Il ventuno sarà l'anno uno? L'editoriale del nuovo numero di V+
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Il ventiventi è stato un anno di chiusura fisica e apertura mentale: perché oltre alle finestre abbiamo tenuti spalancati i canali di connessione col mondo.
E se nei social spesso si ricrea una propria consolante e confermativa “bolla”, è vero che hanno amplificato le occasioni le occasioni di conoscenza: e non solo di persone.
Credo non si siano mai visti e seguiti così tanti incontri, webinar, workshop, lezioni e corsi. Eventi aziendali e di formazione, spettacoli con cast in… “smart acting” e concerti, networking e “aperizoom”.
(E, sì: seminari di Haiku!)
Insomma siamo stremati e confusi, ma.
Si parla tanto ovviamente di crisi, con una pandemia che fra gli effetti collaterali ha preso a schiaffoni tanti lavoratori e imprese (sull’editoria stendiamo un pietoso vello, che un velo non basta).
Ma.
Lungi da me la trita cosa del simbolo crisi uguale opportunità – per carità!
Ma va detto che in questo marasma epocale si sono innescati meccanismi nuovi e di accelerazione del cambiamento; e sono nate anche, in non pochi settori, non poche occasioni. E se è vero che “i soliti grandi” hanno spalle larghe, sono i nuovi e “i piccoli” a essere spesso più reattivi e agili – e non solo negli ambiti, anche un po’ mitizzati, del puro digitale.
Per dire: la rivoluzione nella distribuzione significa piattaforme di e-commerce e app di pagamenti, ma niente gira senza camioncini e tir, imballi e nastri trasportatori…
In questo scenario, dopo uno sbandamento iniziale tante PMI hanno dovuto fare alcune riflessioni improrogabili: “abbiamo sempre fatto così” era già un metodo miope, ora la necessità di avere una visione è chiara.
Insomma, saremo diversi e migliori? Mah.
venti nel vento
pionieri in pigiama -
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