Barry Schwartz e la risposta alla domanda "Perché lavoriamo?"
"Quando ho chiesto alle persone perché fanno il lavoro che fanno, la lista dei motivi non economici è lunga e molto interessante. Si lavora per vivere, ma non è tutto qui. I lavoratori soddisfatti sono quelli completamente coinvolti, quelli che si "perdono" nel loro lavoro, vi si immergono. I lavoratori soddisfatti sono quelli che vengono messi alla prova da ciò che fanno: è come un esercizio di sttetching che ti allunga i muscoli. I lavoratori soddisfatti si sentono responsabili di qualche cosa. Il lavoro offre loro un certo grado di autonomia e potere di decisione, per raggiungere un certo grado di esperienza e competenza. Sono soddisfatti perché possono incontrare altre persone, e perché trovano un senso in quello che fanno. Pochi lavori hanno queste caratteristiche e nessuno le ha tutte. Però è per queste ragioni che ci alziamo dal letto la mattina".
In attesa della sua uscita in Italia, pubblichiamo un estratto (che si può leggere gratuitamente su Amazon) di Why We Work (Ted Books), il nuovo libro di Barry Schwartz, psicologo teorizzatore del "paradosso della scelta".
Schwartz si pone una serie di domande:
"Perché la maggioranza dei lavori al mondo non ha questi attributi?".
"Perché per la maggioranza di noi il lavoro è noioso, privo di senso e capace di succhiarti via l'anima?".
"Perché con l'applicazione del modello capitalista, le buone qualità del lavoro, quelle non economiche, sono state ridotte o eliminate?".
"Poche occupazioni hanno queste peculiarità. Ma i lavori che hanno questo tipo di caratteristiche sono quelli che ci fanno uscire fuori di casa, sono quelli che ci spingono a portarci dietro le cose da fare anche dopo l'orario di chiusura, sono quelli che ci incoraggiano a parlare di lavoro con gli altri, sono quelli che ci fanno tentennare al pensiero di andare in pensione. Non lavoreremmo se non venissimo pagati, ma non è questo l'unico motivo per cui lo facciamo. In generale, crediamo, anzi, che le ricompense materiali non siano buone ragioni per lavorare. Infatti quando di qualcuno diciamo: 'Lo fa solo per soldi', lo stiamo giudicando".
E pensare che la prima domanda, in una normale conversazione, dopo "Come ti chiami?" è "Che lavoro fai?".
Deve essere più importante di così.