Senza fiere, come si fa?
Intervista a Eros Pastori, Business Development Manager, Tack TMI Italy
1.Come fare senza grandi eventi o convention? Si può “crescere” coi soli webinar?
In un contesto che cambia in maniera così rapida, la formazione continua a essere un’attività cruciale.
Le limitazioni poste dalla pandemia hanno avuto un impatto rilevante sulla formazione che, sebbene fosse già orientata verso la trasposizione e l’integrazione in digitale, ha portato le aziende a spingere sull'acceleratore di questa rivoluzione.
Perseguendo la nostra mission di portare valore al singolo, alle imprese e alla società, noi di Tack TMI abbiamo rafforzato ulteriormente la nostra offerta di digital solutions, ripensando i contenuti e il metodo, adattandoli alle nuove modalità di fruizione e ai nuovi processi di apprendimento.
Non potendo più offrire la formazione in aula tradizionale, l’alternativa che si è rivelata maggiormente efficace è sicuramente quella che combina virtual classroom e corsi online (sincroni e asincroni). Piattaforme online, app e video-lesson ci consentono poi di rispondere a un’esigenza di flessibilità, accompagnando le persone con attività di training e coaching in momenti diversi del loro percorso professionale. La flessibilità rimane fondamentale anche da parte del team operativo, insieme a un adeguamento di insegnamento da parte dei docenti che devono necessariamente cambiare strategia di comunicazione per essere efficaci come in presenza.
2.Convention, grandi eventi, fiere… insomma, le relazioni umane. Come dovranno e potranno cambiare?
Secondo i numeri diffusi dall’Aefi (l’Associazione Esposizioni e Fiere Italiane), ogni anno le fiere coinvolgono circa 200 mila espositori e 20 milioni di visitatori, generando affari per 60 miliardi di euro e dando origine al 50% delle esportazioni delle imprese che vi partecipano. Fino a febbraio scorso, le fiere erano considerate i momenti più importanti, in continua espansione. Quindici giorni dopo, il coronavirus ha messo in ginocchio un intero sistema. Probabilmente non avremo più i grandi eventi di una volta, il Covid-19-19 lascerà sicuramente un’impronta nei nostri comportamenti sociali futuri. Mi immagino in un futuro prossimo, eventi con spazi più ampi o con un numero limitato di accessi o con un’organizzazione pianificata di visite sia nelle fiere che agli stand. Anche le convention ci saranno, sono troppo importanti per il nostro business. Occorrerà grande senso di responsabilità e rispetto per le regole da parte di tutti, solo così si potrà affrontare al meglio il futuro che ci aspetta.
3.Quali saranno le sfide maggiori su cui lavorare?
Alcuni paradigmi e pietre miliari della vendita tradizionale sono cambiati e continueranno a farlo: un nuovo mindset e competenze soft saranno determinanti per ripensare “cosa fare” e “come farlo”, nonché per continuare a raggiungere obiettivi di business.
Le sfide sono tante, a cominciare dal riuscire a mantenere i rapporti con i clienti, le cui attenzioni e preoccupazioni sono rivolte ad altro. Per questo, la relazione con il cliente richiede mai come prima empatia. L’ascolto diventa imprescindibile: per il solo fatto che spesso non vediamo in viso i nostri interlocutori, perdiamo oltre la metà della comunicazione tra persone.
Sarà inoltre sempre più importante prestare attenzione alla gestione del tempo, alla capacità di governare lo stress di una situazione nuova priva di contatto sociale, sia nella gestione dei team di lavoro tra colleghi, sia nelle attività di consulenza nei confronti dei clienti.
Per il nostro business, la sfida più interessante sarà adeguare e modellare le nostre nuove proposte formative online alla luce di questi cambiamenti così radicali e continui di mercato e di business.
Come per la gestione degli ambienti e degli spazi di lavoro sarà necessario un vademecum di regole ben chiare, così per la gestione sia dei collaboratori che dei clienti sarà imprescindibile lavorare con Intelligenza Emotiva, uno dei nostri pillar di sviluppo in ambito formativo.
4.Quali aspetti della tua attività ti hanno permesso di vivere meglio il lockdown e di affrontare meglio il post lockdown?
Organizzazione del tempo e chiarezza negli obiettivi. Tack TMI ha implementato l’uso dello smart working da parecchio tempo, ma la difficoltà di ragionare a lungo termine, ha reso necessario fare un passo per volta, che fosse chiaro, ben definito e delineato.
Un’altra cosa che mi ha aiutato molto è stata quella di lavorare con persone disponibili al cambiamento: colleghi che si sono messi in discussione e clienti che, nonostante le difficoltà, hanno sempre cercato un confronto costruttivo per restare aggiornati sulle novità di mercato e sulle nuove tendenze.
Lavorare in smart working consente di essere più “riflessivi” rispetto alla normale vita di ufficio, permette di prendersi un minimo di spazio in più e confrontarsi con maggiore naturalezza e disinvoltura.
5. Davvero il nostro futuro sarà prevalentemente “da remoto”/digitale?
Noi esseri umani siamo animali sociali, impensabile poter pensare di lavorare esclusivamente “da remoto”. Certo è che questo tsunami ha velocizzato un cambiamento che normalmente ci sarebbe stato in un lasso di tempo molto più ampio, di anni.
Anche la mia bambina di 11 anni conosce perfettamente le varie piattaforme digitali e ormai fa lezioni in virtual classroom da due mesi. Si è già abituata a fare verifiche e farsi interrogare online.
Le aziende hanno compreso che occorrerà gran maturità nel dare fiducia ai propri dipendenti e permettere loro di poter lavorare in smart working anche più giorni a settimana. Il concetto di delega sarà prioritario, andando gradualmente a soppiantare quello di “controllo a tutti i costi”: il mondo è cambiato.