La regina Elisabetta è più "empowered" di te
L'ESTATE CORRE, MA PUOI USARLA PER NEUTRALIZZARE LE TUE REAZIONI NEGATIVE AGLI EVENTI, TRASFORMANDOLE IN EMOZIONI POSITIVE
I grandi problemi si affrontano a piccoli passi
Ok, i problemi saranno lì ad aspettarti, dopo le vacanze.
Ci vuole una strategia.
Prendiamo l’episodio biblico di Davide e Golia. Cosa andò storto a Golia? È un soldato della fanteria pesante: è pronto ad affrontare un altro guerriero come lui, in uno scontro ravvicinato, a viva forza. Perciò indossa, dicono gli studiosi della Bibbia, 45 chili di armatura, una spada e una lancia. E perciò perde, contro il piccolo e agile Davide.
È lo stesso errore che facciamo noi: “armarci” contro problemi che ci sembrano più grandi di quello che sono nella realtà, e, così facendo, appesantirci di strumenti o credenze che non ci aiutano – anzi, ci ostacolano. Non sappiamo bene come muoverci, e attacchiamo. Non sappiamo bene come reagire, e seguiamo l’istinto. Ma, anche se ci sono problemi difficili da risolvere, spesso siamo noi a interpretarli male.
Fai allora una lista dei “grattacapi” che ti aspettano a settembre e lascia che la tua mente li elabori in modo molto libero. Lascia camminare l’inconscio, non pretendere troppo da te stesso, ma sii consapevole: al ritorno potrai sederti alla scrivania ed elaborare un piano, perché ti sei preso del tempo per “guardare” i tuoi problemi dalla giusta prospettiva e senza scadenze che ti alitavano sul collo.
Il libro Non a caso Malcolm Gladwell intitola il libro Davide e Golia e non Davide contro Golia: devi preferire l’azione alla re-azione, non restare passivo, ma neanche vedere le difficoltà come dei nemici imbattibili. Ricorda: devi solo trovare l’equipaggiamento giusto.
Sperimenta qualcosa di nuovo
Nel libro La sovrana lettrice di Alan Bennett, l’essere umano al mondo più attaccato all’etichetta sperimenta qualcosa di assolutamente rivoluzionario, cambiando la sua vita e quella della sua corte. Chi lo dice che siamo troppo vecchi (o troppo giovani) per uscire dalla nostra, famosa zona di comfort – anche in vacanza?
Ansia, toglila dal tuo vocabolario (o almeno comincia…)
Siamo tutti, o quasi, dei concentrati umani di ansia: milioni di italiani ne soffrono. Come parola, la usiamo per esprimere tutti i possibili malumori: il disagio per la prova costume, l’insicurezza da prestazione, gli esami, una presentazione in pubblico, l’ansia da matrimonio o da singletudine… tutto e il contrario di tutto. Ma l’ansia resta un disturbo, che non si può debellare con una vacanza; puoi provare, però, a cambiare stato d’animo.
L’University of East London ha cominciato a raccogliere, in un glossario mai esistito prima, il Positive Lexicography Project, le parole e le espressioni che nelle varie lingue o culture esprimono il concetto di “felicità”, con la convinzione che comprendere quale idea se ne ha in altre parti del mondo aiuti a ridefinire anche la nostra visione dello stare bene. Da gennaio, il glossario si è arricchito di lemmi che non hanno un corrispondente in italiano, e si traducono con delle perifrasi: per esempio, in finlandese, “sisu” è la “forza psicologica che permette a una persona di affrontare prove difficili”; il tedesco “Heimat” indica “un attaccamento molto forte a un luogo a cui sentiamo di appartenere e che ci dà emozioni positive”; i norvegesi chiamano “utepils” la birra bevuta con gli amici, all’aperto, nel primo giorno caldo dell’anno”, mentre per gli arabi “tarab” è “l’eccitazione indotta dalla musica”. Quale il senso di questo progetto? Ricordarci che il benessere (leggi: felicità, serenità…) viene dai pensieri e dalle parole, che pensieri e parole, se ben direzionati, sono un antidoto contro la negatività, l’ansia, il panico e l’insicurezza. Prenditi il tempo, in queste vacanze, di cercare i pensieri e le parole che fanno al caso tuo.
Il libro: Giacobbe, ci tiene a precisarlo, non ha avuto la presunzione di scrivere un libro sul buddhismo, ma sulla “buddhità” che ognuno di noi ha dentro di sé, in potenza. “L’importante è che tu cominci a neutralizzare le reazioni negative agli eventi e a coltivare quelle positive”. Perché non cominciare in vacanza? Non ci sono illuminazioni divine: ci vogliono esercizio e costanza. Non serve tagliarsi i capelli a zero o vestire di arancione: ma bisogna far diventare la serenità un’abitudine, uno stato mentale (anche se non hai cinque settimane di ferie, puoi proseguire dopo…)
Altri consigli, letture, amenità... qui. Per non lamentarsi anche in vacanza.
(crediti illustrazione: behance.net from Pinterest)