stesso periodo nel 2012, mentre il mercato dei cellulari è sceso del 25%.
La crescita dei tablet è più veloce di quella degli smartphone.
La prossima ondata nel campo dei computer sarà nell’area “wearables”, cioè dei dispositivi indossabili (di vario tipo: anche “guidabili”, ad esempio).
I dispositivi tecnologici indossabili sono cresciuti di due volte al mese ogni mese dall’ottobre 2012.
L’80% dei dati usati attraverso i dispositivi mobile arriva da una connessione wifi a network fissi.
L’80% dei siti internet “top” ha base negli Usa, mentre l’81% della popolazione internet globale non risiede negli Usa.
RETI
Facebook ha superato il miliardo di utenti.
La condivisione attraverso i social media è raddoppiata tra il 2011 e il 2013, e in un solo anno Snapchat ne ha conquistato una grande fetta.
La massa di dati archiviati sta raddoppiando ogni 18 mesi.
I contenuti di internet sono triplicati fra il 2010 e il 2013.
Mentre gli Usa hanno la maggiore penetrazione di internet (78%), considerando i nuovi utenti della rete cioè quelli arrivati nel periodo 2008-2012, la posizione in classifica scende al decimo posto, dietro a: Cina, India, Indonesia, Iran, Russia, Nigeria, Filippine, Brasile, Messico.
Le aziende sembrano più propense a fare acquisti via internet che vendite: la percentuale di “e-sales business” in molti Paesi è inferiore al 20%.
L’e-commerce è dominato dalle vendite B2B: quasi il 90% del valore delle transazioni e-commerce deriva dal B2B e questo dato è rimasto pressoché costante negli ultimi dieci anni.
Si stima che il Sud-est asiatico diventi il maggiore mercato per l’e-commerce B2C a partire dal 2013 (a oggi rappresenta già il 34% delle vendite totali, contro il 31,1% del 2012).
RISORSE
Entro il 2030 cinque miliardi di persone (cioè quasi due terzi della popolazione mondiale) potrebbero essere definiti come appartenenti alla classe media.
Nel 2010 un miliardo e 2oo milioni di persone viveva ancora con meno di 1,25 dollari al giorno, cento milioni in meno rispetto al 2008.
Negli Usa cresce il tempo che i genitori passano con i loro figli. I padri hanno quasi triplicato il loro tempo con i bambini rispetto al 1965. Anche il tempo delle mamme è cresciuto e oggi passano più tempo con i loro figli di quanto le loro madri facessero negli anni Sessanta.
Il tasso globale di povertà estrema è sceso al 20,6%, meno della metà rispetto al 43,1% del 1990.
Il 76% del miliardo e 200 milioni di poveri del mondo vive in aree rurali.
Oggi la maggior parte delle merci e una crescente quota di servizi sono “made in the world”, fatte nel mondo e non più prodotte in unici Paesi.
Oltre l’80% delle merci e dei servizi nel mondo viene prodotto nelle città.
Gli studenti asiatici rappresentano il 53% di tutti gli studenti che, nel mondo, studiano all’estero. Il maggior numero di studenti “internazionali” proviene da Cina, India e Corea.
Nel 1990 nei Paesi in via di sviluppo la percentuale di bambine con accesso alla scuola primaria era dell’86% rispetto ai bambini. Nel 2011 la percentuale è salita al 97%.
LAVORO
Solo il 7% della Generazione Y lavora in una azienda delle 500 indicate da Fortune, in quanto le start up dominano la forza lavoro di questa fascia anagrafica (la Generazione Y è composta dalle persone, chiamate anche “Millennials”, nate tra gli anni Ottanta e i primi anni Duemila, ndr).
La Generazione Y comporrà il 75% della forza lavoro entro il 2025 e di fatto sta già ridisegnando la cultura corporate e le aspettative sulle imprese.
Solo l’11% dichiara che avere molti soldi definisca l’avere successo.
Nel mondo ci sono oltre 3 miliardi di persone occupate, ma circa la metà lavora parzialmente: nell’agricoltura, in piccole imprese a conduzione familiare, o in lavori stagionali o casuali.
Oltre 620 milioni di giovani non stanno né studiando né lavorando.
L’India aggiungerà un milione di nuovi lavoratori al mese per i prossimi due decenni. Come se l’equivalente dell’intera popolazione della Svezia si aggiungesse alla forza lavoro in India ogni anno per vent’anni.
CLIENTI
I cosiddetti “Millennials” sono tre volte più propensi a seguire un brand sui social network piuttosto che un familiare.
I Millennials accordano più fiducia a sconosciuti rispetto a famiglia e amici: per le decisioni di acquisto si affidano all’esperienza generata dagli utilizzatori (User-generated experience). Questo perché ritengono che gli altri consumatori prestino più attenzione alla loro esperienza d’acquisto, molto più di quanto facciano le aziende – ecco perché condividono le loro opinioni online.
Il 29% dei Millennials trova l’amore via Facebook, mentre il 33% viene “mollato” attraverso post o messaggi di testo.
I Millennials guardano la tv attraverso due o più dispositivi diversi.
Nel 2017 il 90% di tutto il traffico internet sarà composto da video.
Da una ricerca di mercato risulta che al 73% delle persone non importerebbe molto se le marche che usano oggi scomparissero dalla loro vita.
Nel mondo, la maggioranza delle persone ritiene che i “semplici” impiegati siano più affidabili nel dire la verità rispetto ai Ceo (50% vs 43%).
Il numero medio di fonti di contenuti consultate da un acquirente nel corso di un processo di decisione di acquisto è duplicato in soli due anni, passando da 5 a 10 tra il 2010 e il 2011.
Oltre il 70% dei consumatori ritiene che le piccole imprese comprendano i loro bisogni meglio delle grandi, conoscano i loro prodotti o servizi meglio delle grandi, forniscano un servizio al cliente migliore e che siano “più concentrate sui miei bisogni”.
Il 70% delle esperienze di acquisto si basano su come il cliente sente di essere trattato.
Si stima che ogni anno negli Usa si perdano circa 83 miliardi di dollari a causa di uno scarso servizio al cliente.
L’80% delle grandi compagnie dichiara di fornire un servizio “superiore”, ma solo l’8% dei consumatori dice di aver sperimentato un servizio “superiore” da queste aziende.
Nel 2012 solo il 37% delle società Usa si è guadagnato un giudizio di customer experience indicato come “eccellente” o “buono”.
Il 67% delle compagnie Usa dice che il miglioramento della customer experience è una delle loro tre priorità.
Il 42% dei marketer mondiali afferma che acquisire nuovi clienti è una delle tre sfide per le loro organizzazioni.
In media i clienti fedeli valgono fino a 10 volte di più rispetto al loro primo acquisto.
Cresce la leva della raccomandazione online. Il 70% dei consumatori dice di essere stato influenzato dalla raccomandazione online di una persona conosciuta, battendo la raccomandazione “di persona” (61%), gli articoli online (59%), le pubblicità (49%) o le persone che seguono online ma che non conoscono direttamente (32%).
(Fonti: Brian Solis “Fortune of Business”; OECD; Mary Meeker’s Internet Trends; Facebook; Cisco; Wikipedia; IDC Aberdeen; World Bank; World Bank Jobs Report; Co.Exist; Edelman Trust Barometer; Newspaper Association of America; Google; American Express Global Service Barometer; GoGlobe&Qmee; KPCB; USPS; Pew Research Center; World Happiness Report; Yanklovich Monitor; Advertising Age Mobile Fact Pack; GfK Roper WW; EMarketer; MvKinsey; Genesys; IBM; Forrester)