Che "patata bollente", la rabbia: consigli per non bruciarsi
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La rabbia, quell'emozione che ci fa sentire come se stessimo perdendo il controllo, è una delle energie più potenti che un essere umano riesca a provare. Si "brucia" di rabbia, per dire che il sentimento è come il fuoco e tale divampa. Come un fuoco, però, è difficile da spegnere, sia che - per carattere - siamo irascibili, sia che non lo siamo.
Una cosa, però, l'abbiamo tutti in comune: la rabbia ci fa soffrire. Si pensa che arrabbiarsi faccia bene (sfògati, ci dicono), ma non è così. Essere arrabbiati con qualcuno è come porgergli con la mano una patata bollente. E la mano che si brucia è la nostra. Noi stiamo male. Noi, più degli altri.
1. Che tipo di rabbia provi?
Il primo passo è capire l'origine - e quindi - la natura della rabbia: può essere sintomo di aggressività, che è il caso ritenuto più comune. Ma la rabbia ha tante origini: può nascere dalla frustrazione, quindi da una situazione che non riusciamo a risolvere. Reprimiamo la rabbia fino a scoppiare. A bruciare, appunto. In questo secondo caso, c'è una ferita, anche un dolore, sotto, da curare.
2. Brutto, il rancore
Quando ci sentiamo inadeguati oppure ogni volta che una parola o un gesto ci danno l'idea di essere trattati con poca stima o poco amore, è molto facile che si accenda la rabbia. Che, a questo punto, si stratifica, trasformandosi in rancore. Tutti ne abbiamo una riserva, più o meno consistente.
3. Ma se la reprimi, non ne caverai nulla
Tutto questo non significa che manifestare rabbia sia sbagliato, anzi. Essere arrabbiati è una fase imprenscibile di tutte le relazioni o quasi - almeno di quelle sane. Se non ci si arrabbia mai, non è la relazione onesta che crediamo. Arrabbiamoci piuttosto di tenerci tutto dentro. Arrabbiamoci piuttosto di cadere in depressione o sviluppare inutili sensi di colpa. Il tanto british self control non serve a niente, se non ad aumentare il livello di strati di rancore di cui parlavo sopra.
Sappiate, però, che la rabbia non è mai produttiva, almeno non finché non decidiamo di trarne qualcosa di buono. La si può controllare, anzi, per usare una parola che mi piace di più, la si può incanalare. La rabbia è energia, e dobbiamo capire e poi decidere come usarla.
Dipende tutto dal contesto
Con chi sei arrabbiato o arrabbiato? Con un collega? Con il tuo fidanzato? La manifestazione della rabbia cambierà in base a chi avrai davanti. Potrai sfogarti più apertamente con il secondo, mentre ti consiglio caldamente di trovare parole più pacate con il primo. Ricorda questo: quando ci arrabbiamo, perdiamo il nostro ruolo, qualunque esso sia (moglie, dipendente, figlio...) e restiamo solo delle persone, con le nostre ferite e i nostri istinti. La rabbia mostra la parte più "animalesca", più profonda di noi stessi - e ci allontana dagli altri. Perciò è bene fare un bel respiro e pensare a quello che si dice nei momenti di rabbia e a chi lo si dice. Perché in quei momenti, saremo brutalmente sinceri. E ovviamente ci saranno delle conseguenze.
In generale:
- cerca di respirare davvero contando fino a dieci prima di dire qualsiasi cosa. Tranquillizzarti non ti renderà più debole né diminuirà l'efficacia di quello che devi dire, anzi.
- Concèntrati su pochi punti del discorso alla volta. Non buttare tutto nel calderone. Non rinvangare cose date per risolte. Un problema alla volta. Poche cose da discutere e da risolvere, qui e ora, per costruire una base di discussione e condivisione. Altrimenti la tua rabbia non servirà a niente.
- Non gridare, o almeno provaci. Il tono è fondamentale e parla più delle parole. Se gridi, spingerai anche l'altro a farlo e sarà un putiferio. Se vuoi dare una possibilità all'altra persona, devi dare la possibilità di replicare. Ma soprattutto, se vuoi che ti ascolti, tieni un tono di voce se non controllato, almeno normale. Sarà più facile per l'altro concentrarsi su di te e non sul tono con cui lo stai dicendo. E, se ti ascolterà, sarà più facile che capisca di cosa stai parlando e di cosa hai bisogno.
- Chiaro che se riesci ad avere un confronto con questa persona in tempi brevi o anche subito, è meglio. Lasciare sedimentare la rabbia e la rancore è la cosa più deleteria che ti puoi concedere. Sai che esprimere la tua rabbia sarà dura, sarà dura spiegarti, sarà dura farti capire magari, ma tutto ciò è preferibile ai silenzi "passivo-aggressivi". Perché la rabbia è anche come l'acqua: difficile da contenere. Se temi il confronto, ricorda che la rabbia è considerata dagli psicologi anche una "forza creativa" : dalla rabbia, cioè, nascono stimoli, idee, soluzioni, a causa di tutta l'adrenalina che abbiamo in corpo. Non è vero che la rabbia appanna, non sempre almeno. Spesso ci sveglia da uno stato di intorpidimento delle relazioni in cui rimaniamo per timore di agire. Una bella scossa, ogni tanto, serve.
- Se la tua posizione ti impedisce di esprimere la tua rabbia come vorresti (per esempio con il capo), il consiglio più semplice è quello di incanalarla, che non significa spegnerla, ma lasciarla fuoriuscire a piccole dosi e in modo controllato. Puoi prepararti qualcosa da dire che lanci un messaggio ben preciso (frecciatine ben pensate); ridurrei anche i contatti al minimo indispensabile, per evitare "esplosioni" o ci parlerai alla presenza di qualcun altro che faccia da cuscinetto (mai via email); sfògati con qualcuno che conosce la situazione (o fatti una bella passeggiata) e poi mostrati il più tranquillo possibile (con un sorriso, li uccidi); devi darti il tempo di accettare la rabbia e lasciarla fluire, tenendo conto che non puoi fare una sfuriata. Mai reprimerla, neanche in questi casi, ma usarla come spinta per difendere quello che pensi o ricostruire un dialogo, se ha senso. Perché il fuoco della rabbia distrugge, sì, ma, come nella pratica medica si usa la fiamma per cauterizzare le ferite e quindi guarirle, anche nella nostra vita o al lavoro la rabbia può essere uno strumento per sanare i rapporti
E quindi?
1. Accetta la tua rabbia. Riconosci quello che sta succedendo, anche se ti fa soffire. Non reprimerlo. Niente self control all'inglese.
2. Manifesta la tua rabbia, cambiando tono e modi a seconda di chi hai davanti.
3. Incanala la tua rabbia. Non soffocarla, ma manifestala in modo controllato per non soffrire ma anche per evitare effetti negativi (tipo la fine di una relazione o il licenziamento!)
Se la persona con cui sei arrabbiata non comprende o dimostra apertamente che ha capito le tue ragioni ma le vuole ignorare, be' allora arrabbiarsi non vale più neanche la pena. Allora è il momento di una fase nuova: il menefreghismo. Fregatene e vivi felice.
Fonte: La rabbia delle donne, Monica Morganti, Franco Angeli Editore