I pixel che contano
SUI SITI E SUI SOCIAL USARE IMMAGINI "BELLE" VALE LA PENA (E IL COSTO)
In questo articolo vi raccontavo del caso di Rebecca Ariane Givens, una ragazza asiatica che compare in moltissimi scatti delle banche immagini più famose del web (tipo Istock).
Dicevamo che spesso questo tipo di grafica risulta:
- fredda;
- patinata;
- uguale a se stessa ovunque.
Non tutte le immagini stock, però, sono brutte o fanno un brutto effetto. Ma, come per ogni cosa, bisogna saperle usare. Ecco allora dieci consigli – derivati anche dalla personale esperienza che ogni giorno facciamo in redazione!
1. Ti prego, non “le solite” immagini. Un’immagine non deve essere solo un riempitivo: deve “dire” qualcosa. Altrimenti è meglio non inserirla. Le immagini “chiamano” l’occhio anche se l’utente non lo vuole e non ne è consapevole; ciò può essere un gran bene, come un male. Dipende da quanto impegno ci metti per pubblicare delle foto… come dio comanda! Sì dunque a soggetti originali, colori attraenti (hai presente il giallo V+?).
Corollario: non tutti i… busti sono giusti! Se scegli immagini che raffigurano persone, elimina le immagini a figura intera e le inquadrature da lontano. Gli scatti di visi o a mezzo busto creano più facilmente un contatto emotivo. In ogni caso, se stai cercando un volto, valuta se sia possibile scattare una foto al tuo staff. E ricorda che da utenti seguiamo lo sguardo di persone reali, all’interno delle immagini.
2. Prenditi del tempo per la ricerca. È chiaro che, per avere del buon materiale, non puoi cliccare di qua e di là a caso. Nella ricerca su banche immagini non fermarti alla prima pagina: non funziona come su Google, i risultati “migliori” non sono in cima, anzi spesso li trovi più avanti. E poi le immagini della prima pagina è molto probabile che siano già usate da qualcun altro.
3. Scegli delle immagini che diano un messaggio, chiaro e immediatamente comprensibile: chi sei? Cosa vuoi dire? Cosa non vuoi dire? Rispondi a tutte queste domande prima di pubblicare delle immagini. Cerca di essere coerente sempre nel tuo progetto o – se cambi stile – avverti chi ti guarda o ti legge.
4. Non pasticciare: no a colori forti per un prodotto di bellezza, per esempio, o a soggetti “hot” per un’impresa artigianale (quanti se ne vedono!). Niente ti vieta di osare; va bene cestinare il “solito” gruppo di business men in giacca e cravatta (il cosiddetto “stile corporate”), ma essere creativi non vuol dire far sanguinare gli occhi a chi guarderà le immagini che hai scelto. Con uno studio grafico creammo il sito per dei consulenti di aziende famigliari. Lasciammo perdere areogrammi e strette di mano e giocammo sul tema della “crescita” con piante e fiori… sì, per un’attività di consulenza aziendale! Ogni banca immagine mette a disposizione delle “categorie” (cibo, viaggi, persone…) e dei tag con cui esprimere anche concetti più teorici: è un valido aiuto, anche se, ripeto, nulla ti vieta di essere creativo, se è in linea con quello che vendi e che vuoi dire.
5. La risoluzione conta. Tantissimo. Risoluzione è sinonimo di qualità e di qualità percepita.
Quando un’agenzia pubblicitaria o una rivista richiedono immagini ad alta qualità (o con una certa risoluzione), non lo fanno per torturarti, ma per garantirti un buon risultato. E vale anche se hai una pagina aziendale su Facebook: un’immagine poco chiara (con basso dpi) si vede e urla “sciatteria”.
IN BREVE: LA RISOLUZIONE
La risoluzione è “la densità dei punti elementari che restituiscono l’immagine in rapporto a una dimensione lineare, ad esempio punti su centimetri o punti su pollici” (Wikipedia). Nella stampa sono punti di inchiostro, nella grafica informatica sono pixel.
I punti, ravvicinati tra loro, formano linee, forme e immagini. È chiaro che meno punti abbiamo, più sgranato sarà l’effetto finale.
In genere la risoluzione si misura in dpi (dot per inch, punti per pollice).
(Fonte: Wikipedia)
Un’immagine è mediamente di qualità quando ha una risoluzione di 200 dpi. È di alta qualità se i dpi sono 300 o più – anche se bisognerebbe sempre vedere a che dimensione (reale, es. formato A4) verrà poi riprodotta l’immagine.
