Alla conquista dell'Australia: vendere al di là del mondo
IN AUSTRALIA, L’ITALIA TROVA SPAZIO: CON LA CAMERA DI COMMERCIO DI SYDNEY
Qualche tempo fa ho deciso di prendermi un periodo di “esplorazione” per vedere se il mio futuro nel Made in Italy dovesse essere per forza… in Italy!
Bye bye ai manager e commerciali con cui avevo condiviso tanto lavoro post laurea e ho preso quello che gli inglesi chiamano career break (sì, è così che si chiamano le interruzioni di carriera in inglese).
Ed eccomi nientepopodimeno che in Australia, meta ambita da tanti italiani, per lo studio sì, ma anche per il business.
Dopo qualche mese di scuola, lavoro e vita sul campo, credo di avere qualche indicazione strategica e operativa da condividere con i lettori-imprenditori di V+.
Scenario australe
A chi ha avuto la fortuna di girare tra le strade caotiche e affollate di Sydney non sarà di certo sfuggita l’enfatizzazione del Made in Italy.
Qui, come spesso accade nel mondo, i prodotti italiani sono un fiore all’occhiello per ristoranti, negozi e qualunque posto che voglia fare tendenza. All’interno dei maggiori supermercati (e non solo) un vasto assortimento di prodotti alimentari ti fa sentire a casa anche nella terra dei canguri!
E proprio mentre quando, passeggiando tra una passata di pomodoro e una mozzarella (quasi di bufala), mi interrogavo su come avvenisse la promozione e distribuzione di questi prodotti… eccomi catapultata al Level 2, 140 William Street, East Sydney, dove ha sede la Camera di Commercio Italo Australiana a Sydney e dove ho supportato per un breve periodo le attività di promozione di alcune aziende italiane on field.
Una presenza chiaramente non casuale
Fin da subito mi sono balzati all’occhio i premi, i riconoscimenti e le foto che fanno bella mostra di fronte al cartellone Expo 2015 – a cui l’Australia purtroppo non ha partecipato. Ma si sa: qui dentro siamo in Italia!
Rebecca Summers (Administration Manager) e Paola Leonetti (Trade & Membership Co-Ordinator) mi raccontano come la Camera di Commercio di Sydney sia presente dal lontano 1922, per aiutare le imprese italiane (e non solo) ad affermarsi nel mondo degli affari e a potenziare i rapporti tra Italia e Australia, creando un canale diretto tra le imprese e il mercato “down under”. Confermando l’impressione empirica, mi spiegano che effettivamente negli ultimi tempi l’interesse delle aziende italiane verso l’Australia è stato un crescendo. Basti pensare che, secondo i dati dell’ambasciata Australiana a Roma, dell’aprile del 2014, i crescenti investimenti italiani in Australia hanno contribuito non solo alla crescita economica dell’Australia ma anche all’incremento del know-how e delle nuove tecnologie. Molti investimenti recenti sono stati effettuati nel settori infrastrutturale, agroalimentare, manifatturiero e della difesa. Tanto che Intesa San Paolo, la maggiore banca italiana e socio della Camera, ha aperto nel 2013 un ufficio di rappresentanza a Sydney: proprio per ricercare nuove opportunità commerciali tra i clienti italiani in Australia.
L’Italia è il 12° Paese fornitore dell’Australia e il 3° tra i Paesi fornitori Europei (dopo Germania e Regno Unito).
L’Australia rappresenta il terzo mercato di esportazione italiano nell’area dell’Asia/Oceania (dopo Cina e Giappone) e nel periodo gennaio-settembre 2014 le importazioni australiane dall’Italia sono state pari a 4,4 miliardi AUD, +1,6% vs 2013.
Per dare un’idea dei settori con maggiori opportunità:
• i principali prodotti importati sono (dopo il petrolio, 16,6%), i macchinari (14,7%) e gli autoveicoli (13,3%);
• agroalimentare e bevande con i cibi conservati, che aumentano in valore raggiungendo i 95,4 mln. di dollari.
Grande business: ma un business solo per “grandi”?
Come ho poi potuto vedere durante la mia breve ma intensa full immersion, spesso sono proprio le piccole aziende a rivolgersi alla CCIE di Sydney, volendo valorizzare i loro prodotti di eccellenza in un mercato che appare giovane e al tempo stesso molto recettivo.
Oggi, anche grazie all’impegno del CEO Nicholas Carè, la Camera di Commercio conta 480 membri, suddivisi in tre principali categorie: Individual, Corporate e Overseas.
Personalmente, trovo che quello che più affascina sia il mix dei grandi nomi delle più note aziende italiane, accanto a quei piccoli imprenditori italo - australiani che, spesso partendo da un piccolo business, sono riusciti a inserirsi e a consolidare la propria esperienza commerciale in Australia. Ecco quindi come grandi realtà del settore del fashion (Armani, Salvatore Ferragamo, Ermenegildo Zegna e Carla Zampatti) e dell’interior design, incontrano aziende dalla gestione familiare nel settore food (Gulli, Casa Italia, Parisi, Festival City Wine, Quality Centre, Formaggi Ocello, Cantarella bros...
Questo importante network, infatti, ha consentito e consente a molte aziende italiane di creare un primo contatto con distributori australiani, evitando errori dal possibile effetto-boomerang.
Alla conquista dell’Australia? I supporti in concreto
La CCIE di Sydney offre divere attività a supporto delle aziende italiane, fornendo anche una prima assistenza gratuita per quelle che guardano per la prima volta il mercato australiano – ad esempio inviando, a chi ne faccia richiesta, dei piccoli dossier informativi su come importare dei prodotti, aprire un business o su come trovare lavoro in Australia.
In pratica, chi volesse esportare il Made in Italy qui può trovare un partner in grado di affiancarlo dalla parte preliminare alla promozione, con expertise e supporti sia sul fronte strettamente business che su quello del marketing, fino alle pr.
Così chi di voi decidesse di… fare un salto agli antipodi, da ora sa che, oltre a un grande mercato, c’è una parte di Italia che funziona già per lui.
Per informazioni: www.icciaus.com.au
Fonti:: agenzia ICE e DFAT - Department of Foreign Affairs and Trade (periodo gennaio-settembre 2014); ISTAT (gennaio-ottobre 2014)