Tempo che vieni, tempo che vai
LA FRENESIA CI SFINISCE - MA SIAMO NOI I PADRONI DEL NOSTRO STRESS
Il rischio più grande che corriamo quando abbiamo grandi moli di lavoro è quello di allungare troppo i tempi, dedicando ore ad attività che, in normali condizioni, potrebbero richiedere molto meno.
"In normali condizioni" perché questo paradosso (tanto lavoro, diluizione del tempo, e invece dovremmo velocizzarci) è legato a una situazione di stress, e dunque a un disagio: siamo sotto pressione e, al posto di essere produttivi, ritardiamo e ci rallentiamo.
Una soluzione di immediato effetto è quella di fare gli straordinari, lavorando di sera o nei weekend e cercando di recuperare. "Cercando", appunto: alla lunga, parte un circolo vizioso, fatto di tanto lavoro in tempi extra, tanto stress, allungamento dei tempi, tanto stress, allungamento dei tempi, tanto stress... e via all'infinito. Situazione comunissima.
Sfatiamo, allora, qualche mito del famoso "time management".
- Non lavori mai otto ore di seguito. Anche se il tuo orario d'ufficio prevede il classico "8-18" con pausa pranzo, studi dimostrano che nel corso della giornata farai almeno una novantina di interruzioni. Sembrano tante, ma... Potresti, in alternativa, darti delle sessioni di lavoro-pausa (45 minuti-10 minuti), che ti aiutano a rimanere concentrato senza "scoppiare".
- Se lavori di più, non produci di più. Un'ovvietà? Meglio ribadirlo. Un altro studio su un gruppo di manager ha rivelato che la maggioranza dei supervisori non riesce a distinguere chi, tra i dipendenti, è rimasto in ufficio più tempo degli altri. Il che è indicativo: fare "una tirata" e lavorare anche in pausa pranzo vale davvero la pena? Da questo concetto, sono nati in Europa vari esperimenti di orari settimanali ridotti (vedi la Svezia).
- Devi trovare un tuo equilibrio tra momenti di lavoro e momenti di pausa. C'è un collegamento molto particolare tra produttività e ozio, ed è dovuto al modo in cui funzionano gli emisferi del nostro cervello: quando siamo flessibili, e alterniamo con il giusto ritmo concentrazione e distrazione, il cervello è più efficiente, poiché vengono stimolati tutti i circuiti cerebrali, sia quelli del pensiero attivo che del pensiero "inconscio", non direzionato. Personaggi come Bill Gates o Warren Buffet o la tennista Serena Williams giurano di prendersi dei giorni per lasciare vuota l'agenda, sedersi e pensare...
- Valorizza i momenti di "bassa marea": sono i classici momenti di "calo", a metà mattina, dopo pranzo, a metà pomeriggio. Questi intervalli possono diventare un'occasione per prendere fiato e dare anche alla mente dello spazio per ossigenarsi. Senza demonizzarli: rileggi i punti 1 e 2. Comunque non sarai sul pezzo per otto ore di fila, comunque non produrrai di più correndo da una parte all'altra sfiancando te e i tuoi neuroni.
Fonte: BBC.com
Di cosa parliamo, davvero, quando parliamo di tempo? Carlo Rovelli è diventato famoso ai più per Sette brevi lezioni di fisica, in cui spiega fenomeni del mondo con linguaggio comprensibile da tutti, raggiungendo un pubblico vastissimo. Replica con questo libro focalizzandosi sulla storia, le curiosità e gli studiosi di questo affascinante elemento della nostra vita.
Da una citazione di Benjamin Franklin, una riflessione sulla "cosa" di cui facciamo più uso e che, però, sprechiamo anche di più. Tante informazioni su come corpo e mente vivono il tempo: i ritmi, la memoria, il sonno e la veglia. Per non essere più vittime dell'orologio.
Saggio che richiama l'attenzione su alcuni temi di cui sentiamo sempre il bisogno di parlare: perché cambia così tanto la percezione del tempo da generazione a generazione? Quanto tempo dovremmo dedicare alla riflessione e al pensiero? Perché pensiamo sempre di averne poco? Tutti, in qualche modo, affrontiamo queste domande ogni giorno, e lo scorrere impazzito delle ore e dei giorni. L'autrice fa prendere coscienza con esempi concreti, come quello dello zapping e dell'uso del telefonino.