6. A proposito di dimensioni: contano, soprattutto sui social. Prendi la tua pagina Facebook: l’immagine di copertina non dovrebbe misurare meno di 851x315 pixel (un pixel, “picture element”, è l’elemento puntiforme più piccolo che forma un’immagine su un dispositivo di visualizzazione o nella memoria di un pc); un’immagine condivisa come post è meglio che si aggiri attorno ai 1.200x900. Questo perché Facebook, poi, riporta tutto in scala, e con queste dimensioni mantieni la qualità. So cosa stai pensando: “Tutto ‘sto sbattimento? Io non so niente o quasi di pixel e roba del genere!”. Esistono ormai programmini online gratuiti (tipo Quotescover) con cui puoi “impaginare” frasi e immagini in un attimo e con le dimensioni giuste per ogni social. Altrimenti, passa al punto successivo…
7. Fatti consigliare da chi ne sa. La questione è sempre la stessa: “Vorrei pubblicare belle immagini da solo, pagando poco e con un bel risultato!”. Botte piena e moglie ubriaca. Nessuno ti vieta di farlo, sia ben chiaro: esistono ottimi corsi di Photoshop e altri programmi grafici per imparare a smanettare con le immagini quanto vuoi (anzi, avere una base fa sempre comodo). Se però pensi che non sia il tuo lavoro, lascialo a chi, appunto, ne ha fatto un lavoro. Uno studio grafico, un professionista cercherà per te le immagini e potrà darti delle idee creative e, soprattutto, di qualità, rispondendo alle esigenze che ti si presentano di volta in volta: un sito web vuole un tuo banner? Una rivista una tua pagina pubblicitaria? O semplicemente Facebook… anche su Facebook la differenza tra annunci fatti bene e fatti male è lampante ormai!
8. Prova con le illustrazioni. Dicevamo che oggi le banche immagini mettono a disposizione due grandi categorie: foto e illustrazioni. Una illustrazione è una rappresentazione visiva di un soggetto che può essere realizzata con tecniche ed effetti diversi: a fumetto, tipo disegno, pittura, fotomontaggio… perché non provare? Eliminiamo il pregiudizio secondo cui le illustrazioni sono perfette solo per gli albi illustrati dei bambini piccoli: gli illustratori hanno raggiunto livelli molto alti e renderanno le tue grafiche tutt’altro che banali. Su V+ le usiamo anche in copertina!
9. Le immagini sono un costo? Sì, ma un costo che vale la pena sostenere. Ci sono aziende che si sobbarcano interi servizi fotografici, con fotografi professionisti e modelli professionisti. Lo fanno per una ragione: la qualità si vede! Questo non significa che devi sempre creare foto o illustrazioni ad hoc – le banche immagini esistono per questo. Ma prima di dire che le immagini costano, calcola quanto ti costano davvero: con il sistema dei micro-pagamenti abbiamo visto che si possono avere buone immagini a prezzi contenuti. Un servizio fotografico ti garantisce una grafica che sarà tua e di nessun altro, ma anche una buona ricerca sulle banche immagini ti darà grandi soddisfazioni se le sfrutterai con i dovuti crismi.
10. Ultimo ma non importante: attento alle ricerche casuali su Google (o motori di ricerca analoghi). Il grande “G”, nella sezione Immagini, offre quante? Migliaia di immagini? Ma l’abuso di copyright è dietro l’angolo. Non per niente ogni volta che fate una ricerca e cliccate su un’immagine, compare in fondo la scritta “Può essere soggetta a copyright”. Tu magari sei anche bravo o brava, e ogni volta che prendi un’immagine da Google e la posti su Facebook dici di chi è o dove l’hai trovata. Va benissimo, ma per una campagna promozionale o una pagina pubblicitaria è tutta un’altra storia. Quindi: all’occhio. Anzi, se vuoi un consiglio “da amici”: evita le ricerche su Google. Punto.
P.S. Quando parli di business, va bene non mostrare i “soliti” in giacca e cravatta; evita, però, anche i gruppi al computer troppo “belli e di successo” o i giovani “hipster” e alla moda. Le mode, appunto, vanno di moda ma rischi l’effetto patinato. E poi basta con le strette di mano!
Come si compra un’immagine di archivio?
Oggi le banche immagini funzionano secondo il modello “microstock”, anche detto “modello dei micro-pagamenti”: il costo è in genere molto basso (si parte anche da 20 centesimi di dollaro) e questo fa sì che la gamma sia molto ampia, includendo immagini di fotografi sia professionisti che amatori. Il costo varia a seconda della dimensione delle immagini (da small a XXL, per esempio) e si esprime in crediti. Gli utenti possono sottoscrivere degli abbonamenti.