IL MIGLIORE CLIENTE? IL TIFOSO DELL'NBA
A inizio anno si è tenuto in America il National Retail Federation Annual Convention and Expo, più brevemente Retail's Big Show. Un evento grande che ogni anno porta a New York i professionisti del settore retail.
In questa edizione si è parlato - come si poteva prevedere - di tecnologie e del "negozio del futuro", un punto vendita fatto di sensori, riconoscimento facciale e altri strumenti che potenziano al massimo l'esperienza del cliente.
Domandona: e la privacy? Secondo gli esperti, basta raccogliere i dati senza registrarli ed elaborandoli in modo "collettivo", non per clienti singoli.
Ma che cos'hanno in mente le aziende americane? Al di là di statistiche e touch screen, l'idea è di riprendere il modello del "tifoso" sportivo, e non a caso: il fan è colui che offre alla squadra del cuore una fedeltà solidissima e duratura, spesso anche per tutta la vita. Proprio il cliente che tutte le aziende sognano. Anche se la squadra perde una partita, il tifoso certo non l'abbandona: non potrebbe essere lo stesso per un'azienda, che commette errori e scivoloni al pari di un gruppo sportivo?
I grandi club sportivi sono i primi a raccogliere in modo sistematico i dati di giocatori e tifosi, sottolinea Wired: si pensi che l'NBA, famosa società di pallacanestro, pubblica online statistiche che risalgono alla prima stagione 1946-1947, usandole come base per interagire con i fan. E funziona molto bene.
Gli ostacoli, vedi la questione riservatezza (la tutela dei minori...), resteranno; ma la tecnologia può dare una mano. Pensiamo ai provider dei software che raccolgono i dati, e che sono i primi a dover meritare la fiducia delle aziende e dei loro consumatori.