Fondamentali del business


Valter Ribichesu Valter Ribichesu

Dal volume N° 70

Ho visto cose che voi umani... formatori, formatori ovunque!

 

LA TECNOLOGIA NON SOSTITUISCE L’UMANO,
NEANCHE NELLA FORMAZIONE, NEANCHE IN UNA PANDEMIA

Questa strana fase che abbiamo passato (mi riferisco alla pandemia) non ha solo accelerato la digitalizzazione di molte funzioni e abitudini sul lavoro e nella vita privata: paradossalmente ha fatto emergere l’importanza della persona dietro allo strumento.

Il “mondo digitale” è in grado di mettere in connessione una quantità di persone decisamente superiore a quello che può fare “il mondo analogico”:
•    diffondere informazioni alla velocità della luce;
•    ci segue e ci assiste ovunque;
•    svolge numerose funzioni al posto nostro.

Tutto questo, però, non bypassa l’essere umano, come qualcuno erroneamente crede, ed è evidente se ci riferiamo alle professioni che richiedono la negoziazione. La vendita, certo, ma anche a tutte le professioni che mettono il professionista nella condizione di dover persuadere un committente, un cliente, un investitore…

Al contrario, gli strumenti digitali sono un amplificatore delle attività umane, e danno risalto a ciò che siamo, nel bene come nel male: non distinguono, infatti, tra vizi e virtù, semplicemente urlano più forte e a molte più persone. Fino a qualche anno fa, una cattiva notizia veniva trasmessa di persona in persona nella piazza del paese, e il “danno” rimaneva lì; bastava cambiare paese e/o aspettare che una novità si sovrascrivesse nella mente delle persone coinvolte e il problema era risolto. Oggi una brutta notizia fa il giro del mondo in pochi secondi e, soprattutto, rimane! Se dovessi usare un’immagine, prenderei uno che non sa suonare bene la chitarra e, anziché esercitarsi, si compra un amplificatore potentissimo; unico risultato, ora tutto il mondo sa che non è in grado di suonare.

È quello che sto osservando oggi, a circa un anno e mezzo dall’inizio della pandemia, nella mia attività di consulente e formatore.

TUTTI, MA PROPRIO TUTTI (O QUASI)

Nella “virata stretta” al digitale, alcune aziende, ma anche professionisti, si sono dimenticati dei contenuti.

Nel mondo della formazione, in particolare, abbiamo assistito a un’impennata nell’offerta di corsi e prodotti: oggi chiunque (ma davvero chiunque) possieda uno smartphone e un computer può produrre in autonomia ebook e webinar sfruttando i social come piattaforma di distribuzione e Paypal per incassare. L’investimento è molto basso e modulabile per tutte le tasche.

In sé non sarebbe affatto un male, né tanto meno un problema: al contrario potrebbe rivelarsi una grossa opportunità per imprenditori e consulenti che sentono la necessità di sviluppare nuove abilità e coltivare meglio quelle esistenti. Il mondo è cambiato, e quindi tutti noi dobbiamo cambiare di conseguenza. Come? Imparando. Se fino a ieri la buona volontà, la grinta, la motivazione e tante, tante, tante ore di lavoro erano sufficienti a fare la differenza, oggi ci misuriamo tutti i giorni con la concorrenza del mondo intero. Maggiori chance, sì, maggiore possibilità di scelta per i clienti, ma per chi vende? Lo scenario è più alla Highway to Hell degli AC/DC che alla Stairway to Heaven dei Led Zeppelin.

Il compito della formazione aziendale dovrebbe essere questo: aiutare le persone a sviluppare altre abilità e a perfezionare quelle di cui si è già in possesso. Ben venga l’aumento di offerta, ma se ogni medaglia ha il suo dritto e il suo rovescio, il digitale ha favorito il diffondersi di strumenti di formazione e, allo stesso tempo, ha permesso a chiunque con uno smartphone di cavalcare l’onda. Ecco come proliferano organizzazioni che, dietro compensi anche importanti, promettono qualunque cosa… partendo dal nulla cosmico.

LA FORMAZIONE “SCOMODA”,
ANCHE IN AZIENDA
La formazione professionale e personale ricopre un ruolo determinate, e contribuirà alla ripresa dei mercati e al successo delle aziende. A condizione, però, che sia fatta di contenuti rilevanti, innovativi e consolidati, e che non si limiti più a parlare dell’effetto, della punta dell’iceberg, ma scavi a fondo nel vero sapere. Una formazione meno spettacolare e più impegnativa, non più intesa come una scorciatoia per colmare le lacune che ci portiamo dietro, ma come un percorso da fare, di valore, che serva a migliorarci, a metterci in discussione. Una formazione “scomoda”, se volete, non digitalmente facile e veloce.
Non basta scegliere dei bravi intrattenitori, smartphone alla mano: bisogna scegliere chi ha cose da dire! Professionisti della formazione che “posseggano” il sapere prima di diffonderlo, e lo facciano con umiltà, in piena coscienza e onestà.

NON A SCATOLA CHIUSA!
Scegliere un servizio di formazione perché costa poco, è comodo, è veloce equivale a fare un tuffo dal trampolino in una bacinella. Quando scegliamo di formarci:
1.    mettiamo da parte gli effetti speciali;
2.    concentriamoci sulla qualità dei contenuti;
3.    esigiamo che vengano esplicitati da subito.

Parafrasando Schrodinger e il suo famoso gatto, come faccio a comprare qualcosa che è chiuso dentro una scatola nera, senza la possibilità di vedere prima se sia quello che fa al caso mio? Bisogna aprirla! Esigete di aprirla. È vostro diritto, ed è dovere di chi vi sta “vendendo” questo tipo di servizio.