Errori su Whatsapp: fateci caso
Mi accorgo, sempre di più, come la comunicazione sui social e nelle chat di WhatsApp sia diventata sempre più incomprensibile: non capiamo i toni, ci esprimiamo male o a suon di emoji, siamo limitati. È un “mea culpa”, perché mi sono ritrovata spesso in queste situazioni: non aggiungo le “faccine” giuste, rispondo con un punto esclamativo di troppo, ricevo a mia volta messaggi che non capisco – forse perché non sono stata capita.
In effetti in un articolo su Medium, lo scrittore Lazlo Barclay spiega che nel corso dei secoli la scrittura e la comunicazione sono scese a compromessi:
- i tempi si sono accorciati (siamo passati dalle lettere alla messaggistica istantanea);
- siamo spesso online o al telefono, dove la conversazione manca di alcuni elementi fondamentali, come il linguaggio non verbale. Sembra banale, ma avere una persona davanti che annuisce e sorride, dimostrandoci di aver capito, è un aiuto enorme per la comprensione – quella che Barclay chiama “validation”, “convalida” (suoni, parole, movimenti del corpo che dimostrano che l’altro c’è). Tutto questo è difficile da esprimere con le emoji.
Se col cliente o i colleghi siamo abituati a usare le chat di WhatsApp o di Skype, ma anche le semplici email, ci verrà richiesto uno sforzo in più per non essere fraintesi. Alcuni esempi:
- il punto fermo può diventare troppo categorico;
- iniziare una frase senza neanche salutare suona scortese;
- dimenticarsi di aggiungere un “grazie” alla fine ci marchia, appunto, di ingratitudine.
E lo so che siamo di fretta e che le chat dovrebbero servire a risolvere rapidamente dei problemi, a inviare dei promemoria, a diffondere la notizia di uno sconto – devo stare attento a tutte le virgole che scrivo? Eh sì.
Se il mio meccanico mi contatta su WhatsApp dicendomi “Guarda che hai ancora il conto della macchina da pagare”, sembra quasi che io sia in ritardo o che io mi sia dimenticata – quando in realtà aspettavo la fattura. “Guarda che hai…” non è proprio il modo migliore per iniziare: “Ehi ciao, il conto degli ultimi lavori sulla macchina è di tot. Passa in officina quando vuoi o tal giorno. Buona giornata!” mi avrebbe fatto girare meno le scatole.
Se invece l’agente della banca dove ho il mio piano di risparmio mi scrive “Buongiorno, ho organizzato questo evento digitale e credo possa interessarti. Se ti fa piacere, estendi l’invito. Attendo tua conferma. Buon venerdì!” mi sento già trattata meglio.
Per lo più, è questione di sfumature, ma fateci caso: le emoji vanno bene per sottolineare il tono, non abusatene; “buongiorno, buonasera, ciao” restano validi – inizieresti una conversazione dal vivo senza salutare? Anche un “grazie” alla fine o un augurio di “buona continuazione” rilassa gli animi. Ricorda che quando scrivi un messaggio, tu hai avuto il tempo per rifletterci (non scrivere sull’onda del sentimento), chi legge lo fa sul momento, e va messo nelle condizioni di non fraintendere.
Messaggi vocali? Se non superano i 30 secondi, meglio (assolutamente entro il minuto!).
Orari di invio? Se il destinatario specifica nello stato di essere su WhatsApp dalle 9 alle 18, abbiate rispetto.
Infine non aggiungete le persone a caso nei gruppi: prima chiedete se hanno piacere di essere buttate dentro.