PMI: Lockdown... ma niente down, solo crescita (un report e tanti esempi)
LA RIPRESA DEI “PICCOLI” DOPO LE CHIUSURE:
ESEMPI PRATICI DI STRATEGIE CHE FUNZIONANO – E DA COPIARE!
“6 Pmi su 10 ritengono di dover intervenire sul proprio modello di business, ma meno del 40% delle aziende intervistate dichiara di aver chiaro come farlo”.
La ricerca di Deloitte, Gruppo Intesa Sanpaolo e Piccola Industria Confindustria, ha coinvolto più di 6 mila piccole e medie imprese italiane, per capire quali siano i bisogni delle aziende in fase di ripresa post-Covid.
Il sentimento è chiaro: la quasi totalità è stata colpita dalla crisi, più o meno pesantemente, e pensa di dover adeguarsi, in qualche modo, ma… non ha chiara la strada.
È facile dire: “vuoi sopravvivere? Trasformati!”. Ma cosa vuol dire “trasformarsi”? «Per alcuni, la trasformazione è tutta una questione di investire soldi nella tecnologia e sperare che l'IT si prenda cura del resto. E questa, sfortunatamente, è una strategia che non funziona – dichiara Chris Pope di ServiceNow su Business Community senza troppi giri di parole. «La vera trasformazione riguarda la comprensione dei problemi che devono essere risolti e la ricerca di nuovi modi per farlo. Si tratta di:
• rendere l'attività più agile;
• mettere le persone al centro della soluzione, aiutandole a diventare più efficienti, coinvolte e creative.
• trovare modi migliori per coinvolgere i clienti;
• rimuovere i colli di bottiglia dal proprio ecosistema, che impediscono loro di connettersi al meglio».
Non è un cammino breve né facile, ma “ogni lungo viaggio inizia con il primo passo” (quante ne sapeva Lao Tzu?).
Abbiamo raccolto, allora, le storie e gli esempi di alcuni “piccoli” (PMI, imprenditori e imprenditrici, artigiani) che quel primo passo lo hanno fatto: erano sul mercato, è arrivato il Covid, fine? No. Hanno messo in campo delle buone pratiche che funzionano, facilmente replicabili. Alcuni di loro erano già in lista per Forbes Italia come “persone o aziende che, negli ultimi dieci anni, sono riuscite ad avere un impatto positivo sul proprio business” anche grazie all’uso dei social. E adesso? E adesso sono ancora qui. Qualcosa vorrà dire, no?
Iniziamo allora un viaggio alla scoperta di queste piccole "perle", viaggio che durerà per tutto il mese di agosto.
E iniziamo con Pescaria (yum!)
PESCARIA: POTEVANO FERMARSI AL PRODOTTO, MA…
Pescaria non solo è ancora qui: da quando è iniziata la pandemia ha già affrontato tre inaugurazioni (dopo Milano e Torino, Bologna e Roma in settembre, Napoli in febbraio), con tutti gli impegni e i costi che un’attività di ristorazione deve affrontare quando si espande, senza essere una grande catena.
Cosa rende forte questa “panineria di mare” nata a Polignano, Puglia, nel 2015?
- Un prodotto “esportato” che non perde “freschezza”. Pescaria ha dalla sua parte un prodotto, anzi “il prodotto”. Si definiscono “pescatori in cucina”, non ristoratori. Il menù di pesce è il menù classico che li ha resi famosi da quando hanno aperto in un borgo di Polignano e che, testimonia Gambero Rosso, “proviene da attività di pesca e acquacoltura certificate” (hanno ottenuto la certificazione “Friend of the Sea”). Insomma, sarà anche un prodotto top ma richiede tantissima attenzione. Alta ristorazione nella formula del fast food (vedi i panini che un follower su Facebook commenta così: “Io prendo sempre quello al polipo… 300 grammi, e sono 300 grammi di buonissimo polipo fritto!”). Fame!
- Potevano fermarsi, se non fosse arrivato il Covid: ecco allora il servizio delivery, messo su in poco tempo. Oltre a lavorare sempre nelle loro cucine durante questo anno e mezzo, sono stati tra i primi ad aderire al progetto delle “dark kitchen” di Glovo – cucine “chiuse” che producono solo per la consegna, senza clienti in sala. Servizio incentivato moltissimo soprattutto per evitare file e assembramenti, visto il periodo.
- Potevano fermarsi qui, se non fossimo nell’era dei social. I fondatori di Pescaria curano la comunicazione e il marketing in modo scrupoloso: il sito è bello e sempre aggiornato(cosa non scontata); la pagina Facebook si mangia in un boccone – foto in alta risoluzione dei piatti, annunci di lavoro (di cui parliamo dopo), slogan creativi (“Non ci vedi il doppio dalla fame, è che uno spaghettone tira l’altro!” “Nice to fish you!)”, eventi (come il “Fish You Party” fissato per il 22 maggio 2022, quando “potremo ritrovarci tutti a Polignano per il più grande evento che un ristorante abbia mai organizzato”, perché “in tempi oscuri il regalo più bello è la speranza“Fish You Party” fissato per il 22 maggio 2022, quando “potremo ritrovarci tutti a Polignano per il più grande eve”. Grafica, comunicazione, eventi non li fa il cugggino, neanche in una piccola impresa. Segnato?
- Potevano fermarsi qui, ma c’è il cliente (e ci sono i collaboratori): in uno degli ultimi annunci di lavoro pubblicato da Pescaria si legge “Pescaria ristorante di pesce con servizio “a là fast food” ricerca un/a cassiere/a. Nella nostra formula ristorativa il cliente ordina in cassa e si accomoda dove possibile. Ne deriva una centralità della figura del cassiere che si configura quindi come il primo contatto con il cliente”. Il contatto con il cliente, signori! E non come una “filosofia” (“rispondiamo alle vostre esigenze” cit.), come parte concreta del lavoro. Anche il front desk, anche la prima linea sono… in prima linea nella visione del manager – e così anche il cliente ha un posto speciale nel cuore del business. Di nuovo, sembra scontato, ma non lo è. Non lo è davvero.
- Ultimo ma non ultimo: la sostenibilità. Grazie alla scelta di rinunciare alla plastica monouso, sono in grado di veicolare un messaggio “vero” di sostenibilità (in più dichiarano di stare molto attenti agli sprechi alimentari). Niente green-washing. Niente “ambientalismo” solo perché fa moda. I clienti, ormai, non ci cascano più.
LA RECENSIONE DI V+
“Uno dei ristoranti fisici di Pescaria è qui nel quartiere, ma visto che è un posto da “poca spesa, tanta resa”, ho sempre ordinato via delivery. Prima ogni tanto, ma dal lockdown una volta alla settimana ci scappa sempre un frittino di paranza o una tartare - sempre accompagnati dalle loro chips che sono spaziali!” (Maria Bietolini, “direttora” di V+)