Generazione Z: aziende, non trattateli come dei Millennial
(Ph: dalla pagina Facebook Generazione Z)
Hanno meno di 18 anni, ma sono dei consumatori (ovviamente), aspirano a lavorare presto, hanno delle paure e soprattutto una loro identità.
Molto interessante, al di là di evidenze prevedibili ("stanno molto tempo al computer"), l'indagine di Sparks & Honey intitolata Meet Generation Z. Sottotitolo: dimentica tutto quello che hai imparato sui Millennial.
I Millennial, la generazione al momento più studiata di sempre; e ci dimentichiamo, a volte, che - ahia - il tempo passa, e un gruppo molto vario dal punto di vista sociologico e commerciale ci sta lanciando messaggi chiari, sul loro modo di comprare, relazionarsi, vivere.
NON SONO DEI MILLENNIAL
Per "connettersi" con la Generazione Z, bisogna capire che è molto diversa dai Millennial, e non va trattata allo stesso modo.
- Gli appartenenti alla Generazione Z sono dei "nativi digitali", e arrivano usare contemporaneamente molti schermi (anche cinque!), tra smartphone, computer, televisione, iPod, tablet, ereader...
- Pensano in 4D, la loro normalità sono i video ad alta definizione, o panoramici; anche online, vedono in modo "spaziale", e lo stesso vale per le Stories su Instagram o i video su Youtube che creano loro stessi.
- Sono più attenti alla privacy: forse complici la copertura mediatica sul tema o una loro predisposizione, non apprezzano molto il fatto di essere geocalizzati (e spengono questa funzione sul telefono).
- Sono social, sì, ma anche "sociali": il loro contesto di vita è spesso composto da famiglie multirazziali (non è più una novità), allargate, con nonni e fratelli Millennial che ritornano in casa dopo la laurea... Sono abituati a condividere gli spazi, più dei Millennial, e a lavorare in gruppo (anche, qui, purtroppo in genere più dei Millennial). Questi fattori li portano a essere presenti nel volontariato oppure in attività di sharing. Apprezzano le aziende con grandi cause sociali. Sentono poco le differenze di "genere" e sì, hanno rispetto per la famiglia tradizionale, ma non la giudicano centrale nei messaggi (pensiamo alla pubblicità "classica" della famiglia con papà, mamma e due bambini). Sono adattabili e apprezzano le differenze culturali e sociali.
- La ricerca dice che, rispetto ai Millennial, tendono a essere più indipendenti: spesso lavorano mentre studiano, pensano già al futuro lavorativo, sono più consapevoli di se stessi e ricercano una identità. Non hanno mai vissuto un periodo pre crisi, con l'insicurezza che invece questo passaggio può aver causato ai Millennial. La realtà che conoscono è frammentata, velocissima, e si adattano allo stato delle cose facilmente. Anzi, tendono a essere più ottimisti dei Miillennial.
- Comunicano con le immagini, più che con il testo. Emoticon, ma anche simboli, video.
- Per quanto sembri strano, si interessano di economia, problemi ambientali. Ma più che a una "coscienza collettiva", vogliono appartenere a un gruppo.
- Il successo? Per loro è il fatto di "essere scoperti", cioè di realizzare qualcosa di talmente speciale da essere notati. Non la carriera, quindi. Uno strumento per farsi conoscere restano i social, ma anche i video live di esperienze che vivono in diretta, dunque uniche. Sono più coraggiosi, in questo senso, e si buttano, se devono presentarsi come diversi (a livello sessuale, etnico, nell'abbigliamento: troviamo, per esempio, sempre più video di testimonianze su "come dire ai genitori che sei gay" o appassionate di cosmesi che chiedono alle aziende trucchi per tutti i colori di pelle). La diversità è da valorizzare.
- Amano essere trattati da adulti, anche nei messaggi che ricevono dalle aziende. Sono molto collaborativi (vedi sondaggi online, per esempio).
- Sono curiosi! Alimenta questa curiosità.
- Usufruiscono di messaggi brevi e d'impatto: stupiscili e tienili continuamente "sul pezzo". Se li catturi, ti seguiranno.
(L'indagine completa è disponibile su Slideshare qui)