Come il prezzemolo: i tic verbali
Chi parla molto, come i venditori, ma anche chi scrive (email, presentazioni, lettere…) corre il rischio di cadere in alcuni “tic verbali”. Tutti pronti a dire: “No, io no”, ma non fatevene una colpa. Sono consuetudini che, come le cattive abitudini, si fa presto ad acquisire.
Comunque. Messo come il prezzemolo dappertutto. Intercalare infestante. Invece va solo usato prima di un verbo al congiuntivo nel senso di “in qualunque modo” (“Comunque vada la vendita, sarò soddisfatto”) o nelle esclamazioni (“Comunque, io l’avevo previsto!). Un uso smodato, ma sbagliato, viene fatto anche delle espressioni “sostanzialmente”, “nella misura in cui”. Alleggerite: cestinatele.
Piuttosto che. “Posso telefonare al cliente piuttosto che scrivergli un’email”. Ahi. Perché questa espressione sia diventata disgiuntiva, per indicare alternative equivalenti, non si sa. Sappiamo solo che è fastidioso. Le possibilità sono due: o lo usiamo correttamente, nel significato di “anziché” (“Preferisco telefonare al cliente piuttosto che scrivergli”) oppure lo sostituiamo con “invece di” (se invece di una cosa ne preferiamo un’altra), “o” (se scegliere una cosa o l’altra non cambia), “e” (se vogliamo entrambe le cose).
Come dire. Quante ferite inferte alla buona lingua italiana quando non troviamo le parole, ci blocchiamo un momento e, come dire, sostiamo su un incerto “come dire…”. (“La nostra azienda si occupa, come dire, di…). È un’espressione che ci fa sembrare incerti e impreparati. Piuttosto (piuttosto!) diamoci un momento per riprendere il fiato e il filo del discorso. Ma niente “come dire”. Mi raccomando.
Fonte: http://www.webhouseit.com/lingua-italiana-consuetudini-in-agguato/