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Valeria Tonella Valeria Tonella

Dal volume N° 46

La vita è troppo breve per non essere un italiano

UN FILM, UN LIBRO, UN VIDEO - PER NON LAMENTARSI IN VACANZA, NÉ DOPO

Agende, notifiche sui social, problemi: saranno lì ad aspettarti, quando tornerai dalle vacanze; ma affinché ciò non ti procuri ansia – o veri attacchi di panico il primo lunedì dopo le ferie – proviamo a guardare queste fonti di stress con occhio diverso. Per dare loro un valore diverso – e per dare valore alla tua estate.


Sei tu il “padrone” della tua agenda, non viceversa
BRAZIL, 1985
Come oso parlare di agenda in vacanza? Perché è il concetto stesso di “agenda” a essere sbagliato: “agenda” non deve essere una lista di impegni e di cose da fare. Non solo, almeno: l’agenda – di carta, su app, dove volete – deve semplificarti la vita. Vuol dire che in queste vacanze farai in modo di eliminare dalla tua agenda tutto il superfluo: cose già fatte, cosa da non fare più. Qualunque professionista, che svolga anche gli stessi compiti tutte le settimane, non per questo dovrà avere l’agenda piena zeppa di routine, e con routine intendo “abitudini, azioni consolidate nel tempo, perché ho sempre fatto così”. Ricorda che non esistono abitudini eterne ed eternamente valide. Ogni routine può sempre essere modificata, “accelerata” in scadenze più brevi, creata dal nulla o eliminata.
Al rientro dalle vacanze, la tua agenda dovrà essere consultabile facilmente e “leggera”: dimezza le riunioni, se puoi; riunisci gli impegni logisticamente vicini; delega.
E, ultima regola: seguila. Segui l’agenda. Spesso prendiamo impegni a voce e al volo, contando di riuscire a fare tutto. No. Prendi nota nero su bianco. Tutto il resto non esiste. L’agenda è il tuo orizzonte. Guadagnerai in organizzazione – e in salute, mentale e fisica.


Il film: In Brazil, Sam è un infelice impiegato del Ministero dell’informazione in un mondo futuro di un tempo imprecisato in cui la burocrazia ha preso il sopravvento su ogni cosa. Tutto deve seguire alla compilazione di moduli e moduli di moduli e sottomoduli, processi infiniti in uffici grigi e robotici – anche per cambiare una tubatura dell’acqua… Le persone non hanno più volto e voce, né libertà alcuna. Fino a quando dei gruppi di terroristi non cominciano a colpire per ribaltare questo mondo distorto… Un cult, imperdibile.

Metti lo smartphone al centro della tavola
IL RAGAZZO SELVATICO, PAOLO COGNETTI
Con il mio gruppo di amici, abbiamo preso l’abitudine – a proposito di abitudini – di tirare fuori gli smartphone dalle tasche e dalle borse, quando siamo insieme, e di impilarli tutti al centro della tavola. È un modo per resistere alla tentazione di guardare di continuo quella “appendice” del nostro corpo.
Gli studi dicono che ogni giorno tocchiamo lo smartphone in media 150 volte. Quando siamo in ufficio, è un comportamento ossessivo che ricade sulla nostra produttività, perché ci distrae e ruba tempo. Un’occhiata veloce alle notifiche, ci diciamo, ma poi…
Ah, le notifiche: una scarica di dopamina – l’ormone della gratificazione – ogni volta che qualcuno ci commenta, ci scrive, ci pensa… in realtà, questo effetto chimico non ha nessun strascico positivo duraturo. Anzi, la scienza ha dimostrato che il cervello si scarica, anziché ricaricarsi, quando ci dedichiamo a sessioni troppo lunghe di “smartphoning”.
Essere sempre connessi è deleterio, e lo è anche per le nostre relazioni. Anche contando che, in vacanza, lo smartphone non ti serve. Sì, hai letto bene: non ti serve. Hai invece bisogno di conversazioni, letture, paesaggi, movimento fisico, pasti buoni, aria nuova. Il digitale può aspettare, e aspetterà. Se proprio devi (leggi: vuoi), datti un momento ogni giorno (ma non più di 15 minuti) per controllare gli aggiornamenti e non trovarti intasato a fine vacanza.


Il libro: Paolo Cognetti, milanese e vincitore del Premio Strega 2017, ha scritto un quaderno di montagna sulla scia dei grandi autori dei viaggi solitari (Walden di Henry David Thoureau; Jon Krakauer e Nelle terre selvagge). In Un ragazzo selvatico, Cognetti racconta la sua esperienza di trentenne che lascia la città dov’è nato e cresciuto e si trasferisce in una baita a 2 mila metri. “Non riuscivo più a scrivere, che per me è come non dormire e non mangiare”, e in montagna – senza tecnologie e con pochi comfort – sperimenta uno stile di vita che lo mette di fronte a chi è veramente. Bada bene: Cognetti, poi, torna “a valle”: non di eremiti ha bisogno il mondo, ma di persone che sappiano staccare la spina, quando è il momento…


Basta lamentele, in vacanza
LA VITA È TROPPO BREVE PER NON ESSERE UN ITALIANO

A chi, sotto l’ombrellone o al bar, esordirà con il solito “L’Italia è un Paese sull’orlo del baratro”, rispondete dicendo: “La vita è troppo breve per non essere un italiano”. Che è il titolo di un discorso della traduttrice inglese Ioanna Merope Ippiotis al Tedx. “Sono innamorata” dice. “Lui è complicato, ha problemi di soldi, è ossessionato dalla burocrazia… Ma è bellissimo. Mi fa passare momenti incredibili senza spendere chissà cosa, ci tiene alla famiglia, ama il cibo e ha un grandissimo potenziale. Il suo nome è Italia”. Che, detto da un’inglese, ci fa anche onore.
Il video è online sul canale Youtube Tedx Talks.