Dall'India l'insegnamento dell'"elefante" per superare gli ostacoli
In un viaggio in India, ho scoperto una qualità che non mi aspettavo: il popolo venera l’attività commerciale! Tanto che anche nella più microscopica vendita, vedi una semplice cartolina per dire, ci sono una tenacia, una capacità di “scannerizzare” a colpo d’occhio il potenziale cliente e una passione per la contrattazione davvero ammirevoli. Anche nei bambini! Che, ad esempio, hanno imparato non solo a riconoscere la nazionalità del turista prima ancora che egli dica “bah”: sarà il volto, l’abbigliamento, il modo di muoverci…
Fatto sta che tu scendi da un bus, e qualche ragazzino immediatamente ti accoglierà in modo da creare confidenza, grazie a un perfetto copione di vendita che si compone di elementi perfetti:
• disinvolta padronanza di alcune parole e frasi in buon italiano (o spagnolo, inglese, tedesco, giapponese…);
• sorridente e rispettoso saluto (non solo buongiorno o buonasera, ma rigorosamente “signora” – ah, da noi ormai il galateo è un optional);
• presentazione col proprio nome e domanda del tuo (così il dialogo diventa subito più amichevole);
• aggancio per la conversazione: “Da quale città vieni? Milano, Roma, Venezia…”. Ne conoscono parecchie per ogni Paese (e non solo quelle scontate).
Appena palesate di esservi lasciati prendere dalla simpatia e rispondete, che so, Milano, ecco che il passo successivo è creare stupore: guarda caso, i più grandicelli hanno vissuto lì e i più piccini hanno qualche parente in via… E ti snocciolano alcuni indirizzi familiari, un po’ del centro ma anche delle periferie (devono avere una memoria perfetta, apparentemente assorbono ogni possibile informazione utile da ogni incontro!).
A questo punto generalmente sei fritto: perché ormai sei il “suo” cliente e quindi da un lato chiacchiere e contrattazioni proseguiranno finché non comprerai qualcosa, dall’altro sei protetto dagli altri venditori, quindi ti viene risparmiato l’assalto dei concorrenti.
Non compri subito? No problem: puoi anche stare nel sito o nel palazzo del Maragià due ore, ma appena esci, zak! Il “tuo” venditore riappare lì. Si ricorda il tuo nome, riprende il discorso proprio dove lo avevate lasciato: come se fosse stato lì ad attendervi. Memoria perfetta e…organizzazione perfetta!
Inutile dire che alla fine si compra sempre qualcosa, non solo per i bassi prezzi strappati, ma per simpatia e per lo spirito di iniziativa, e un po’ anche per la gratitudine verso il servizio “di protezione”…
Ma da dove viene questa vocazione? Dalla fede: letteralmente.
PILLOLE INDÙ
La cosmogonia dell’induismo sarebbe impossibile da sintetizzare: conta 330 milioni (milioni!) di dei. Però sappiamo tutti che alla base c’è la trimurti composta da Brahma (creazione), Vishnu (conservazione) e Shiva (distruzione), che insieme formano un’unica entità che racchiude in sé le forze motrici dell’universo.
Un altro concetto che conosciamo è quello del Karma, la legge universale secondo cui ogni azione determina un miglioramento o un peggioramento nella nostra vita successiva (ognuno di noi ha un ciclo di reincarnazioni, o Samsara, teso alla realizzazione del sé immortale). Di fatto il Karma comporta la nostra responsabilità nell’agire, se vogliamo raggiungere il vero scopo della vita.
È un concetto importante, senza cui sarebbe impossibile capire la realtà indiana, perché guida sia il comportamento individuale che quello sociale.
Ganesha (quello che noi chiamiamo Ganesh e che abbiamo visto tante volte, magari associato allo yoga) è una divinità molto amata, poiché è il “Signore del buon auspicio” che dona prosperità e fortuna: quindi se ne invoca la grazia prima di iniziare una qualunque attività. È infatti colui che rimuove gli ostacoli (vedi l’associazione con l’elefante). Proprio come l’elefante, noi dovremmo imparare ad andare dove vogliamo rimuovendo gli ostacoli davanti a noi.
È poi anche associato con il primo chakra, che rappresenta l'istinto di conservazione e sopravvivenza, la procreazione e il benessere materiale.
Certo, come divinità ha un aspetto alquanto singolare! Tra i caratteri principali c’è ovviamente la testa di elefante, che indica fedeltà, intelligenza e potere discriminante. In più, le larghe orecchie, per l’ascolto e la conseguente saggezza.
Una bella pancia pienotta, perché oltre a contenere infiniti universi, indica la capacità di assimilare qualsiasi esperienza, con serenità.
Le sue quattro braccia rappresentano invece i quattro attributi interiori del “corpo sottile”, cioè mente, intelletto, ego, coscienza condizionata.
Insomma: Ganesha racchiude i caratteri della autorevolezza e della buona sorte, virtù particolarmente preziose per chi si propone agli altri e ha iniziativa.
Inutile dire che siamo tornati tutti dal viaggio con dozzine di statuine, comprate a ogni tappa dai piccoli bravi venditori!