Come l'empatia combatte lo stress
La definizione di "empatia" che mi piace di più è quella data da Richard Boyatzis e Annie McKee nel libro Resonant Leadership: empatia è "compassione in azione". Capacità non solo di capire i bisogni, i desideri e il punto di vista degli altri, ma di agire di conseguenza e di comportarsi coerentemente con quanto abbiamo compreso.
Un passo successivo è trasformare l'empatia in uno strumento contro lo stress.
Sì, esatto: l'empatia, secondo uno studio dell'Università della Pennsylvania, può aiutare, soprattutto le figure con ruoli di leadership, ad affrontare lo stress e a prevenire i disturbi da burnout, quando, cioè, si arriva a "esplodere"...
- Nella ricerca, effettuata intervistando un gruppo di executive del settore health care, il 91% dei rispondenti ha dichiarato che sviluppare empatia porta a concentrarsi meno su se stessi e dunque a evitare maggiormente il rischio di rimanere bloccati nei labirinti della mente, che spesso conducono a pensieri negativi e ossessivi.
- Ma anche altre ricerche evidenziano effetti positivi: l'empatia ha un effetto calmante sul cervello: in particolare, stimola la risposta del sistema nervoso parasimpatico, che contrasta il sistema nervoso simpatico dove si genera lo stress. Ciò ci sostiene nelle situazioni complesse, anche sul lungo termine, perché le ripercussioni si hanno anche sull'attività cardiaca, respiratoria, sul sistema immunitario...
- Perché lo stress possa ridursi, bisogna evitare la trappola del "super lavoro" e, proprio grazie all'empatia, aprirsi agli altri, colleghi o collaboratori. Convincersi che siamo troppo impegnati e che l'unico modo per "uscirne vivi" sia quello di chiudere la porta in faccia a qualsiasi problema altrui dà inizio a un circolo vizioso molto pericoloso: troppo lavoro uguale troppo stress uguale isolamento uguale voglia di mollare uguale stress, e così via. Chiedere aiuto, dopo averlo dato (empaticamente) in un rapporto di reciproco aiuto è l'unica strada.
- L'empatia è lo strumento che ci "insegna" a non crearci troppe aspettative, né sugli né su noi stessi. L'empatia ci dice di trattare chiunque (compresi noi stessi) come esseri umani che sì, sbagliano, ma che per questo non falliscono in toto. In questo modo abbattiamo l'eccessiva critica, da cui deriva, nella maggioranza dei casi, l'eccessivo stress.
- Quando siamo troppo stressati, tendiamo a non interessarci degli altri, e quindi a de-personalizzarli. Ci chiudiamo in una bolla tutta nostra, perché non riusciamo a tollerare ulteriori pesi. Un antidoto sono proprio le relazioni sociali: nutrire i rapporti in ufficio (anche con semplici conversazioni o con incontri più frequenti) ci mette in uno stato di attività positiva - al di là delle incomprensioni e degli scontri che inevitabilmente si verificano. Dare spazio alla nostra natura sociale ci rafforza, ci rende più reattivi e creativi.
- L'empatia è utile nel prevenire le incomprensioni: chiedersi sempre "da dove viene il pensiero di questa persona che ho davanti" (o chiederglielo) riduce le discussioni - e quanto stress in meno!
- Ma empatia non significa perdonare tutto a chiunque: se ben esercitata, anzi, dà la capacità di pesare le persone per ciò che sono veramente. Pensate, quanto stress si può prevenire cambiando questo punto di vista!
- Gli autori del libro Resonant Leadership sottolineano come le più comuni attività di coaching, affiancamento e formazione in azienda siano, già di per sé, attività "empatiche": ci dedichiamo agli altri, alla loro crescita, spesso diventando per loro un riferimento. E questo, oltre a rafforzare l'autostima, abbassa notevolmente lo stress, perché condividiamo momenti e ci sentiamo importanti per qualcuno.
Fonte: Harvard Business Review
L'ACRONIMO CHE AIUTA
In un discorso, sottotitolato, al Tedx, Helen Riess, docente di Psichiatria alla Harvard Medical School, spiega "il potere dell'empatia" e come svilupparla grazie all'acronimo E.M.P.A.T.H.Y:
Eye gaze (il contatto con gli occhi);
Nelle tribù Zulu, la parola per dire "ciao" è Sal Bono, che significa "Io ti vedo".
Muscles of facial expression (muscoli delle espressioni facciali)
La faccia è una parte del corpo che non nascondiamo quasi mai.
Posture (postura)
La postura è un potente trasmettitore di sentimenti di connessione.
Affect (influenza)
Quando parliamo con qualcuno e lo etichettiamo subito come "triste", "arrabbiato", "felice", cambia il senso che diamo a quello che ci viene detto.
Tone of voice (tono della voce)
L'area del cervello preposta alla funzione "combatti o scappa" è la stessa doe "risiedono" il tono della voce e le espressioni facciali. Significa che, quando siamo emozionalmente attivi, la voce e le espressioni facciali mutano, senza che neanche ce ne accorgiamo.
Hearing (ascolto)
Significa "ascoltare" il contesto in cui un'altra persona vive.
Your response (la tua reazione)
Assorbiamo continuamente i sentimenti degli altri, e rispondiamo con i nostri. Le emozioni sono reciproche. Le nostre "esperienze" interiori rispecchiano quelle degli altri. Sempre.